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 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

L’AVVIO DEL TAPERING SPINGE IN BASSO IL PREZZO DELL’ORO


L’oro cade sotto i 1.200 dollari l’oncia per la prima volta da quasi sei mesi, dopo esser rimasto tagliato fuori dal rally rialzista delle Borse innescato mercoledì sera dagli annunci della Federal Reserve americana. La Banca centrale Usa ha sì, come da attese, deciso di iniziare da gennaio una progressiva rimozione degli stimoli quantitativo monetari all’economia, riducendo gli acquisti diretti di titoli di Stato Usa (da gennaio le misure a sostegno dell’economia scenderanno da 85 a 75 miliardi), ma al tempo stesso ha lasciato intendere che manterrà molto a lungo una linea «ultra morbida» sui tassi di interesse. Il presidente dell’istituto, Ben Bernanke, ha infatti rassicurato sul mantenimento dei tassi di interesse ai minimi storici.
I mercati azionari hanno reagito con netti rialzi, mentre viene meno un fattore di incertezza che aveva pesato per mesi. Meno euforici gli scambi sulle materie prime, anche se la linea della Fed implica valutazioni più rosee sulle prospettive economiche.
L’oro, spesso usato come bene rifugio, ha accusato invece nuovi indebolimenti toccando ieri mattina a Londra (prezzo spot) un minimo di 1.198 dollari l’oncia – livello che non si registrava da fine giugno – per poi recuperare qualche punto. Al 2° fixing l’oro ieri è atterrato a 1.196 dollari, contro i 1230,5 di mercoledì. E cedimenti analoghi sono stati sperimentati anche sull’altra sponda dell’Atlantico. Ora come ora il metallo prezioso per eccellenza si attesta a valori di quasi il 40 per cento più bassi del record (oltre 1.900 dollari) toccato nell’estate del 2011, quando era sostenuto dalla crisi sui debiti pubblici nell’area euro. Resta comunque a valori ben superiori a quelli precedenti alla crisi finanziaria del 2007-2008, quando le quotazioni erano inferiori ai 1.000 dollari l’oncia. Ad appesantire la situazione, oltre alla debolezza dei consumi soprattutto indiani – sfavoriti anche da elevati dazi all’import e dal dollaro forte (la divisa Usa peraltro è in grande spolvero in queste ore) – le continua cessioni da parte dei fondi e soprattutto degli Etf, tra cui il più importante di tutti, lo Spdr Gold Shares.
La debolezza dell’oro si sta riflettendo sui prezzi degli altri metalli preziosi. A Londra l’argento ieri al fixing è sceso a 1935 cents l’oncia, il 3% in meno della seduta precedente; il platino è sceso da 1.353 a 1.321 dollari l’oncia e il palladio da 709 a 700 dollari (sempre l’oncia). Quanto a quest’ultimo settore, sono da registrare le notizie in arrivo dalla Russia, dove la Gokhran – l’ente statale che gestisce gli stock di metalli preziosi e gemme – ha dichiarato che potrebbe riprendere gli acquisti di palladio con l’obiettivo di ricostituire le scorte governative. Da ricordare che nell’ultimo decennio la vendite di palladio delle scorte russe ha contribuito a spingere in basso i prezzi.
B.Ce.