Michele Pizzillo, apuliamagazine.it 20/12/2013, 20 dicembre 2013
A tu per tu con Angelo Maria Perrino, il padre di Affari Italiani - Un giornalista formatosi alla scuola di Lamberto Sechi, mitico direttore del settimanale “Panorama” che lo assunse nel 1977, e dove rimase sino al 1985, poteva continuare a scrivere su giornali praticamente controllati da banche, grandi gruppi industriali e spesso, come raccontano le cronache, anche solo affaristi? Sicuramente no
A tu per tu con Angelo Maria Perrino, il padre di Affari Italiani - Un giornalista formatosi alla scuola di Lamberto Sechi, mitico direttore del settimanale “Panorama” che lo assunse nel 1977, e dove rimase sino al 1985, poteva continuare a scrivere su giornali praticamente controllati da banche, grandi gruppi industriali e spesso, come raccontano le cronache, anche solo affaristi? Sicuramente no. Ma quanti giornalisti hanno avuto il coraggio di pronunciare il fatidico no? Angelo Maria Perrino nato a Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, nel 1954, ha avuto la forza di rispondere solo alla sua coscienza di professionista serio e, quindi, ha detto no. Facendo di più, dopo vent’anni dall’inizio dell’attività giornalistica a “Panorama” e il passaggio a testate come Il Giorno, Italia Oggi, Milano Finanza, Campus: fonda, nel 1996, il primo e tuttora il più importante quotidiano on line nazionale ed europeo, “Affari Italiani” per non essere condizionato nello scegliere le notizie da pubblicare. Proprio la libertà nel selezionare le notizie ha permesso al giornale di Perrino di essere al quarto posto nei contatti quotidiani, dopo Repubblica, Corriere della Sera e Tgcom e prima di Stampa, Il Sole 24 Ore e Ansa. “E’ una lotta impari, una sorta di Davide contro Golia, perché ce la dobbiamo vedere con i grandi gruppi editoriali che possono contare su risorse finanziarie assicurate da banche e gruppi industriali”, dice Perrino che intervistiamo mentre sta, a sua volta, intervistando il finanziere sudafricano Johannes Jooste, chief investment office di Merrill Lynch Welth Managment Emea, a Milano per parlare degli scenari economici dell’Europa nel prossimo anno e che a Perrino dice di fare attenzione alla Francia che potrebbe anche essere messa peggio dell’Italia. Non è solo questa la grande battaglia sull’informazione “perché l’Italia non gradisce il giornalismo indipendente”, chiosa il “padre” (ma con la sua folta e bella chioma bianca potrebbe essere indicato come nonno) del giornalismo on line italiano ed europeo. E, così, la battaglia diventa ancora più difficile, visto che “non sei adeguatamente sostenuto da chi dovrebbe essere contento di poter accedere alle informazioni assicurate da un gruppo di giornalisti veramente indipendenti, cioè, il lettore”. Competere con i “Golia” nostrani non è una passeggiata. "Direi proprio di sì – annuisce Perrino -. Ma riusciremo ad andare avanti. Tant’è che il 12 marzo prossimo possiamo dire che diventeremo maggiorenni, visto che celebreremo i 18 anni di presenza sul web. Ma di strada ne abbiamo fatto veramente tanta”. “Affari Italiani”, secondo i dati di Google Analystics, infatti, a maggio 2013 vantava 7.800. 000 visitatori unici al mese, 105.000.000 di pagine viste e 18.400.000 visite mensili. Nel frattempo l’idea di Perrino realizzata quando internet in Italia era ancora una realtà da visionari, può anche annoverare un riconoscimento prestigioso, il Premio Biagio Agnes assegnato questa estate al direttore Perrino per la sezione “Nuove frontiere del giornalismo”. Proprio azzeccato perché “Affari Italiani” è la massima espressione del nuovo giornalismo. Quello che fa a meno della panna montata di cui sono pieni i giornali, spesso montata ad arte solo per riempire pagine di polemiche artefatte, finte contrapposizioni, giochi di potere e qualche marchetta, come vengono definite in gergo giornalistico alcune notizie date per accontentare qualcuno. “Con Affari Italiani guardiamo alla sostanza – dice Perrino -; dando semplicemente le notizie, precise e verificabili e in tempo reale. “Il prezzo che paghiamo per la nostra libertà è quello che giorno dopo giorno è sempre più dura - aggiunge. – Lottiamo tutte le mattine per la sopravvivenza, in questa crisi senza fine che non risparmia niente e nessuno”. Come fa Affari Italiani a vivere? Guardando con molta attenzione al territorio – spiega il fondatore di Affari Italiani -. Cioè, sviluppando le nostre iniziative a livello regionale, creando sedi in tutte le regioni italiane”. La Puglia, però, ha deluso Perrino che si aspettava una maggiore attenzione per la sua idea da parte delle comunità locali. E, dice: “gli imprenditori pugliesi si sono rivelati impreparati a recepire le nostre innovazioni, in pratica le nuove frontiere del giornalismo”, chiosa Perrino, un po’ scoraggiato dalle risposte negative che sono arrivate dalla sua terra d’origine. Poi c’è la multimedialità “che ci fa acquisire sempre nuova attenzione”. Da settembre sono andate in onda le prime trasmissioni di radio-web-tv della testata on line. Nel frattempo Perrino, che all’attività giornalistica ha affiancato anche quella di scrittore, pubblica pure libri con il marchio “Affari Italiani”. "Attività che intendiamo potenziare, sia come cartaceo che come e-book" - aggiunge. Insomma, il “Davide”, solo per risorse finanziarie limitate non per professionalità e inventiva, del giornalismo italiano non demorde; anzi, rilancia con radio, tv ed editoria. E i visitatori del sito aumentano.