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 2013  dicembre 20 Venerdì calendario

BUU «Per i me i “buu” non sono una maniera razzista di esprimersi. Gli insulti ci sono per tanti giocatori

BUU «Per i me i “buu” non sono una maniera razzista di esprimersi. Gli insulti ci sono per tanti giocatori. Non dico certo che sono cose belle. Anzi, non bisogna farli» (Mattia Destro). SANGUE «C’è ancora tanto da fare sul tema razzismo. Anche se ci sono poche persone che hanno questa mentalità sbagliata. Ma da noi non è così: non c’è differenza in Africa fra bianco e nero, abbiamo tutti lo stesso sangue. Arriverà un tempo in cui non parleremo più di questo» (il centrocampista ghanese del Milan Sulley Muntari). METODO «I giocatori adesso socializzano diversamente e sono un po’ meno ambiziosi. Ci vuole un metodo diverso rispetto al passato per stimolarli» (Clarence Seedorf, che sta prendendo il patentino da allenatore). SVOLTA «Sono orgogliosa di stare al fianco della comunità gay e lesbica con gli atleti che gareggeranno a Sochi. Mi auguro che questa Olimpiade possa rappresentare una svolta nell’accettazione dei diritti universali delle persone» (la leggenda del tennis Billie Jean King, che rappresenterà gli Stati Uniti alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali). FAMIGLIA «Qui al Quirinale è sempre emozionante. Io che scendo in pista da sola, qui mi sento parte di una famiglia, protetta. E’ un onore, una grande emozione. A Sochi festeggerò il mio compleanno. Spero non solo quello» (Carolina Costner, dopo aver salutato il presidente Napolitano insieme agli altri componenti della spedizione olimpica azzurra). PATRIOTTISMO «Io non ho un passato sportivo, complice anche la guerra. Quello che ho imparato visitando il Villaggio olimpico di Londra lo scorso anno è che la squadra olimpica sa battersi con patriottismo, senza sfociare in quel nazionalismo contrario all’etica sportiva» (Giorgio Napolitano mercoledì scorso, consegnando il tricolore al portabandiera italiano a Sochi Zoeggeler). SPUGNA «Voglio solo sopportare un po’ di più: “Resisti ancora un attimo, tu stai male ma anche l’altro è al limite. Forzalo ancora un pochino, e vedi se cede”. E’ una sofferenza, fisica e mentale, ma è anche un regalo, una felicità di riuscirci, magari su un campo importante di un torneo importante: il sogno da bambino che si realizza. Perciò non voglio essere io quello che getta per primo la spugna. Voglio essere certo che ho fatto tutto quello che potevo» (Rafael Nadal)..