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 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

MA L’ITER DECISIONALE RESTA COMPLICATO


Soddisfazione, ma la complessità burocratica delle procedure di liquidazione dell’accordo sull’Unione bancaria rovina parzialmente la festa. Ha iniziato il ministro dell’Economia svedese, Anders Borg, a sollevare dubbi: «È un’unione bancaria complessa, dubito che permetta di dare una spinta alla fiducia nella ripresa economica europea».
«Sono molto deluso dall’accordo raggiunto. Direi che Mario Draghi aveva ragione quando ha detto lunedì che questo meccanismo di risoluzione unico è unico solo di nome – ha rincarato a caldo Philippe Gudin De Vallerin, managing director e chief european economist del colosso del credito Barclays. - È un processo decisionale complesso e farraginoso, e alla fine, la decisione rimane in mano alle autorità nazionali». Inoltre, «la mutualizzazione sarà molto graduale, e il backstop (il paracadute finanziario, ndr) rimane per lo più nazionale. Così l’intesa non riesce a sciogliere il circolo vizioso tra banche e debito sovrano», ha tagliato secco Gudin.
Anche il Financial Times aveva calcolato che sarebbero state coinvolte almeno 126 persone nel processo di liquidazione di una banca: troppi, soprattutto quando si devono prendere decisioni nell’arco di un fine settimana.
«Credo che fosse importante andare avanti con l’unione bancaria e, come sempre nella Ue, le buone iniziative cominciano con cattivi compromessi; ma sono certo che vedremo presto alcuni cambiamenti in questo processo troppo burocratico. Al più tardi, quando dovremo affrontare la prima liquidazione di una banca», ha ribattuto, Stefan Bruckbauer, capo economista per l’Austria di UniCredit da Vienna.
Il fattore positivo è che questo accordo non è la fine del procedimento. Il regolamento sul meccanismo di risoluzione unico (Srm) richiede il sì del Parlamento europeo e molti analisti sperano che possano esserci miglioramenti. «Nel testo approvato martedì scorso dalla commissione Econ del Parlamento europeo, l’Srm è molto più efficiente. Così ho l’impressione che il cosidetto trilogo, il processo decisionale tra Commissione, Consiglio e Parlamento, sarà molto vivace», ha commentato Gudin. «Comunque non riuscire ad impostare un Srm efficiente sarebbe molto negativo, perché equivarebbe a mantenere la frammentazione finanziaria, che è uno dei principali ostacoli alla crescita in molti paesi (in particolare in Italia)», ha concluso Gudin.
«Il compromesso raggiunto sul meccanismo di risoluzione unica è chiaramente incompleto ed estremamente complesso – ha ammesso anche Daniel Gros, direttore del Ceps di Bruxelles–. Ma questi problemi possono essere risolti, dato che in futuro la liquidazione delle grandi banche sarà finanziata da un Fondo unico di liquidazione». «Questo fondo comune costituisce la chiave di volta dell’intesa. Esso implica una notevole mutualizzazione di rischi e richiederà modifiche future nell’estremamente complesso processo decisionale concordato oggi», ha proseguito Gros. «Quanto alla dimensione del Fondo è stato criticato come insufficiente, ma questo non è vero. Un fondo di 55 miliardi di euro a regime sarà sufficiente a risolvere tutti i problemi delle maggiori banche europee e ad affrontare anche una crisi sistemica in paesi di piccole e medie dimensioni. La Spagna, ad esempio, ha avuto bisogno di 60 miliardi di euro dall’Esm», ha concluso Gros.
«Dopo la prima soddisfazione a caldo, sono da valutare le regole di attivazione e di governance che caratterizzano il Fondo e che lasciano dubbi non risolti – ha detto Fabiano Gobbo, partner Kpmg e Responsabile Ue per il Financial risk management –. In particolare la governance ancora non definita e potenzialmente farragginosa relativa alla presenza dei singoli Paesi Ue ma con pesi differenziati. Inoltre il meccanismo non sembra garantire la rapidità di azione necessaria con i due livelli di funzionamento, formato plenaria e formato esecutivo, quindi poco adatti ad assumere decisioni tempestive come nel caso di crisi bancarie». «Infine lascia perplesso - ha concluso Gobbo - il mantenimento di parte dell’onere in carico agli stati nazionali (per il periodo transitorio di attivazione) e ai creditori delle banche (azionisti, detentori di obbligazioni e forse anche dei clienti per depositi superiori ai 100 mila euro)».
v.darold@ilsole24ore.com