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 2013  novembre 28 Giovedì calendario

I VITALIZI DEL LAZIO NON SONO FINITI ANZI COSTANO UN MILIONE IN PIÙ


Ricordate? Aveva promesso Mario Monti: mai più il vitalizio a cinquant’anni, e mai più dopo soli cinque anni. Erano i giorni roventi dello scandalo della Regione Lazio e il governo dei tecnici, alle prese con quella rogna, aveva deciso di andarci giù pesante. Così nel decreto che finalmente sottoponeva a controlli i bilanci dei gruppi politici comparve una norma che vietava ai consiglieri regionali di intascare il vitalizio o la pensione prima di aver compiuto 66 anni di età e comunque senza aver completato dieci anni di mandato. Ma ecco spuntare in Parlamento il solito emendamento bipartisan, e il divieto magicamente evaporò: consentendo per esempio anche ai consiglieri regionali del Lazio travolti dallo scandalo di Batman & co. di continuare a usufruire di regole che consentivano di percepire un ricco vitalizio dopo solo un quinquennio e già a cinquant’anni.
La prova è nei conti del Consiglio per quest’anno, dove compare una voce monstre di 20,4 milioni di euro. Quel capitolo comprende appunto la spesa per i vitalizi degli ex consiglieri regionali: ben 17 milioni. Si tratta di una cifra superiore di almeno l’8 per cento rispetto ai 16 milioni dello scorso anno, considerando che l’aumento di un milione è relativo a non più di nove mesi di trattamento. Una progressione certo inspiegabile senza una massiccia iniezione di vitalizi baby: i consiglieri che avrebbero avuto diritto all’assegno al termine della scorsa legislatura secondo le vecchie e favorevolissime regole sono ben 43 su 71. Fatto che suona offensivo nei confronti di tante persone costrette dai conti pubblici traballanti a rimandare di anni la pensione, nonché delle migliaia di esodati rimasti senza lavoro e senza assegno previdenziale.
Per quanto poi la cifra possa sembrare modesta, bisogna considerare che rappresenta oltre il 25 per cento del bilancio del Consiglio regionale del Lazio, che a forza di imporre tagli si è ridotto dagli oltre 100 milioni del 2010 ai 66 di quest’anno. Nel bilancio della Camera dei deputati la voce pesa invece circa il 13 per cento. Poco più della metà.
Quanto ai nomi dei destinatari dei vitalizi, sono incredibilmente circondati dal mistero. Chi ha provato, come il Movimento 5 Stelle che guida il comitato regionale di controllo, a chiedere gli elenchi agli uffici, si è sentito opporre un sorprendente rifiuto. Per motivi di privacy: privacy su come vengono spesi i soldi pubblici! E ha dovuto quindi percorrere la più lunga e tortuosa strada dell’accesso agli atti. Il che la dice lunga a proposito degli ostacoli, semplicemente inaccettabili in qualunque Paese civile, ancora disseminati in certe enclave istituzionali, sulla strada della trasparenza.
Più facile, invece, sapere chi ha avuto diritto alla liquidazione. Avete capito bene: la liquidazione. Ovvero il cosiddetto trattamento di fine mandato spettante a tutti gli ex consiglieri regionali: compresi coloro, come il famoso Franco Fiorito, rimasti invischiati nello scandalo dei fondi dei gruppi politici. Il regalino di fine avventura ammonta a 3,4 milioni di euro. Mediamente 48 mila euro a cranio, al termine di una legislatura durata meno di tre anni. Tre anni durante i quali la crisi ci ha fatto perdere almeno un milione di posti di lavoro.
Ma non quelli di quanti sono impegnati nel funzionamento di una macchina che a dispetto delle sforbiciate continua a essere ancora molto generosa nel dispensare risorse. A dimostrazione di quanto sia talvolta complicato tagliare, ci sono alcune voci che sopravvivono tuttora nel bilancio del Consiglio regionale del Lazio. Per esempio, i 4 milioni di euro destinati alle spese per la vigilanza. Oltre il quadruplo rispetto alla voce analoga presente nel bilancio del Consiglio regionale della Lombardia. Dove per «servizi di portineria e di sorveglianza» era previsto nel 2012 un impegno di 825 mila euro.