Federico Rampini, La Repubblica 7/3/2014, 7 marzo 2014
LA PRIMA VITTIMA DEL CRAC BITCOIN TROVATA MORTA LA BANCHIERA “VIRTUALE”
NEW YORK — Il disastro Bitcoin diventa tragedia, e si tinge di giallo. A pochi giorni dalla bancarotta di quella Borsa di Tokyo dove si scambiava la moneta digitale, una 28enne americana che gestiva un’altra “piattaforma” Bitcoin è stata trovata morta a Singapore. Forse suicida, secondo la polizia locale. Sulla sponda opposta del Pacifico, intanto, è stato scoperto in California il vero fondatore di Bitcoin, rimasto fino a ieri ignoto: un ingegnere legato al Pentagono, discendente di samurai giapponesi.
Il decesso di Autumn Radtke, la giovane chief executive della First Meta Pte, risale in realtà al 26 febbraio. Ma la polizia di Singapore ne ha dato notizia solo ieri, definendo «non naturali» le cause della morte. L’ipotesi degli inquirenti è che la Radtke si sia tolta la vita lanciandosi dalla finestra del suo appartamento. La Borsa di Tokyo fallita la scorsa settimana era la Mt. Gox, coinvolta nella misteriosa scomparsa di 850.000 Bitcoin (valore attuale: 550 milioni di dollari), attribuita a un furto di hacker. La startup di cui la Radtke era chief executive, non era collegata a Mt. Gox e tuttavia si occupava di transazioni in Bitcoin e secondo alcune voci era a sua volta in difficoltà. La First Meta era nata come un luogo di scambio per diversi tipi di monete digitali, da usare poi in altre realtà virtuali come Second Life e i videogame online. Dopo l’annuncio della morte della sua chief executive la First Meta ha pubblicato una dichiarazione: «Non vogliamo prendere le distanze da Bitcoin, ma precisiamo che la nostra società non si occupa solo di trading in quella moneta». Andando a ritroso nella pagina Facebook della Radtke, però, sono state trovate le prove che lei aveva investito personalmente in Bitcoin e potrebbe aver subito perdite pesanti dopo le ultime peripezie della moneta digitale. Alcuni suoi amici, invece, hanno evocato problemi personali e professionali di tipo diverso, come possibile spiegazione della tragedia. È comunque una lunga catena di titoli da cronaca nera, quella che riguarda Bitcoin: prima ancora del crac di Mt. Gox c’era stata l’operazione dell’Fbi contro Silk Road, un sito online per il traffico di droga dove si accettavano Bitcoin come strumenti di pagamento.
Ieri almeno un mistero è stato risolto: l’identità dell’ideatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto. Si credeva fosse uno pseudonimo, magari usato per nascondere un collettivo di hacker, era invece il vero nome del creatore. A scovare Nakamoto è stato il magazine Newsweek.
Ex fisico americano di origine giapponese, Nakamoto ha 64 anni e un passato di collaborazione con progetti di ricerca militare. È laureato al Politecnico della California e ha sei figli. La sua vita ritirata — sempre secondo Newsweek — lo ha spinto a chiamare la polizia quando ha sentito bussare alla porta il giornalista del magazine. La sua “invenzione” di Bitcoin è maturata nel 2008, con una formula complessa: per “stampare” (in senso virtuale) questa moneta non c’è bisogno di una banca centrale, può riuscirci chi sia in grado di risolvere complessi problemi matematici. I primi scambi di Bitcoin sono partiti nel 2009, l’anno scorso si è verificato un “innamoramento” di massa nella Silicon valley e altre comunità hi-tech, con la comparsa di esercizi commerciali che accettavano i pagamenti in Bitcoin.