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 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

RISULTATO INATTESO KARPUKHIN (RICONOSCIAMOLO)


Minimizzare l’importanza dell’accordo sull’Unione bancaria raggiunto ieri notte a Bruxelles è peggio che sbagliato: è banale e pigro. Significa aderire alla litania, spesso più che giustificata, che l’Europa non riesce a far passi avanti. Non è così. Nessuno, nel 2011 e nel 2012, avrebbe detto che ci saremmo trovati a fine 2013 con un supervisore bancario europeo e con un meccanismo di risoluzione delle crisi degli istituti di credito condiviso in tutta l’eurozona.

Eppure, già ieri, le critiche alla limitatezza dell’accordo sul chi dovrà decidere il modo di muoversi nel caso di una crisi bancaria, e sul come, sono state molte e feroci: il fatto è che non colgono almeno tre punti chiave. Primo, c’è un Resolution Board che deciderà cosa una banca deve fare per salvarsi o se deve chiudere. È vero che la Commissione Ue può non accettare il suo verdetto e rinviarlo al Consiglio europeo. Ma a queste lungaggini non si arriverà mai: una volta bocciata dal Board, una banca sarebbe seppellita dai mercati, senza possibilità di salvarsi. Le decisioni che contano, insomma, saranno quelle del nuovo organismo, il Consiglio di risoluzione (salvataggio o chiusura) che si spera sia riempito di persone autorevoli ed esperte di mercato.
Secondo, si è arrivati a un risultato fondamentale: le perdite, fino all’8% delle attività di bilancio della banca, saranno sostenute, nell’ordine, dagli azionisti, dai creditori subordinati, dai creditori senior e dai depositanti con più di centomila euro. Dopo, interviene il meccanismo di salvataggio pubblico. Ma perdite dell’8% delle attività di una banca sono un’enormità, si verificano solo se c’è dolo o se la supervisione dorme come Biancaneve. Anche qui, scelta positiva, che protegge i contribuenti e responsabilizza banche e banchieri.
Terzo, si dice che dieci anni di transizione per arrivare a regime sono troppi e che, nel frattempo, si dovranno usare, come fondi di emergenza se non bastano quelli degli azionisti e dei creditori, denari nazionali per le banche in difficoltà. Ma se questi non basteranno si potrà mobilitare il Meccanismo di stabilità europeo (Esm): il modo è ancora da definire, ma il fatto stesso che l’Esm possa intervenire sarà sufficiente a tranquillizzare i mercati. Finora, la Germania si era opposta a un coinvolgimento di finanze comuni nei salvataggi bancari: il passo avanti è sostanziale.
Nessuno può pensare che l’Europa e l’eurozona funzionino per Big Bang. Non è così: avanzano per decisioni condivise. E concrete: prima hanno messo in piedi la supervisione bancaria affidata alla Bce, già in funzione; ora, il meccanismo comune di salvataggio (o fallimento). Le basi per l’Unione bancaria. Risultato inaspettato. E storico: cambia la faccia della Ue. Va riconosciuto.
Danilo Taino
@danilotaino