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 2014  febbraio 22 Sabato calendario

REPORT VOLEVA PAGARE 15MILA EURO PER UN FALSO SCOOP CHE MI INFANGA


Per «uccidere». Inviato per «uccidere». Un omicidio politico, certo, ma pur sempre il modo più spiccio, quello della diffamazione, per far fuori un avversario politico. L’uomo nel mirino? Il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Prezzo dell’esecuzione mediatica: quindicimila euro. Somma che, pensate un po’,avremmo pagato noi tutti abbonati alla Rai. Soldi pubblici che Report l’«insospettabile » trasmissione di servizio di Raitre avrebbe versato ad un confidente eventualmente disponibile a «consegnare» Tosi al giornalista incaricato del servizio, Sigfrido Ranucci. In altre parole, un premio di riconoscenza a colui che avrebbe attivamente e concretamente collaborato a mettere la testa di Tosi sotto la lama affilata della ghigliottina. E invece? Invece la ghigliottina, per il momento, può attendere, visto che il corteggiato collaborazionista non ha incastrato Tosi ma, al contrario, ha incastrato Report e il suo giornalista. E così,l’uomo nel mirino,Flavio Tosi, ieri ha presentato in Procura a Verona una denuncia per diffamazione nei confronti del giornalista Sigfrido Ranucci, coautore della trasmissione della terza rete. A spiegare i fatti e gli antefatti è stato lo stesso sindaco di Verona in una conferenza stampa convocata nel pomeriggio a Palazzo Barbieri. «Ranucci - ha denunciato Tosi - da giorni si trovava in città ufficialmente per realizzare una puntata su Verona e la sua amministrazione, in realtà per costruire una puntata di Report con il chiaro intento diffamatorio, per distruggere, con notizie false, politicamente e personalmente un avversario politico, attraverso una trasmissione della televisione di Stato». La denuncia, accompagnata da video, registrazioni audio e trascrizioni che attestano la veridicità dei fatti, e che sono state consegnate anche ai giornalisti, è ora nelle mani del Procuratore capo di Verona, Mario Giulio Schinaia. Tosi è stato accompagnato in Procura da Sergio Borsato, ex militante leghista, residente nel Vicentino, «al quale Ranucci si è rivolto- ci ha dichiarato Tosi- presumendo che avesse documenti contro di me e che fosse mio nemico». Cosa che si evince dai file audio e video di due incontri tra Ranucci e Borsato avvenuti a Padova e a Roma. Dipanando l’intricata matassa di quello che sarebbe dovuto diventare uno scoop, Tosi ha precisato che «Ranucci era alla ricerca di un video da comprare nel quale ci sarebbe la prova dei miei contatti con la ’ndrangheta. Il giornalista ha millantato di avere rapporti con tre Procure, Venezia, Verona e Padova, di avere fonti investigative di altissimo livello; ha parlato in modo esplicito del comandante del Ros del Veneto, dei servizi segreti. Ha fatto affermazioni gravissime, dichiarando che la ’ndrangheta mi avrebbe regalato Rolex d’oro, organizzato festini hard, raccolto fondi per la campagna elettorale. Era alla caccia di un fantomatico filmino inesistente, pensando che Borsato ne avesse una copia, con il quale la ’ndrangheta mi ricatterebbe». Tosi ha anche aggiunto che,nell’incontro con l’ex militante leghista «Ranucci, sostenendo di avere un rapporto paritario con la Gabanelli, e che Report è una “repubblica a parte”pur non potendo usare fondi Rai, lui avrebbe potuto acquistare il presunto filmino ricorrendo a fondi “paralleli” riconducibili comunque alla Rai». Per questo abbiamo consegnato tutto alla Procura. Non so se quella di Verona risulterà competente, ma intanto l’indagine farà il suo corso e i magistrati valuteranno se ci sono gli estremi anche per altri reati. «Fatto sta che qui c’è qualcuno che, con la scusa di fare giornalismo investigativo, sta cercando di costruire una trasmissione per distruggere politicamente una persona che ritiene un avversario »,ha concluso,con amarezza, il sindaco Tosi. In serata la precisazione di Milena Gabanelli: «Non è la prima volta che ci arriva una querela preventiva. Mi preme chiarire che in 17 anni di vita di Report non abbiamo mai speso un solo euro per pagare un informatore. Ci è stato proposto un video nel quale si parla di appalti pubblici, e che in passato sarebbe stato oggetto di ricatto. Per questo video ci sono stati chiesti soldi. Si è fatto intendere, come normalmente avviene in questi casi, una eventuale disponibilità, al solo fine di poter vedere i contenuti di questa registrazione. Sta di fatto che il video non lo abbiamo visto e nulla abbiamo mai comprato ».