Enrico Currò, La Repubblica 28/12/2013, 28 dicembre 2013
ANCORA TRAP
MILANO Il più giovane settantaquattrenne del calcio mondiale resta un seduttore niente male. Nel 2014 il globetrotter Trapattoni non festeggerà da pensionato i suoi 40 anni di panchina: allenerà ancora. Lo vogliono la Lazio e il Pechino, l’Arabia e il Messico, il Camerun e forse il Cile. L’ultima sua tentazione sarebbe proprio quella di risalire sull’unico palcoscenico che lo abbia davvero beffato: il Mondiale, indigesto nel 2002 in Corea per colpa dell’arbitro Moreno che massacrò gli azzurri e amarissimo nel 2009, per via della mano galeotta di Henry che estromise l’Irlanda a vantaggio della Francia. Il Messico potrebbe concedergli la rivincita l’estate prossima in Brasile e lui è andato laggiù, vicino all’Azteca, a verificare di persona se la trattativa si può concretizzare. «È soltanto in vacanza», filtra dal suo
abbottonatissimo staff. «Il ct del Messico in Brasile sarà Miguel Herrera», è la versione ufficiale di una federazione in verità abbastanza volubile, visto che quest’anno ha cambiato ben 4 ct in 40 giorni.
Di sicuro c’è l’intramontabile fascino del Trap, così sintetizzato dal presidente della Figc Abete. «È un grande e tutti noi non vediamo l’ora che torni ad allenare». Riceve offerte un giorno sì e l’altro pure, da quando, 3 mesi e mezzo fa, ha interrotto il quinquennale rapporto con la federazione irlandese. Il corteggiamento della Lazio lo ha fatto vacillare, anche se l’indole ormai cosmopolita - ha allenato in 5 paesi e vinto titoli in 4 diversi campionati - lo spinge a varcare le frontiere come caselli autostradali e anche se l’intensa esperienza con l’Irlanda, coronata con la qualificazione a Euro 2012, lo indurrebbe a preferire una nazionale. D’altronde c’è quel chiodo fisso della rivincita, alimentata anche dal ricordo di Euro 2004, dello sputo di Totti e dell’eliminazione chirurgica del-l’Italia, senza sconfitte, dopo il 2-2 tra Svezia e Danimarca.
In cima ai desideri c’è l’incostante Messico, che ha acciuffato la qualificazione allo spareggio con la Nuova Zelanda, però è fortissimo a livello giovanile, detiene il titolo olimpico e ha buoni scudieri attorno a Hernandez. Tutto sta a vedere se nella federazione messicana prevarrà la linea della turbolenza, che nel 2013 è costata il posto in sequenza a De la Torre, all’eroe delle Olimpiadi Tena e a Vucetich, oppure quella della fede in Herrera. A Trapattoni non mancherebbero comunque le alternative. In Cile non appare solidissimo il ct Sampaoli, il Camerun di Finke capeggia l’elenco delle africane avvezze a togliere la fiducia al commissario tecnico in prossimità del Mondiale e l’Arabia Saudita, che per il Brasile non si è qualificata, ha pronta a una proposta con parecchi zeri.
Una è già arrivata dalla Cina: il Beijing, l’ambiziosa e ricca squadra di Pechino qualificata per la Champions d’Asia appena vinta dal Guangzhou di Lippi, ha sì incontrato in Turchia il candidato Roberto Carlos offrendogli 2,5 milioni di euro, ma preferirebbe l’accoppiata formata da Trapattoni e dal suo vice di lusso Tardelli, magari col Trap supervisore senza l’obbligo di vivere in Estremo Oriente. Quale che sia la destinazione del settantaquattrenne più giovane del calcio mondiale, si può scommettere che non smetterà di fischiare. E che i maestri italiani della panchina, a differenza dei club di serie A, sono più che mai di moda, come attestano l’interessamento del Tottenham per Prandelli («il suo futuro si deciderà prima del Mondiale, non abbiamo contattato nessuno», dice Abete), il freschissimo rinnovo di Capello con la Russia fino al 2018, la sfida di Zaccheroni col Giappone, le prove d’orchestra di Ancelotti al Real e di Mancini al Galatasaray e in fondo anche la rivoluzione di De Biasi in Albania e il dignitoso percorso di Ghedin a Malta. In Brasile Prandelli, Capello e Zaccheroni rappresenteranno la categoria. Trapattoni non dispera di unirsi a loro.