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 2013  ottobre 17 Giovedì calendario

FESTE, LUCI, SCOPERTE COM’ERA ALLEGRA L’ETÀ VITTORIANA


Siamo stati abituati a pensare all’Inghilterra vittoriana come a un Paese popolato da oscurantisti repressi, da reazionari bacchettoni e da puritani che coprivano persino le gambe dei tavoli, pur di non avere tentazioni peccaminose. Chissà come è nata questa leggenda. In realtà, l’epoca vittoriana è stato il periodo più fecondo di curiosità intellettuale, di idee e di innovazioni, tese a migliorare la propria vita e quella degli altri, che la storia ricordi.
Vittoria, che ha regnato dal 1837 al 1901, poco sapeva di economia e politica. Ma si è avvalsa di uomini capaci, come i primi ministri William Gladstone e Benjamin Disraeli, che hanno garantito con l’impero e la flotta la lunga e benefica Pax Britannica. Simon Heffer, nel libro The Victorians and the birth of modern Britain, fa un lungo elenco delle ragioni per le quali dovremmo essere tutti grati ai Vittoriani. Prima di loro, la Gran Bretagna era poco più di un Paese medioevale, con qualche isolata punta di eccellenza. Ma dagli Anni 40, con la decisione del primo ministro Robert Peel di abbassare i dazi doganali, tutto comincia a cambiare. Heffer nota come le grandi trasformazioni di quest’epoca non siano state decise dai governi, ma siano invece germogliate spontaneamente in un ambiente favorevole, che non disturbava o contrastava le iniziative individuali.
Grazie alla moderna ferrovia inventata da George Stephenson, la gente aveva la possibilità di muoversi facilmente e non era più obbligata a lavorare nei pressi della propria abitazione. Il motore a vapore muoveva navi sempre più grandi per i viaggi e i commerci, e nelle strade di Londra si installava l’illuminazione a gas. Negli anni vittoriani, Londra è stata il più grande cantiere del mondo: si abbattevano quartieri degradati per realizzare nuove strade e le prime linee della metropolitana; dovunque si scavava, si spostava, si costruiva qualcosa. Sorgevano nuovi stupefacenti palazzi pubblici, come il parlamento di Westminster, la Albert Hall, la stazione di St Pancras, il Museo di storia naturale. Con il Penny Black partiva il primo vero servizio postale e grazie al cloroformio Vittoria poteva partorire senza dolore il suo ottavo figlio, Leopoldo.
Dopo la «grande puzza» del 1858, che obbligò a sospendere i lavori del parlamento, Joseph Bazalgette progettò e costruì la rete fognaria di 132 chilometri che ancora serve dignitosamente i londinesi, e con i detriti realizzò le banchine del Tamigi. Nei piccoli paesi, come racconta il pregevole saggio di Bill Bryson Breve storia della vita privata, edito in Italia da Guanda, i curati di campagna, i cui doveri si limitavano al sermone settimanale e alle visite alle famiglie, avevano parecchio tempo libero. Molti furono contagiati, forse anche grazie alla lettura dei libri di Charles Darwin, dalla passione per la storia naturale e divennero riconosciuti studiosi di farfalle, coleotteri, conchiglie, uccelli e fiori selvatici.
L’epoca vittoriana portò anche grandi rivoluzioni sociali e vide nascere il concetto di privacy. La nuova famiglia borghese abitava in appartamenti protetti da tende alle finestre che impedivano la vista dall’esterno, e nelle case si poteva accedere solo per invito. L’approvazione del Bank Holiday Act, nel 1871, introdusse nel calendario un certo numero di feste ricorrenti, che prolungavano il riposo domenicale e diventavano occasione per le prime gite al mare. Gli uomini che lavoravano ottennero di poter votare, le donne – grazie anche alle campagne della prima infermiera e suffragetta, Florence Nightingale – videro riconosciuti molti diritti e ottennero una legge sul divorzio nel 1858.
L’edificio che più ha rappresentato l’ingegnosità e la grandezza del periodo vittoriano non esiste più. Fu innalzato in ferro e vetro a Hyde Park per l’esposizione universale del 1851, su progetto di Joseph Paxton, un semplice costruttore di serre la cui idea di pannelli prefabbricati venne giudicata migliore degli altri 240 progetti presentati. Pochi edifici hanno superato per grandiosità e bellezza il Crystal Palace, innalzato su una superficie di 92.000 metri quadrati, lungo 564 metri e alto 40, e ricoperto dalla maggiore quantità di vetro mai concentrata in uno stesso luogo. I 14 mila espositori venuti da ogni parte del mondo restarono senza fiato nel vederlo, così come i milioni di visitatori dell’esposizione. Smontato e rimontato in un altro parco, il Crystal Palace fu distrutto da un incendio nel 1936 e tutto quello che ne resta è un’arcata di metallo, anonimamente installata in un cancello vicino a Kensigton Palace.
Tra il 1851 e il 1901, anno della morte di Vittoria, la popolazione della Gran Bretagna è passata da 16 a 44 milioni di abitanti, registrando il più lungo periodo di prosperità del Paese. Un’epoca non solo felice, caratterizzata com’è stata anche dallo sfruttamento del lavoro minorile, dalla povertà e dal degrado dei quartieri di Londra raccontati da Charles Dickens. Ma se nel 1840 solo il 20% dei bambini andava a scuola, nel 1880 l’educazione era disponibile quasi a tutti, molto più diffusamente che nel resto d’Europa.
Per replicare il miracolo dell’epoca vittoriana oggi occorrerebbero ingenti risorse finanziarie e l’impiego di una vasta burocrazia. I governi dell’epoca riuscirono a fare tutto con pochi soldi e poche leggi. Liberarono semplicemente l’energia del Paese, e quella di migliaia di uomini e donne che volevano un futuro migliore.