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 2014  febbraio 22 Sabato calendario

NATURAL WOMAN LA CROCIATA DI CAMERON DIAZ


La Venere allo specchio di Velasquez e la Maja desnuda di Francisco Goya, sono tra i più noti e scandalosi nudi di donna. La prima, lo sappiamo, ci dà le spalle. Mostra il volto riflesso in uno specchio e una bellissima schiena con un sedere tornito. L’altra è sdraiata e frontale. Le braccia incrociate dietro la testa, un seno abbondante ma soprattutto, per la prima volta nella storia dell’arte occidentale, il pelo del pube che sbuca fra le cosce. Anche il David di Michelangelo ha riccioli, ma è un uomo, ed è di marmo. La Maja di Goya è una donna, erotica, carnale. Non un’eroina, o una dea: una donna. E le donne non sono glabre. Non sempre, almeno. Noi, per esempio, lo siamo state. Quando vedranno le nostre foto, quelle dei nostri anni, cosa penseranno? Un’epidemia? Cosa ha cancellato per 30 anni quel triangolo scuro? Dov’è finito il bush, quello che Courbet considera l’origine del mondo e Jacques Lacan mostrava divertito ai suoi ospiti? Chi cercherà notizie di noi, dovrà vedere pornografia, più che arte. L’arte non ritrae più, allude, concettualizza, geometrizza, astrae... E il privato è sempre privato. A meno che non si salvi, in qualche anfratto virtuale, la nostra corrispondenza zozzona, quel vorticoso scambiarsi selfies tra amanti. Ma anche lì: quanto bush? Poco. Perché il modello è appunto la pornografia. Bambole Barbie. Per raggiungere quella perfezione, per trasformarci in lucidissime mele, ci è toccato sottostare all’ordalia che sappiamo. Altro che epidemia, altro che genetica: dolore, umiliazione. Eppure le donne lo hanno fatto, per 30 anni. Anzi, anno dopo anno hanno ristretto il disegno, fino al totale, perfettissimo, immacolato brasilian bikini wax. Per chi? Per se stesse, il liscio sfina. Per il/la partner: senza ostacoli si lavora meglio. Per il maschio: ti voglio come Sasha Grey, l’immagine del mio desiderio. Ma adesso basta. Chi lo dice? Cameron Diaz, nel suo ultimo libro, The body book.
L’elogio del pelo contenuto al capitolo tre (“ the lovely curtain of pubic hair that surrounds that glorious, delicate flower of yours...”) ha scatenato i giornali e liberato la selvaggitudine. Mentre a New York la catena di abbigliamento American Apparel ha messo in vetrina manichini dotati di abbondante pelo pubico sotto la lingerie. Lady Gaga si è fatta fotografare con tutti suoi riccioletti al vento e Gaby Hoffmann, che interpreta la sorella di Adam in Girls, ha chiesto di essere naturalmente pelosa nel nudo frontale del suo ultimo film, Crystal Fairy. «Sono un essere umano — ha detto — e gli esseri umani hanno i peli». Le femministe non hanno mai smesso di dirlo. Non ci siamo fidate. Ma adesso è diverso. Adesso, dopo aver visto le farfalline, i disegni a cuore, le decolorazioni e ricolorazioni, gli strass... abbiamo finalmente capito che avevano ragione. Ce lo riprendiamo quel segreto, richiudiamo la scatola di Pandora. La tendina, come faceva Lacan con i suoi ospiti quando si era stancato di guardarli guardare l’origine del mondo. Tanto ormai anche gli uomini l’avranno capito: sta là sotto, basta cercare.