Rocco Cotroneo, Sette 7/3/2014, 7 marzo 2014
LA BISTECCA È IMPAZZITA
[ARGENTINA]
Gli argentini, si sa, mangiano quantità industriali di carne. E le abitudini non sono cambiate nemmeno dopo l’impennata dei prezzi degli ultimi anni: secondo una stima, dal 2008 a oggi il rincaro medio è stato del 600%. L’argentino medio divora circa 62 chili all’anno di carne bovina. Polli e maiali, un tempo trascurati con sdegno, crescono ancora più rapidamente sulle tavole locali: il consumo è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni. Caso più che unico al mondo, questi numeri sono parte di un intenso dibattito politico. Perché la carne è uno dei settori dove l’intervento del governo nell’era Kirchner (nella foto, la “presidenta”) è stato più forte. Nel 2008, si decise di scoraggiare le esportazioni, aumentando le imposte, al fine di calmierare i prezzi del prodotto destinato al mercato interno. Tradizionalmente gli argentini mangiavano l’80% della carne prodotta nelle pampas e vendevano il resto all’estero; oggi si esporta appena il 7% del totale. Secondo i produttori, più il governo mette il naso nel settore, peggio vanno le cose, e l’aumento dei prezzi lo dimostra. Molti allevatori sono stati costretti a gettare la spugna, e l’Argentina ha perso – forse per sempre – fette importanti nel mercato mondiale. Nel frattempo grandi distese di pascoli sono state convertite alla coltivazione della soia, che offre margini di guadagno assai superiori. Ora il governo ci riprova. Jorge Capitanich, capo di gabinetto della presidente Cristina Kirchner, ha convocato i rappresentanti di tutta la catena produttiva della carne per tentare ancora una volta di controllare i prezzi.