Marco Belpoliti, La Stampa 17/3/2014, 17 marzo 2014
CASSETTE, C’ERA UNA VOLTA
Oggetti scomparsi. Chi ha meno di quarant’anni non sa come riavvolgere con una matita, o una penna, il nastro magnetico malamente srotolato di una cassetta audio; chi ne ha meno di trenta, forse non l’ha mai neppure usata. Oggi riprodotta dagli iPod e dai cellulari, la musica per oltre quarant’anni è stata invece legata a questo oggetto di plastica semitrasparente.
Il padre è Lou Ottens, un ingegnere olandese. La Philips nel 1963 integrò le tecnologie precedenti producendo un nastro stereo contenuto in una cassetta: due ingranaggi che tiravano, o rilasciavano, il nastro magnetico contenuto e disposto ad anello. Il precedente immediato era della tedesca Aeg, che aveva comprato un brevetto di Fritz Pfleumer, per realizzare un nastro di cellulosa usando particelle di ossido di ferro magnetizzabile, e prima ancora i registratori a nastro di acciaio della Marconi Wireless Telegraph Company degli Anni Trenta. La forma rettangolare e lo spessore limitato a pochi centimetri furono la soluzione approntata dalla Philips: dimensione e oggetto sigillato.
Cominciò così l’epoca dei media interattivi, permettendo a tutti di effettuare registrazioni casalinghe. La musica si moltiplicò, e con lei le voci che passavano di registratore in registratore. L’era del mangianastri decretò la fine delle radio a transistor che si portavano addosso grazie alle batterie ricaricabili. Si scambiarono le cassette e nacquero le prime compilation. Il Compact Audio, prodotto dalla Varoius dal 1964 sino a oggi, incarnava i valori di libertà e versatilità degli Anni Sessanta e Settanta. La rivoluzione giovanile è legata a questo strumento ora tramontato. Tutti registravano cassette: gruppi punk al loro esordio, rapper e la musica da strada in genere. Il mangianastri fece uscire la musica dai riproduttori tradizionali e la disseminò. Nacque l’estetica Cip & Low. Anche gli artisti se ne avvantaggiarono, in particolare la generazione nata dopo il 1945, come racconta Giuseppe Furghieri in Musicassetta (in Annisettanta, Skira): Brian Eno, Mike Kelly, Dam Graham. Le cassette di fatto hanno cambiato il mondo. Si pensi alla rivoluzione iraniana del 1979: dilagò grazie ai discorsi registrati di Khomeini, e degli altri capi religiosi, passati di mano in mano e ascoltati da migliaia di persone. Le parole d’ordine dell’Islam si diffusero, sebbene la radio e la televisione fossero nelle mani dello Scià. Con le musicassette, come ha scritto un autore, i dati diventarono inseparabili dalle persone.
Oggetti scomparsi. Chi ha meno di quarant’anni non sa come riavvolgere con una matita, o una penna, il nastro magnetico malamente srotolato di una cassetta audio; chi ne ha meno di trenta, forse non l’ha mai neppure usata. Oggi riprodotta dagli iPod e dai cellulari, la musica per oltre quarant’anni è stata invece legata a questo oggetto di plastica semitrasparente.
Il padre è Lou Ottens, un ingegnere olandese. La Philips nel 1963 integrò le tecnologie precedenti producendo un nastro stereo contenuto in una cassetta: due ingranaggi che tiravano, o rilasciavano, il nastro magnetico contenuto e disposto ad anello. Il precedente immediato era della tedesca Aeg, che aveva comprato un brevetto di Fritz Pfleumer, per realizzare un nastro di cellulosa usando particelle di ossido di ferro magnetizzabile, e prima ancora i registratori a nastro di acciaio della Marconi Wireless Telegraph Company degli Anni Trenta. La forma rettangolare e lo spessore limitato a pochi centimetri furono la soluzione approntata dalla Philips: dimensione e oggetto sigillato.
Cominciò così l’epoca dei media interattivi, permettendo a tutti di effettuare registrazioni casalinghe. La musica si moltiplicò, e con lei le voci che passavano di registratore in registratore. L’era del mangianastri decretò la fine delle radio a transistor che si portavano addosso grazie alle batterie ricaricabili. Si scambiarono le cassette e nacquero le prime compilation. Il Compact Audio, prodotto dalla Varoius dal 1964 sino a oggi, incarnava i valori di libertà e versatilità degli Anni Sessanta e Settanta. La rivoluzione giovanile è legata a questo strumento ora tramontato. Tutti registravano cassette: gruppi punk al loro esordio, rapper e la musica da strada in genere. Il mangianastri fece uscire la musica dai riproduttori tradizionali e la disseminò. Nacque l’estetica Cip & Low. Anche gli artisti se ne avvantaggiarono, in particolare la generazione nata dopo il 1945, come racconta Giuseppe Furghieri in Musicassetta (in Annisettanta, Skira): Brian Eno, Mike Kelly, Dam Graham. Le cassette di fatto hanno cambiato il mondo. Si pensi alla rivoluzione iraniana del 1979: dilagò grazie ai discorsi registrati di Khomeini, e degli altri capi religiosi, passati di mano in mano e ascoltati da migliaia di persone. Le parole d’ordine dell’Islam si diffusero, sebbene la radio e la televisione fossero nelle mani dello Scià. Con le musicassette, come ha scritto un autore, i dati diventarono inseparabili dalle persone.