Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 18 Martedì calendario

“IL BOIEING E’ STATO DIROTTATO DAI PILOTI”


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO — Un mistero chiuso dentro una cabina. È questa la certezza degli investigatori dei 27 Paesi che indagano sulla scomparsa del Boeing 777 in volo tra Kuala Lumpur e Pechino. A dieci giorni dall’ultimo contatto, il sospetto si è trasformato in certezza: il volo MH370 della Malaysian Airlines, con 239 persone a bordo, è stato dirottato dal pilota Zaharie Ahmad Shah, o dal copilota Fariq Abdul Hamid di 27 anni, oppure da entrambi. Servizi segreti e polizia non sanno dove si trovi ora il velivolo, né la causa del dirottamento: suicidio, attacco terroristico, o sequestro su commissione. È caduto però ogni dubbio sul fatto che i protagonisti di questo giallo siano le due persone che la notte dell’8 marzo si trovano ai comandi dell’apparecchio. La prima prova consiste nell’accertamento strumentale che l’ultima frase registrata, «tutto bene, buona notte», è stata pronunciata dal primo ufficiale. Dunque i piloti si trovavano al loro posto.
La seconda è che tale rassicurazione, pronunciata esattamente nella zona grigia del confine tra gli spazi aerei di Malesia e Vietnam, è stata un inganno. Il copilota ha voluto tranquillizzare il personale di terra 12 minuti dopo che il sistema di trasmissione-dati era stato spento manualmente, accertandosi che non fosse scattato l’allarme. E due minuti dopo qualcuno ha staccato anche il transponder che segnala la posizione di un aereo, assicurandosi il tempo necessario per scomparire. Quindici minuti fatali, nel corso dei quali uno o entrambi i comandanti hanno compiuto puntualmente e magistralmente tutte le operazioni per consegnare il Boeing al nulla, dopo aver imbrogliato chi si trovava ai radar. Al centro delle indagini sono così le vite dei due piloti: abitazioni, relazioni, cartelle cliniche, militanza politica e fede.
Il simulatore di volo del pilota e i tabulati telefonici dei due sono stati sequestrati e l’attenzione è concentrata sulla causa del dirottamento, sul perché l’aereo ha proseguito, pur in assetto invisibile, quasi sette ore dopo l’ultimo contatto. L’intelligence Usa non esclude la pista jihadista, né che il Boeing possa essere stato venduto a terroristi afghani nascosti nelle basi del Pakistan. Israele teme un attacco dall’Iran e ha alzato i controlli sui voli in avvicinamento. La task force impiegata nelle ricerche tra Australia e Asia centrale ufficialmente non nega la speranza di «ritrovare intatto il velivolo», ma in realtà è convinta che si trovi sul fondo dell’oceano. I cellulari di passeggeri ed equipaggio non sono captati dai satelliti, capaci di intercettarli sulla superficie terrestre anche se spenti, e nessuno crede che, in caso di sequestro per terrorismo, oltre 230 persone siano state uccise. Da chiarire l’ultimo mistero: perché un suicida non ha lasciato un messaggio, un terrorista o una rivendicazione o un sequestratore chiesto un riscatto.