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 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

CHE BELLA TV FANNO IN VIA MERULANA


C’è un marchio italiano che, nonostante la crisi, sta viaggiando a gonfie vele. Si chiama Miia, è stampato su prodotti di elettronica di consumo e nel settore televisori sta dando filo da torcere alle grandi multinazionali straniere. Tanto da aver raggiunto - tra gli schermi di piccole dimensioni - l’8,5 per cento del mercato nazionale. Miia, famosa per le pubblicità di Pippo e Simone Inzaghi, è la scommessa (vinta) di due imprenditori romani, i fratelli Giovanni e Roberto Panfili. Due ragazzi che, partendo da un negozio nel centro di Roma, ora controllano un gruppo (specializzato anche nel retail e nella distribuzione) che nel 2012 ha fatturato 150 milioni di euro. Ad oggi, dopo la chiusura della Mivar, sono loro gli unici produttori italiani di tv a led.
La storia dei Panfili inizia negli anni Ottanta, quando il padre Costantino, dipendente della cartoleria Vertecchi, decise di mettersi in proprio vendendo a via Merulana articoli per belle arti e facendo fotocopie. Futura Grafica (questo il nome del negozio) era famoso tra pittori e artisti, che compravano lì colori, tele e pennelli. Dagli anni Novanta, con l’arrivo della seconda generazione, la famiglia di commercianti comincia a puntare anche sulla grafica e sull’informatica. «Al tempo ero fissato con gli aerografi, ne vendevamo migliaia», racconta Giovanni, il fratello più grande. «Lavoravamo con l’Istituto Europeo di Design. Nel 1994 ero negli Stati Uniti, a Boston, per cercare nuovi prodotti e capitai quasi per caso in una fiera della Apple. Mi innamorai subito del marchio e decisi di provare a commercializzare a Roma i loro pc. Eravamo i primi». Steve Jobs era stato cacciato dall’azienda di Cupertino qualche anno prima. «Nel 1998 abbiamo aperto il primo Apple Center d’Italia in un angolo del negozio», aggiunge Roberto, classe 1978. «Nei primi sei mesi vendemmo pochissimi pezzi, stavamo per rinunciare. Nel 2000, però, i prodotti della mela sono decollati, e con l’arrivo degli iPod il nostro fatturato è schizzato alle stelle: a Natale dovevamo mettere le transenne per incanalare la folla».
I Mac invadono gli scaffali e il fatturato dell’azienda sale, contemporaneamente lo spazio del negozio dedicato a matite e colori si assottiglia. I margini fatti con la Apple all’inizio sono golosi: 8-10 per cento. «Con il passare degli anni, però, si sono dimezzati, arrivando al 3-4 per cento». I due fratelli decidono così, da semplici rivenditori, di diventare anche distributori. Di Apple, ovviamente, ma anche di altri marchi come Nintendo, Ea (i produttori del videogioco Fifa), Samsung, Sony e Lenovo. Il tentativo ha successo, Futura Grafica Distribuzione diventa una delle aziende leader. Nel 2008 la srl si trasforma in spa, i capannoni sulla Prenestina si moltiplicano (oggi sono cinque, per 5 mila metri quadrati totali), i Panfili entrano nella grande distribuzione.
Nel 2011 il gruppo decide di fare concorrenza agli stessi marchi che distribuisce. «È così che nasce il progetto Miia. La crisi, paradossalmente, ha creato una buona opportunità: mancava, soprattutto nel settore dei televisori, un prodotto di fascia media. Di buona qualità, ma a prezzo contenuto». I Panfili partono per la Cina, individuano fabbriche per comprare schermi e led. «Scegliamo ogni pezzo e li assembliamo sul posto. Il brand però è italiano, i prodotti sono omologati qui. Oggi, secondo un’analisi di Gfk, i nostri tv di taglio piccolo hanno raggiunto una quota di vendita dell’8,5 per cento del mercato nazionale. Un dato stupefacente. Nella classifica del Lazio le nostre tv sono al terzo posto in assoluto». Nel 2012 il fatturato Miia ha toccato i 23 milioni, quest’anno potrebbe raddoppiare. «Lo speriamo proprio», chiosano i fratelli di Via Merulana. «Intanto abbiamo chiuso un accordo di co-branding con la Roma. Dall’anno prossimo tenteremo di espanderci e provare a conquistare fette di mercato anche in Europa. Lo spazio c’è, la voglia pure».