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 2013  novembre 28 Giovedì calendario

TRA RUSSIA E POLONIA A CACCIA DELLE SIGARETTE DI CONTRABBANDO CHE INVADONO L’EUROPA


Sono in due. Il primo, berretto bianco calcato sulla testa, fisico massiccio e risatina nervosa, sta smontando lo sportello posteriore sinistro della sua Volvo. I doganieri, aiutati dai raggi X e dal fiuto di un grosso cane apparentemente mansueto, hanno fatto centro: nello spazio tra la carrozzeria e il rivestimento interno non entrerebbe più uno spillo, perché è strapieno di sigarette. Il complice, intanto, guarda fisso un punto nel vuoto. È seduto su una tanica di benzina tolta in fretta dal bagagliaio e cerca di non dare nell’occhio. Quando gli viene chiesto di alzarsi e di svuotarla, la sua faccia scavata avvampa di colpo: stava proteggendo la seconda parte del bottino. Alla fine dell’operazione, i pacchetti sequestrati sono in tutto 180 (la sequenza completa dell’operazione è a pagina 98): comprati per l’equivalente di 50 centesimi di euro l’uno a Kaliningrad, una fetta di Russia poco a nord. Erano pronti per essere piazzati in Polonia a 1,80 euro. Un guadagno di quasi 250 euro per un paio d’ore di lavoro, se così lo si può chiamare, con il brivido di un giro di roulette: i veicoli passati al setaccio sono uno su 10, anche meno quando il traffico si fa parecchio intenso. Gli altri avanzano indisturbati e, se trasportano grossi carichi, possono arrivare anche più a sud e anche in Italia, che è una destinazione apprezzatissima perché sui canali illeciti un pacchetto si vende in media a 2,75 euro: cinque volte e mezzo rispetto al listino di Kaliningrad.
Ed è proprio a Bezledy, punto di confine a 260 chilometri da Varsavia, che la battaglia fra i contrabbandieri e chi tenta di fermarli non conosce tregua: «Va avanti notte e giorno, Natale incluso» dice senza enfasi la doganiera Anna Hatala-Wanat, impeccabile nel suo camice chiuso fino all’ultimo bottone. Solo nel 2012 in questo check-point sono stati sequestrati 1 milione e mezzo di pacchetti, ma da gennaio a luglio 2013 si è già superato il milione, segno che il dato galoppa verso l’alto. E che la lotta si fa impari, perché il tasso di disoccupazione nella zona ha toccato il 32 per cento.
In tantissimi, disperati o solo in cerca di una scorciatoia, ci provano e la maggior parte delle volte la fanno franca. Alimentando un mercato parallelo che ogni anno fa perdere all’Unione Europea e agli stati membri fino a 12,5 miliardi di euro in tasse non pagate. In Italia il fenomeno ha raggiunto nel 2012 una quota del 9,8 per cento: il 3,8 in più rispetto al 2011, con danni all’erario per 1,3 miliardi di euro.
«Il punto è che qui in Polonia chi viene scoperto rischia poco. Le sanzioni partono da 40 a 120 euro per i casi di più grossa entità. E se sulla carta arrivano fino a 10 milioni di euro, all’atto pratico i tribunali non scelgono mai condanne esemplari» spiega Jacek Jankowski, responsabile delle attività antiillecito per la Polonia della British American tobacco (Bat), azienda produttrice di sigarette, ed ex doganiere con 19 anni di esperienza alle spalle. Molto spesso, tirando le somme, è possibile cavarsela con 800 euro e le multe sono considerate una delle tante voci di spesa del business. Così il contrabbando prospera e si trasforma in polmone per traffici di armi e droga o per attività criminali di vario genere, terrorismo incluso.
Con le sigarette si fanno affari d’oro, lo confermano le testimonianze raccolte guidando fino a Budzisko, frontiera con la Lituania. «Da qui passano interi camion pieni di stecche. La scorsa settimana» racconta il doganiere Maciej Czarnecki «ne abbiamo trovato uno che nascondeva 25 mila pacchetti». Un carico enorme, che trasforma lo sportello della Volvo imbottito in un caso da dilettanti.
La tecnologia usata in questo snodo battutissimo, cancello spalancato verso il Sud Europa, è di gran livello. Ci sono scanner per leggere a distanza le targhe e individuare quelle sospette, cani addestrati e unità mobili con motore potente e telecamera di bordo. Ma a essere controllati sono in media appena 30 tir al giorno sui 1.500 che transitano nei periodi di picco: il 2 per cento. Troppo poco, sebbene il magazzino di Suwalki, punto di raccolta dei sequestri a 30 chilometri da Budzisko, con i suoi 5,5 milioni di pacchetti stipati in due stanzoni faccia un certo effetto. Ci sono distese di stecche di ogni colore. Tantissime sono «cheap white»: il boom del momento. Sono sigarette fabbricate in modo legittimo nel paese extraeuropeo d’origine, la cui vendita all’estero è proibita. Costano poco, sono di qualità infima e dunque ancora più pericolose di quelle tradizionali: «Non rispettano la normativa comunitaria in materia di limiti di nicotina, catrame e monossido di carbonio» avverte Valerio Forconi, responsabile della comunicazione della Bat Italia.
L’azienda nel 2010 ha siglato un accordo con l’Olaf, l’ufficio antifrodi della Commissione europea, mettendo sul piatto un investimento ventennale da 134 milioni di euro. Serviranno a formare il personale di frontiera e a sviluppare nuove tecnologie per individuare la merce contraffatta. «Inoltre» dice ancora Forconi «i nostri laboratori sono a disposizione per svolgere analisi sui prodotti sequestrati. La collaborazione tra industria e autorità pubbliche è il primo necessario passo per contrastare il fenomeno». Alla frontiera di Bezledy, intanto, sono esposti i nascondigli, curiosi e a volte geniali, usati per eludere i controlli. In un ingombrante armadio marrone con le ante trasparenti campeggiano sigarette occultate in scatole di biscotti, medicinali, caramelle, fazzoletti e confezioni di caffè, ma anche dentro la batteria di un camion, in un estintore, persino in un finto pupazzo di neve o in mezzo a due grosse fette di pane. Nella stessa stanza, proprio davanti all’armadio, è stata allestita una mostra dedicata a San Matteo, il patrono dei doganieri. Il sottinteso, voluto o accidentale, è comunque evidente: nella complessa, continua e sfiancante guerra al contrabbando, anche i miracoli sarebbero apprezzati.