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 2013  novembre 28 Giovedì calendario

CIMINI VA IN PENSIONE E OFFRE AL CAV UN POSTO PER L’AFFIDAMENTO IN PROVA

È la vera parola d’ordine della sala stampa del Palazzo di Giustizia di Milano: “Come ce l’hai?”. E non c’è giornalista che entrando nell’insalubre stanzetta al terzo piano del palazzaccio non si senta rivolgere almeno una volta (ma il mantra può essere ripetuto all’infinito) la fatidica domanda: “Come ce l’hai?”. La risposta, ovviamente, è variabile ma obbligata, sia che l’interpellato sia maschio o femmina. Perché la domanda ha un solo, unico e irripetibile protagonista: Frank Cimini, barbuta e pelosa istituzione del mondo giornalistico del palazzaccio che dopo 37 anni di onorata carriera, domani va in pensione.

Un duro colpo per l’umanità varia e dolente che pullula all’ombra degli incombenti marmi piacentiniani dove, talvolta, risuonano le omeriche risate di Frank, squarci di comica umanità in uno dei luoghi di dolore più temuti della città e, ogni tanto, dall’intero Paese. Senza medaglie, titoli e cerimonie, Frank, 60 anni compiuti a luglio in quel di Ginostra con una festa sotto il vulcano da fare impallidire Hollywood, chiude in bellezza decidendo per la prima volta in vita sua di rilasciare una piccante intervista, condotta collettivamente da alcuni colleghi della sala stampa, a questo sito che lui stesso, in un impeto di generosità testamentaria, ha contribuito a creare. Con l’avvertenza che si tratta, naturalmente, di un’intervista vietata ai minori….

Allora, Frank, questa volta la domanda te la facciamo noi: come ce l’hai?
“Barzotto!”
Perché?
“Mah non so…comunque sono contento di andare in pensione”.
Ti ricordi quando sei arrivato a Palazzo?
“Tra il 1976 e il 1977. Prima facevo il ferroviere e il praticante al Manifesto. Siccome non avevo la maturità, ho dovuto passare un esame di cultura generale per accedere al praticantato. All’orale rischiai la bocciatura dicendo che Danzica mi ricordava solo lo sciopero degli operai polacchi del 1971″.
Com’era la sala stampa allora?
“C’era sempre questo grande tavolo nero e il bellissimo telefono di bachelite da cui si chiamava per dare le notizie, poi qualcuno se l’è rubato. Il clima tra i giornalisti era competitivo, come sempre qua dentro”.
Sospetti sul ladro?
“Si, ma non lo dico”.
Chi c’era in quegli anni?
“Sollazzo del Corriere, che era il braccio armato della Procura, Feltri che diceva di lavorare da solo ma poi veniva ai processi a mezzogiorno e copiava gli appunti. Di Bella, ex direttore del tg3, al quale Gelli una volta chiese: “Ma proprio lei con queste cognome mi fa delle domande?”.
Il rapporto tra magistrati e giornalisti è cambiato in questi decenni?
“No. Come in tutti i palazzi di tutto il mondo i giornalisti pigliano sempre la maggior parte delle notizie dall’accusa”.
Il magistrato più simpatico?
“Antonio Bevere che ora sta in Cassazione. Amava cucinare; solo pasta e pizza, diceva, perché i magistrati guadagnano poco e possono mangiare solo farinacei”.
Il più antipatico?
“Di Pietro (risate in sala stampa, è nota l’idiosincrasia di Frank per il pm di Mani Pulite)”.
Il giornalista più bravo?
“Fabrizio Ravelli di Repubblica. Trovava notizie, scriveva bene ed era equilibrato”.
Il peggiore?
“Paolo Guzzanti”.
L’avvocato più bravo?
“Dico il più simpatico: Giuliano Spazzali”.
Ci sono storie che non haI mai scritto e scriveresti?
“Sono indicibili. Storie private, di trombate in precamera di consiglio”.
Tu hai mai avuto avventure sessuali nel Palazzo?
“Io no: qualche bacio, ma non ho mai consumato. Invece prima di Mani Pulite a Palazzo c’era un solo giornalista al pomeriggio che trombava nella cabina della Rai in sala stampa, quella che ha visto la storia d’Italia. Poi siamo arrivati in tanti e per lui è finita”.
Hai mai avuto una storia con un giudice?
“No, non riuscirei mai ad andare con un magistrato”.
La Boccassini?
“Da giovane era una bella gnoc…”
Per favore! Frank!
A sentirti parlare, sembra che tu abbia in odio i magistrati…
“Non è che li odio. Credo sia una categoria che ha acquisito un potere spropositato per il suo ruolo, non è che ce l’ho coi singoli. Colpa della politica, ma loro questo ruolo se lo sono preso”.
Tu riesci a dire ai magistrati cose terribili e loro ridono. Altri verrebbero arrestati. Ma come fai?
“Non lo so”.
L’ultima cosa terribile che hai detto?
“A un pm dell’inchiesta sul San Raffaele ho spiegato che al processo la Procura ha fatto un sacco di cazzate”.
Indimenticabile una tua battuta su Ruby al procuratore Bruti Liberati…
“Gli dissi che stavano facendo un processo a Berlusconi per un pelo di fica. Lui rise e m’invitò a usare un linguaggio più consono al luogo”.
Insomma, a chi hai voluto più bene qua dentro?
“Queste sono domande del caz…”
Per carità, Frank….
“Per sintetizzare: questo è un luogo di sofferenza come gli ospedali, e come negli ospedali si tromba tanto anche qui. E aggiungo che da sempre, tra le dieci e le tredici, il Palazzo resta il luogo a più alta concentrazione di gnocca della metropoli post-fordista!”.
Torniamo al lavoro. Il processo più appassionante?
“Quello alla fotomodella Terry Broom per l’omicidio di Francesco D’Alessio. Un processo di cronaca pura come non ne ho più visti”.
Il momento più teso qua dentro?
“Mani Pulite. Ho questa medaglia, sono stato il primo al mondo a essere stato querelato dal pool. Mi chiesero 400 milioni di lire perché avevo scritto che non volevano arrestare Romiti e che gli imprenditori si erano messi d’accordo coi magistrati per non andare in galera. C’era molto tensione, gli editori erano anche i grandi imprenditori sotto schiaffo”.
Com’è finita la causa?
“Di Pietro transò con Caltagirone (editore del Mattino per il quale Frank scriveva). In appello fui assolto, poi non so come finì”.
E Berlusconi? Tu l’hai visto nascere…
“Lo conosco da molto prima che diventasse imputato. Ai tempi della guerra con De Benedetti ci raccontò con dispiacere che le modelle e le attrici gliela davano ma non s’innamoravano. Un personaggio straordinario: quando venne qui per il processo Telepiù (ndr dov’era accusato di aver pagato tangenti alla Guardia di Finanza), ci disse: ‘Ma che vogliono da me? Telepiù l’ho creata io…’ E il bello era che l’accusa non riusciva a dimostrare che fosse sua. Insomma, confessò con noi, una cosa istintiva…”
Adesso il Cavaliere è stato disarcionato. Cosa prevedi per lui?
“Nei prossimi giorni offriremo, come Giustiziami.it, al Cavaliere e ai suoi avvocati di chiedere l’affidamento in prova per i servizi sociali al nostro sito. Per me il Cav potrebbe anche venire qui in sala stampa a fare il Presidente. Ci potrebbe aiutare a smazzarci le ordinanze e soprattutto a trovare le notizie relative alle due uniche grandi passioni degli italiani: il calcio e…”
Per favore!
“Dicevo, il calcio e…quell’altra!”
Qual è la parte del lavoro che ti è piaciuta di più?
“La costruzione del pezzo con la necessità di stare dentro una certa misura e anche la ricerca delle notizie, faticoso ma molto divertente”.
Cosa consiglieresti a un giovane che vuole fare il giornalista?
“Di non farlo. Ho una nipote di 15 anni che vuole farlo e le ho ho detto di lasciare stare. Dovrebbe essere lei a pagare gli editori. Oggi è una categoria ultraprecarizzata per colpa dei sindacati”.
Ci sono tanti precari che seguono la giudiziaria…
“Se prendono una querela nessuno li difende. Qui coprono avvenimenti persone non contrattualizzate perché gli editori l’unico mezzo che conoscono per fare profitti è tagliare, invece di investire per migliorare il prodotto”.
Il tuo erede?
“Non c’è. O forse sì: Jari Pilati (collega della Rai, ndr)”.
Cosa ti mancherà di più andando in pensione?
“Il panorama del balcone della Manuzza (ndr una collega) che è come vedere le Eolie con l’Etna. Tutto visto da Ginostra….”
Ma perché le donne invece di darti uno schiaffo, ti sorridono quando dici le tue volgarità?
“Perché si abituano a quello che dico e gli umani sono animali abitudinari”
Ma quindi continuerai a venire a palazzo?
“Giustiziami.it è la mia nuova avventura”
Senti, ma il copyright di ‘come ce l’hai’ è tuo?
“No, di Annibale Carenzo. (ndr, il decano della sala stampa, 79 anni, ancora presente tutti i giorni) . E Bossi ce l’ha rubato!”
Perché la risposta a ‘come ce l’hai’ qual è?
“Duro!!!”