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 2014  febbraio 21 Venerdì calendario

E BRUXELLES VARA SANZIONI MIRATE


L’Unione europea ha annunciato ieri «sanzioni mirate» contro i responsabili delle violenze che stanno divampando in Ucraina, un Paese sull’orlo della guerra civile. La decisione - che nei fatti è il risultato di un sofferto compromesso tra le diverse sensibilità nazionali e richiederà per la sua effettiva messa in pratica un nuovo lavoro negoziale - diventa uno strumento di pressione per indurre le parti in causa nella crisi ucraina, governo e opposizione, a riprendere il dialogo.
In una conferenza stampa qui a Bruxelles alla fine di una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dei Ventotto, l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza Catherine Ashton ha definito «inaccettabili» le violenze che stanno colpendo il Paese. Ha spiegato che il Consiglio ha deciso «l’adozione urgente di sanzioni mirate» che prevedono la sospensione delle licenze di strumenti di «repressione interna», il divieto del rilascio di visti, e il congelamento di attività finanziarie.
Oggetto delle sanzioni saranno i «responsabili di violazione dei diritti umani, violenza e uso eccessivo della forza». La signora Ashton ha annunciato che gruppi di lavoro tecnici inizieranno subito il lavoro per stilare la lista precisa di coloro che saranno colpiti dalle sanzioni. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) i ministri hanno deciso l’applicazione di sanzioni - spiegava ieri sera un diplomatico europeo -. Ora devono decidere contro chi esattamente applicarle».
Il processo è nel contempo tecnico e politico; richiede il sostegno all’unanimità dei Paesi. Non sarà un negoziato semplice, e non solo perché stilare la lista non è tecnicamente facile. Tra i Paesi membri, c’è chi vuole colpire sia il governo che l’opposizione; e chi invece vuole colpire solo l’establishment politico. Nel comunicato pubblicato ieri si legge che «la primaria responsabilità per l’attuale situazione (…) ricade direttamente sul presidente Viktor Yanukovich e sulle autorità ucraine».
Nel contempo, tuttavia, i ministri degli Esteri dell’Unione europea non hanno specificato chi sono i responsabili delle violenze che saranno oggetto delle sanzioni mirate. Per ora, la dichiarazione pubblicata ieri lascia quindi aperte tutte le possibilità, governo e opposizione. «Chi sarà colpito dalle sanzioni è ancora da decidere», confermava ieri sera un esponente comunitario. Nei fatti, in questo modo, l’Unione europea assume per ora una posizione equidistante.
Alcuni diplomatici notavano ieri che confermare questa scelta non sarebbe solo giudizioso in un contesto di guerra civile. Permetterebbe anche di smussare le tensioni con la Russia. Mosca è critica delle prese di posizione europee contro il governo ucraino, ritenendole ingerenza negli affari interni di un Paese che la Russia considera un tassello della sua zona d’influenza e un capitolo della sua storia. I ministri hanno precisato che «il livello di adozione delle sanzioni sarà deciso alla luce degli sviluppi in Ucraina».
In linguaggio diplomatico, l’Unione ha scelto quindi di aprire «una pista sanzionatoria» nei confronti dell’Ucraina, in attesa di decidere chi colpire e come colpire. L’esito dell’incontro di ieri è il risultato di un compromesso tra diverse sensibilità nazionali, ma c’è anche l’obiettivo di mettere sotto pressione Kiev, proprio nel giorno in cui tre ministri degli Esteri - il francese Laurent Fabius, il tedesco Frank-Walter Steinmeier e il polacco Radoslaw Sikorski - si sono recati nella capitale ucraina.
Forse un primo risultato delle minacce europee è stato l’annuncio del presidente Yanukovich di nuove elezioni a breve. Non è un caso se ieri la signora Ashton ha ribadito che l’accordo di associazione proposto dall’Unione e respinto a suo tempo dal governo ucraino è sempre sul tavolo. In autunno Yanukovich aveva deciso di non firmare l’intesa su pressione di Mosca, che vede nel trattato internazionale un inopportuno allargamento dell’Unione verso le frontiere occidentali della Russia.