Marco Mobili; Marco Rogari, Il Sole 24 Ore 18/2/2014, 18 febbraio 2014
BUNKER TESORO, INCROCIO DEL POTERE
Sono già da alcune settimane sulla scrivania che fu di Quintino Sella. Le ultime spine della permanenza a via XX Settembre dell’ex direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, diventano ora i tre dossier più urgenti del nuovo ministro dell’Economia dell’era Renzi. Anzitutto quello sulla preparazione del prossimo Def, da varare in aprile e da utilizzare eventualmente come arma per tentare di aggredire il totem del 3% del deficit. Ci sono poi il delicato dossier sulla spending review, indispensabile per recuperare preziose risorse per l’abbattimento del cuneo fiscale e il tentativo di riaprire la partita sulla flessibilità di bilancio con Bruxelles nonostante i paletti della Ue. Tre dossier "lavorati" fin qui a via XX Settembre da una squadra che negli ultimi due anni ha subito un restyling con diverse new entry pescate dalla Banca d’Italia: dal Ragioniere generale, Daniele Franco, al consigliere sul Fisco e "padre" della delega fiscale, Vieri Ceriani, ora in attesa di conferma. Così come i vertici delle tre Agenzie fiscali. A partire da Attilio Befera con contratto esterno in scadenza a giugno 2014.
Tutti gli uomini chiave dell’Economia, che negli ultimi anni hanno avuto voce in capitolo sul percorso delle riforme economiche, sono dunque chiamati ad affrontare la prova dello spoil system. Una prova dalla quale, attraverso conferme o nuovi ingressi, dipenderà anche la gestione e l’esito dei dossier più delicati.
Non poche le matasse intricate: dall’attuazione della delega fiscale (sempre che sia ratificata dalla Camera) come punto di partenza per la riforma del fisco, alla lotta all’evasione anche con operazioni straordinarie già avviate, come ad esempio il rientro dei capitali, fino al completamento del programma di liquidazione dei debiti della Pa verso le imprese che prevede che nel solo 2014 vengano sbloccati 20 miliardi. Ci sono poi le semplificazioni degli adempimenti tributari in stand by (anche da troppo tempo). E manca ancora la parola fine sulla tormentata partita della nuova tassazione degli immobili. Il tutto senza dimenticare il processo di privatizzazioni avviato con Poste ed Enav, la dismissione del patrimonio immobiliare e il ruolo della Cassa depositi e prestiti di cui attualmente Franco Bassanini e Gorno Tempini sono rispettivamente presidente e ad.
Un menù già molto ricco in attesa di essere integrato con gli ingredienti shock annunciati da Matteo Renzi anche su fisco e tassazione sul lavoro (dalla riduzione dell’Irap sulle imprese agli sgravi Irpef per chi ha redditi fino a 25mila euro). E qui entra in ballo la cucina di via XX Settembre con la sua squadra di "chef" destinata nelle prossime settimane a un restyling con qualche nuovo innesto e più di un abbandono. Anche perché la gestione dei tecnici, cominciata alla fine del 2011 con l’esecutivo Monti, che ha comportato una rivisitazione della squadra, sembra giunta al capolinea.
Tra le posizioni più rilevanti quella di Carlo Cottarelli, il commissario straordinario chiamato lo scorso autunno da Letta e Saccomanni a individuare i rami secchi della spesa da tagliare, seppure in modo selettivo, per recuperare risorse per 32 miliardi entro il 2016. Ieri Cottarelli ha fatto sapere di essere a disposizione di Renzi ma di essere anche pronto a lasciare il suo incarico di durata triennale. «Aspetto di vedere se il nuovo governo ha interesse a tenermi se no vado via», ha detto il Commissario straordinario, già al Fmi e prima ancora in Banca d’Italia, sottolineando di aver già formulato a Letta alcune proposte. Quello di Cottarelli non è il solo destino appeso alla scelta di Renzi per il ministero dell’Economia.
Se ad esempio a via XX Settembre fosse approdato Fabrizio Barca, la cui candidatura ieri ha però decisamente perso quota, una parte dello staff di Saccomanni avrebbe potuto evitare di fare gli scatoloni. A cominciare dall’attuale capo della segreteria tecnica, Francesco Alfonso, anello chiave sotto le gestioni di Carlo Azeglio Ciampi e Tommaso Padoa Schioppa. Dato in uscita è l’attuale capo di gabinetto, Daniele Cabras, da alcune settimane in corsa per un biglietto di ritorno a Montecitorio, da dove era arrivato meno di un anno fa, con destinazione al nuovo ufficio di Bilancio previsto dal fiscal council.
Nei tentacoli dello spoil system potrebbe rimanere imbrigliato anche il Ragioniere generale Franco nonostante sia stato chiamato solo il 20 maggio scorso da Saccomanni a trasferirsi da Bankitalia per gestire lo strategico semaforo delle "coperture", dal quale dipendono gran parte delle sorti dei "convogli governativi". Nel bunker dell’Economia di non certa lettura è anche il futuro degli uomini dei dossier scottanti. Come Vincenzo La Via, direttore generale del dipartimento del Tesoro, che ha voce in capitolo soprattutto sul processo di privatizzazioni dal quale il governo Letta attendeva 9 miliardi. Ruolo strategico anche per Maria Cannata, responsabile della gestione del debito pubblico con gli occhi sempre puntati sulle aste dei titoli di Stato.
Il nuovo ministro dell’Economia si dovrà occupare subito della partita sulla dismissione degli immobili dello Stato, che dipende dalla direzione sulla valorizzazione del patrimonio pubblico, già guidata da Antonio Scalera, attualmente a capo dell’agenzia del Demanio con un incarico che ufficialmente scade a ottobre 2014. Quello del responsabile delle Entrate Befera (anche presidente di Equitalia), dopo tre conferme da altrettanti governi, è di fatto già in scadenza. In attesa di conferma (manca il parere della Conferenza Stato Regioni) anche il capo dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Giuseppe Peleggi.
Va poi considerato il ruolo centrale che l’Economia esercita sia in qualità di regolatore del sistema bancario e finanziario, sia come vera e propria holding di Stato. Una galassia con ramificazioni che investono le partecipazioni dirette del Tesoro in numerose aziende: dall’Alitalia all’Enel, dall’Eni a Finmeccanica, da Fintecna alla Rai, da Poste italiane alla Sogei. In tutto sono 76 le società partecipate dall’Economia tra le quali Consap, Enav, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Invitalia, Anas, Cdp e la Sose. Compiti che rientrano nella mission del Dipartimento del Tesoro.