Bianca Di Giovanni, L’Unità 31/12/2014, 31 dicembre 2014
«MPS È TECNICAMENTE FALLITA NAZIONALIZZARLA È L’UNICA STRADA»
ROMA «Quello che è accaduto a Siena è l’esito ineluttabile di un’ipotesi che non aveva alcun fondamento: cioè che una banca fallita sostenuta dal Tesoro potesse rimettersi in piedi salvando banca e socio di maggioranza, la Fondazione». Vincenzo Visco è tranchant sugli ultimi sviluppi della vicenda Montepaschi. L’ex ministro non partecipa al «teatrino» di supporter di Profumo o della Fondazione e la sua «senesità». «È solo finzione. La verità è che la banca è già nazionalizzata. È un dato di fatto: prendiamone atto». Nel conflitto tra banca e Fondazione si scontrano due ragioni. «Capisco la Mansi: lei si è difesa», spiega l’ex ministro. Meno comprensibile è il governo, che non affronta i nodi di sistema del Paese. «Sarebbe il momento di dire basta con la politica di attesa, di tatticismo: bisogna agire».
Onorevole Visco, poteva finire diversamente l’assemblea del Montepaschi?
«No, perché c’era un conflitto tra gli interessi della banca, che voleva liberarsi del socio, e quelli della Fondazione, che puntava a restare nel capitale e mantenere il controllo. La Fondazione non poteva certo gradire di vedersi azzerare il patrimonio sotto i colpi della speculazione, che avrebbe potuto portare il valore dell’azione sotto la soglia di 0,128 euro, e quindi vedersi espropriare delle quote dai creditori. Questo dimostra che l’ipotesi di partenza era sbagliata: salvare banca e Fondazione. Ma il punto è un altro».
Quale?
«Il punto è che la banca era fallita: inutile fare ipocrisie. Il Tesoro avrebbe dovuto mettere capitale, non bond. Ed è quello che devo fare ancora adesso. Esattamente come hanno fatto gli altri Paesi sia in Europa che negli Stati Uniti. Invece da noi oggi c’è il terrore che lo Stato possa entrare nelle società».
È una critica al governo?
«Il governo segue una linea che ha aspetti ideologici, un atteggiamento solo apparentemente in favore del mercato, che non servirà a molto».
Ma è davvero cosi facile nazionalizzare?
«Se entrasse il Tesoro basterebbe trasformare i Monti bond in azioni, non servirebbe nessun aumento di capitale, la Fondazione scenderebbe intorno al 15% e si potrebbero evitare i pasticci che sento evocare in giro, come l’ingresso di altre fondazioni o addirittura della Cassa depositi e prestiti».
Anche quando lei era al governo con Telecom si decise la linea della neutralità.
«Telecom non era fallita e non aveva avuto prestiti dal Tesoro, che manteneva una partecipazione minima. Ma in questo caso, se la banca è fallita ed è ancora in vita solo grazie all’aiuto dello Stato, perché questo non deve esercitare diritti? A questo punto meglio che comandi il Tesoro, anche con lo stesso management, e poi si vede come andare avanti».
Il sindaco di Siena sostiene che con la nazionalizzazione lo Stato si accollerebbe più debiti.
«Lo Stato non si accolla niente di più. Certo, perde i 120 milioni di interessi ma risolve una problema di sistema. Capisco che la città non voglia la nazionalizzazione. Ma mi permetto di osservare che a Siena gii enti locali appena hanno avuto le leve del comando (prima c’era il Tesoro) sono riusciti a distruggere il terzo gruppo bancario italiano: se lo sono mangiato. Oggi vorrebbero continuare come in passato. Il tentativo dei Monti bond era proprio quello: salvare lo status quo. Ma questo equilibrio non può reggere perché di mezzo c’è un fallimento. Detto questo, ripeto: capisco la Mansi e le do ragione. Ma se vogliono salvare la banca serve la nazionalizzazione: il resto sono contorsioni. Siamo ancora in tempo. Mi meraviglia che il sindacato non faccia una battaglia su questo. Tanto più che la banca andrebbe nazionalizzata anche per motivi contabili».
In che senso?
«Tutti sanno che c’è un rosso di 1,5 miliardi relativo alla contabilizzazione dei derivati che porta il core tier sotto 1’8%, che è una delle condizioni per cui i Monti bond si convertono in azioni».
Perché nessuno chiede la nazionalizzazione se è l’unica strada? Tutti amici della finanza?
«Perché in questo Paese nessuno è più in grado di dire la verità. Tutti hanno paura di essere criticati o attaccati».
Sbaglia anche Renzi a dire che non se ne interessa?
«Non so cosa pensi Renzi. Certo, il sindaco di Firenze che ha tra i suoi sostenitori il sindaco di Siena credo che un’idea ce l’abbia».
Conferma lo schema: Renzi con Mansi D’Alema con Profumo?
«Stupidaggini che non esistono».
Il governo sbaglia solo su Mps?
«Il governo ha un atteggiamento di fondo sbagliato che produce molti errori. Anche su Telecom ha sbagliato, lasciando la porta aperta a un competitor che prende il controllo con pochi soldi. Quell’operazione andava fermata con la riforma dell’Opa. Invece guarda caso nel marasma di emendamenti passati nella Stabilità (nonostante ci sia una legge che vieta proposte estranee al bilancio) sono stati fermati proprio i due che servivano: quello sull’Opa e quello sui derivati».
Il governo di cui era ministro consentì di acquistare Telecom a debito.
«Quella tu un’Opa totalitaria. Se gli spagnoli la vogliono, facciano l’Opa».