VARIE 17/9/2013, 17 settembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - LA CONCORDIA RADDRIZZATA
CORRIERE.IT
L’operazione di rotazione si è conclusa». L’annuncio di Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, arriva alle 4 del mattino. L’impresa che pareva impossibile, seguita in tutto il mondo con l’attenzione che merita un evento senza precedenti, si è conclusa. «È fatta - ha detto Gabrielli - la Concordia ormai è allineata». Applausi, abbracci, scene di gioia tra i tantissimi che hanno seguito da vicino il lavoro dei tecnici, degli ingegneri, degli uomini della Protezione civile che da lunedì mattina hanno risollevato la Costa Concordia e, insieme, anche l’immagine di un Paese che era naufragata insieme alla nave sugli scogli del Giglio. Qualcuno si è commosso fino alle lacrime, come il sindaco dell’isola, mentre nel porto e a largo suonavano in segno di festa le sirene delle navi.
Il raddrizzamento della Concordia Il raddrizzamento della Concordia Il raddrizzamento della Concordia Il raddrizzamento della Concordia Il raddrizzamento della Concordia Il raddrizzamento della Concordia
VERTICALE - Adesso la Concordia, ruotata di 65 gradi, si trova in posizione verticale e poggia sulle piattaforme create ad hoc a formare un fondale artificiale a circa 30 metri di profondità. A questo punto può pensare a studiare le fasi successive, montando i cassoni per farla galleggiare, ma soltanto dopo aver valutato i danni. «Si tratta di un primo step importantissimo - ci tengono a sottolineare i tecnici -ma c’è ancora tanto lavoro» dato che il relitto va spostato. Insomma, il primo progetto si è concluso con successo, meglio di così non poteva andare, concordano gli esperti. «Ora mi vado a fare una birra e poi a dormire» ha detto Nick Sloan, il direttore delle operazioni di rotazione della Concordia, tornando sulla terra ferma dopo aver lasciato la control room in mare.
Tecnici e operai accolti come eroi
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FASI SUCCESSIVE - Ora la prima cosa da fare è la messa in sicurezza della Concordia: bisogna controllare le condizioni della fiancata danneggiata, con le luci del giorno (sul lato si notano le deformazioni provocate dagli scogli), in modo da valutare al meglio i prossimi passi da compiere: la nave va riparata prima di poterla spostare. Inoltre, restano da verificare le condizioni delle acque, scongiurando la fuoriuscita di sostanze inquinanti, ma questo si potrà capire con chiarezza nella mattinata di martedì. «Non credo che sarà una bomba ecologica - ha commentato Maria Sargentini, presidente dell’osservatorio ambientale sulla Concordia -. Siamo arrivati fino a questo punto rispettando ciò che avevamo previsto: non vedo perché ciò non debba valere anche per l’aspetto ambientale. Forse ci sarà da raccogliere qualcosa».
L’OPERAZIONE - Il relitto che si è completamente staccato dalle rocce è stato tirato su prima dai cavi e poi dai cassoni (alti l’equivalente di 7 piani) che si sono riempiti d’acqua per portare la nave al suo assetto definitivo. L’operazione di raddrizzamento della Costa Concordia (definita parbuckling in gergo tecnico) era cominciata verso le 9 del mattino di lunedì, con un tempo complessivo stimato in circa 12 ore. Tempo che in seguito si è considerevolmente allungato, anche se i responsabili hanno sempre negato complicazioni nell’operazione. Operazione durante la quale si sono anche cercati, per ora senza successo, i due corpi dispersi di Maria Grazia Trecarichi e Russel Rebello, dati per morti durante il naufragio.
Il recupero della Concordia: i volti Il recupero della Concordia: i volti Il recupero della Concordia: i volti Il recupero della Concordia: i volti Il recupero della Concordia: i volti Il recupero della Concordia: i volti
NESSUN RISCHIO INQUINAMENTO - «Pensavamo che ci volessero 12 ore, ma se anche ne servono 15 o 18 l’obiettivo è fare bene. Non ci sentiamo in ritardo, siamo contenti di come le cose stanno andando» aveva fatto il punto a metà pomeriggio di lunedì il responsabile del progetto di rimozione della Concordia per la Costa Crociere, Franco Porcellacchia. A rallentare il lavoro forse il mare mosso e il vento a 20 nodi, condizioni meteo che in ogni caso non hanno bloccato le manovre.
LA PARTITA NON È FINITA - Nel corso delle operazioni di parbuckling si era registrata una «significativa deformazione della fiancata di dritta», come aveva spiegato nella mattinata il capo della Protezione civile, Gabrielli. E nel tardo pomeriggio, lunedì, le operazioni si erano interrotte per un’ora e si era reso necessario l’intervento dei tecnici per far scorrere quattro cavi non più in tensione. «I tecnici si sono arrampicati sui cassoni - ha sottolineato in conferenza stampa l’ingegnere Franco Porcellacchia - Si tratta di un intervento previsto per far sì che i cavi scivolassero lungo i cassoni, per il resto tutto procede. La nave reagisce bene». Si «andrà avanti a oltranza tutta la notte» aveva sottolineato Gabrielli.
MINISTRO ORLANDO: «STOP A POLEMICHE» - In serata, lunedì, è arrivato al Giglio il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando: «Basta polemiche, è come se si trattasse di una operazione a cuore aperto - ha detto il ministro - Sono state prese tutte le misure precauzionali e si sono mobilitate le migliori forze del Paese, si tratta di una operazione oggettivamente difficile ma sta riuscendo». Il ministro Orlando ha poi aggiunto: «Non lasceremo spazio a nessuna improvvisazione. C’è stato un monitoraggio delle acque, la qualità è immutata rispetto all’ inizio delle operazioni, qualche oggetto galleggia, ma non c’è un effetto negativo ambientale. L’effetto complessivo si vedrà quando il relitto sarà rimosso».
La felicità della gente del Giglio
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36 CAVI DI ACCIAIO - Nella fase iniziale la Concordia è stata imbragata con 36 cavi di acciaio con un tiro iniziale di 60 tonnellate. Cavi, con incremento di tiro di circa 10 tonnellate, serviti fino alla rotazione di 24 gradi. Il movimento è monitorato con le apparecchiature e per mezzo di telecamere subacquee. Per riportare in piedi lo scafo i cavi sono stati tirati di circa 21 metri, 3,5 metri per ogni ora in modo da effettuare un’azione costante ma non pericolosa per la struttura della nave. Per ruotare la Concordia i tecnici hanno poi posizionato sei piattaforme marine, di cui le tre maggiori misurano 15 metri per cinque, sorrette da 21 pali di 1.6 metri di diametro, fissati alla roccia ad una profondità di 9 metri, che assieme ai sacchi di una speciale malta cementizia (da recuperare ad operazioni ultimate) saranno il nuovo letto della nave. I martinetti idraulici collegati alle catene di acciaio sono utilizzati per «tirare» lo scafo da due lati. Tutte le operazioni avvengono da remoto, per motivi di sicurezza.
Le operazioni di rotazione della Concordia Le operazioni di rotazione della Concordia Le operazioni di rotazione della Concordia Le operazioni di rotazione della Concordia Le operazioni di rotazione della Concordia Le operazioni di rotazione della Concordia
PRELIEVI OGNI ORA - L’Agenzia regionale di Protezione Ambientale Arpat toscana effettua, da terra, prelievi di acqua ogni ora per controllare eventuali forme di inquinamento dovute al recupero. A seguito delle operazioni di raddrizzamento della nave potrebbero esservi delle fuoriuscite di materiali inquinanti (detergenti, saponi, combustibile, oli). Oltre ai rilevamenti dalla costa sono in corso altri monitoraggi a circa 100 metri dallo scafo in condizioni di sottovento, mentre la nave oceanografica «Poseidon» si occupa dell’acqua al largo.
«Credo che ci siano tutte le condizioni per una richiesta di danni ambientali» ha detto il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, a margine di un incontro in Bocconi a Milano, sulla possibilità che il dicastero, dopo aver accertato i danni provocati dal naufragio della Concordia, avanzi una richiesta di risarcimento nei confronti della Costa.
L’arrivo al molo di Sloan, il protagonista del parbuckling
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SCHETTINO CHIUSO IN CASA- Intanto Francesco Schettino, il comandante della Concordia, è chiuso nella sua casa a Meta di Sorrento (Napoli). Studia le carte del processo con i suoi avvocati e non risponde né al telefono né agli amici. «Non parla neppure con me», ha riferito Carlo Sassi, ex sindaco della cittadina della Penisola sorrentina e suo portavoce e strenuo difensore al momento del disastro. «Sono mesi - aggiunge Sassi - che non lo sento. Non mi chiama, non si è fatto più sentire». Alla domanda di quale possa essere il motivo di questo drastico cambiamento, Sassi dice «che forse è la nuova linea difensiva dell’ultimo avvocato. Sa - conclude - ne ha cambiati in questi mesi».
DE FALCO - «Mi piace vedere che le energie degli attori in gioco, pubblico e privato, quando si integrano, danno i risultati sperati» commenta il comandante Gregorio De Falco, che la notte del 13 gennaio 2012 coordinava i soccorsi dalla capitaneria di porto di Livorno e che nelle fasi più concitate fu protagonista anche di perentori contatti telefonici con il comandante Schettino. «Se anche all’epoca - aggiunge De Falco - non fossero venuti a mancare i dovuti apporti degli altri attori coinvolti saremmo sicuramente riusciti a salvare tutti...». Pure in questa giornata, nelle ore del recupero del relitto, De Falco è alla centrale operativa della Capitaneria di Porto di Livorno, dove segue l’operazione. «Questa dimostrazione di capacità tecnica ed organizzativa che stiamo offrendo alla pubblica opinione mondiale riscatta l’immagine di un’Italia approssimativa e cialtrona e mi inorgoglisce profondamente», conclude.
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Messa in sicurezza della nave, che poi andrà riportata sulla linea di galleggiamento e quindi trainata nel porto scelto per lo smantellamento. Queste le prossime tappe per Costa Concordia, dopo il successo dell’operazione di raddrizzamento conclusa nella notte all’Isola del Giglio. Dunque, il prossimo passo saranno la messa in sicurezza e la stabilizzazione del relitto e la valutazione delle condizioni della nave, considerando che il lato che si è appoggiato sullo scoglio dell’isola è vistosamente deformato e danneggiato, anche se pare in condizioni migliori di quanto ci si aspettasse.
LETTA: «ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’» - Nel pomeriggio il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha ricevuto a Palazzo Chigi, dopo poche ore dalla fine delle operazioni, il prefetto Franco Gabrielli: «Abbiamo dimostrato a tutto il mondo che gli italiani e gli amministratori pubblici italiani si assumono responsabilità gravose - ha detto Letta - è un modo per voltare una pagine dell’immagine pubblica del nostro Paese dopo l’immagine della fuga dalle responsabilità». Il premier ha poi aggiunto: «Ciò che ci inorgoglisce di più, come pubblica amministrazione, è il modo trasparente, davanti ai media di tutto il mondo, in cui si è dimostrato come ci si assumono le responsabilità». Presente all’incontro anche il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando: «È giusto essere orgogliosi ed è giusto pensare ai due corpi ancora intrappolati nella nave - ha sottolineato Orlando - Per quanto riguarda il bilancio ambientale è assolutamente positivo rispetto ai rischi, la qualità dell’acqua è rimasta immutata».
SLOANE: «IN VIAGGIO NON PRIMA DI PRIMAVERA» - «Fino a quando non esaminiamo i danni e non abbiamo fatto tutti i calcoli di resistenza della struttura non posso dire quando la Concordia sarà rimossa. Ma secondo me, ciò non avverrà prima della prossima primavera». Così Nick Sloane, l’ingegnere che ha «inventato» il progetto di recupero, ha confermato le previsioni dei tecnici sui tempi di permanenza del relitto al Giglio. «È una domanda che mi hanno fatto molto spesso nelle ultime settimane - ha spiegato martedì, in una conferenza stampa in cui ha parlato di «risultato eccezionale» - ma finchè non osserveremo bene il danno sulla fiancata di dritta non possiamo essere sicuri su come fare».
SCAFO «IRROBUSTITO» - Verrà probabilmente irrobustito lo scafo della nave, che, mediante cavi di acciaio, sarà assicurata con maggiore sicurezza alla piattaforma. Un’operazione necessaria per prevenire qualunque rischio relativo alle condizioni meteomarine, visto che la Concordia dovrà rimanere ancora davanti all’isola del Giglio presumibilmente fino alla prossima estate.
RELITTO IN GALLEGGIAMENTO - La fase successiva sarà quella di riportare il relitto in galleggiamento, dato che ora i due terzi della nave sono ancora sotto l’acqua. Per questa operazione è necessario posizionare sul lato danneggiato della nave, in modo simmetrico, 11 cassoni uguali a quelli già installati sul lato opposto e che sono stati utilizzati per il raddrizzamento della nave. A questo punto i cassoni, pieni d’acqua, saranno progressivamente svuotati dando così la spinta necessaria per riportare lo scafo in galleggiamento.
«LITE FRA PORTI» - Quindi il relitto dovrà essere trainato verso un porto per il suo smantellamento. Al momento quale sia lo scalo non è chiaro: Piombino è quello più vicino e dove sono in corso lavori infrastrutturali proprio per accogliere la nave ed inoltre sarebbe quello che offrirebbe la filiera più corta per lo smaltimento dei rifiuti ferrosi. Ma in lizza ci sono anche Civitavecchia e Palermo, dove vengono costruite navi come la Concordia, e dove vi è una delle sedi di Fincantieri, che tra l’altro ha costruito i cassoni utilizzati per il raddrizzamento. E anche Napoli si è proposta.
BUSINESS RICCHISSIMO - Una gara che rappresenta in realtà un business da centinaia di milioni di euro: assicurarsi lo smantellamento della Costa Concordia vorrebbe dire dare lavoro a centinaia di operai per un lungo periodo di tempo. Intanto cinque lance della Concordia dovrebbero partire a bordo di portacontainer per essere smantellate in un porto della Turchia.
«RISULTATO ECCEZIONALE» - «Un risultato eccezionale». Sloane non trattiene l’entusiasmo nel giorno del successo. Ammette di aver «vissuto gli ultimi giorni con una grande tensione: è stato come alle montagne russe». Orgoglioso nel poter dire che «non è stato commesso nessun errore», l’ingegnere esalta il «lavoro di team» e si dice «onorato di aver fatto parte di questa squadra» con le sue «26 nazionalità diverse».
«NON VORREI ESSERE NEI PANNI DI SCHETTINO» - «Cosa penso di Schettino? Non vorrei essere nei suoi panni». Così Sloane ha risposto ai cronisti che gli chiedevano un commento sul comandante della Concordia. Certo, ha aggiunto Sloane, «se sei un capitano, quel che è capitato è la cosa peggiore che ti possa accadere. Ma è un fatto che riguarda solo lui e di cui solo lui deve occuparsi».
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Alle 4 l’annuncio ufficiale: la rotazione della Concordia e’ conclusa, il relitto e’ tornato in asse. Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli lo ha comunicato ‘al mondo’ insieme ai responsabili del progetto per la Costa, Franco Porcellacchia, e per il consorzio Micoperi, Sergio Girotto. Cosa stessero per dire e’ stato chiaro fin dal loro ingresso in sala stampa: sorridenti che di piu’ non si puo’, si sono abbracciati, si sono applauditi vicendevolmente. Intanto, fuori le imbarcazioni di appoggio alle operazioni suonavano le sirene. ”Meglio di cosi’ non poteva andare”, ha sintetizzato Porcellacchia.
concordia04E anche sotto l’aspetto ambientale non emergono problemi: ”Non credo che sara’ una bomba ecologica”, ha spiegato Maria Sargnetini, presidente dell’osservatorio. Pochi minuti dopo, accolto come una star, insieme al suo team e’ sbarcato sull’Isola Nick Sloane, il senior salvage master della Titan Micoperi, che ha diretto le operazioni di rotazione della Concordia, gestendole da una control room galleggiante a pochi metri dal relitto. “Provo sollievo e sono orgoglioso, cosi’ come il mio team – ha detto appena varcate le transenne del porto – e sono un po’ stanco, mi vado a fare una birra e vado a dormire. Mando un bacio a mia moglie“. La rotazione della nave e’ il primo passo per portarla via dal Giglio, non prima della primavera, pero’. Sul lato emerso sono evidenti i segni degli scogli. Il prossimo passo e’ metterla in sicurezza, per permettere ai tecnici di entrarvi e iniziare i lavori. Priorita’ e’ la ricerca dei due corpi ancora dispersi, la passeggera italiana Maria Grazia Trecarichi e il membro indiano dell’equipaggio Russell Rebello. “Mi auguro che domattina sarà l’occasione per restituire i due corpi ai loro cari“, aveva detto ieri sera il ministro della Salute Andrea Orlando, nel corso di una visita lampo sull’isola per fare il punto della situazione. Purtroppo non è stato così.
180955038-ee316781-c6e5-4eee-b838-50bb77839c79Uno dei gialli dell’operazione, invece, è stato un bel graffito spuntato sulla parte appena emersa del relitto. Recita “Kit Kat Big Dawg“. Accanto, il disegno di una faccia con i capelli alla Burt Simpson. Non è chiaro chi lo abbia realizzato, ma evidentemente deve essere stato qualcuno del personale impegnato nelle operazioni del parbuckling. La cosa non è sfuggita alla direzione dei lavori, che ha provveduto immediatamente a mandare un operaio per rimuovere i segni.
“La fiancata della Concordia e’ molto danneggiata, ma non ci sono spaccature enormi ne’ penetrazione di roccia. Insomma, meglio di cosi’ non poteva andare” ha detto il responsabile del progetto rimozione della nave, Franco Porcellacchia, a rotazione conclusa. “Eravamo convinti che il progetto fosse quello giusto – ha sottolineato il tecnico – ma un minimo di timore che le cose non sarebbero andate come volevamo c’e’ stato. Ora lavoreremo subito per capire gli interventi da fare. E’ ragionevole pensare di portare via il relitto entro la prossima primavera“. E ha concluso: “intanto vedremo nei prossimi giorni come si’ e’ assestata sulla piattaforma. Ma non ci sono dubbi: la rotazione e’ riuscita e quello che e’ davanti ai nostri occhi e’ piu’ che soddisfacente“.
“Pochi paesi al mondo avrebbero potuto mettere insieme” cio’ che serviva per “un’operazione di queste dimensioni” ha concluso Nick Sloan, il direttore delle operazioni di rotazione della Concordia, al termine delle operazioni di rotazione.
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Un’operazione di recupero mai realizzata prima d’ora, possibile grazie all’ingegneria del consorzio italo-americano Titan-Micoperi e alle competenze tecnologico-produttive di un manipolo di aziende italiane leader nei rispettivi comparti. Il raddrizzamento della Costa Concordia – iniziato ieri mattina alle 9 nelle acque dell’Isola del Giglio (in ritardo di tre ore a causa di un temporale notturno) e andato avanti per tutta la notte con tempi più lunghi rispetto a quelli previsti – è una miscela di saper fare "presto-e-bene" che dà lustro alla manifattura made in Italy, "aiutata", in questa occasione, da buone remunerazioni.
«In questo progetto non abbiamo certo potuto privilegiare il prezzo più basso – spiega Franco Porcellacchia, responsabile del recupero del relitto per la compagnia Costa Crociere –, ma esclusivamente i tempi di realizzazione. Le aziende da noi incaricate, che hanno lavorato notte e giorno per assicurare la consegna nei tempi previsti, in molti casi non hanno rivali nei rispettivi settori». Fincantieri, Cimolai, Rosetti, Gas&Heat, Trevi, Fagioli, Nuova Olmec sono i nomi delle imprese che, guidate e coordinate da Costa, hanno permesso l’operazione di parbuckling, da tutti considerata senza precedenti per la posizione e le dimensioni della nave (114mila tonnellate, 298 metri di lunghezza), naufragata e adagiatosi su un fianco la notte del 13 gennaio 2012.
La prima (e più delicata) fase dei lavori, cioè il distacco dell’imbarcazione dalle rocce sulle quali si era incagliata e la sua rotazione fino a 24 gradi, che ha assorbito gran parte della giornata di ieri, è stata possibile grazie ai martinetti idraulici (strand jack) costruiti, installati e controllati dall’emiliana Fagioli. «Si tratta di motori che tirano i cavi di acciaio e che sono fissati sui cassoni (36 martinetti) e sulle torri di ritenuta (22) – spiega Porcellacchia –. Si può dire che rappresentino il cuore del progetto di rotazione del relitto: è una tecnologia di altissimo livello, che deve essere comandata a distanza dal produttore». Il valore della commessa assegnata da Costa Crociere a Fagioli sfiora i 20 milioni.
La tecnologia dei martinetti ha superato ieri la prova più delicata, consentendo di mettere in tensione i cavi di acciaio fissati alla sommità dei cassoni centrali e alle piattaforme. «Siamo soddisfatti, tutto sta procedendo secondo i piani», hanno detto a fine serata il capo della protezione civile, Franco Gabrielli e il responsabile delle operazioni di rimozione della nave per Titan-Micoperi, Sergio Girotto. «Ma non parliamo di ritardi – hanno sottolineato – perché il nostro unico interesse è fare le cose per bene, nella massima sicurezza. Avevamo ipotizzato 12 ore, ma anche impiegandone 15 o 18 l’obiettivo è raggiunto lo stesso». La soddisfazione degli operatori è rafforzata dall’assenza di perdite liquide o gassose in uscita dalla nave, ruotata fino a 65 gradi grazie agli 11 cassoni di acciaio installati nei mesi scorsi sul lato emerso, e riempiti di acqua ieri una volta che hanno toccato il mare.
È a Fincantieri che si deve la costruzione "su misura" di questi cassoni a forma di parallelepipedo (e anche degli altri quattro che saranno installati sempre sul lato emerso e dei 15 da posizionare sul lato finora sommerso, per un totale di 30 cassoni) e dei due blister tank, cassoni speciali che avvolgono la prua. Tutti utili per rimettere in asse la nave e per tornare a farla galleggiare nei prossimi mesi (lo spostamento dal Giglio è previsto per maggio-giugno). I cassoni, e le relative operazioni di carpenteria metallica, sono stati realizzati da Fincantieri in otto mesi, nei quattro cantieri di Genova, Palermo, Napoli e Ancona. Il valore della commessa è di circa 60 milioni.
È a un leader mondiale dell’ingegneria del sottosuolo, la romagnola Trevi, che si devono invece le perforazioni, tra la nave e il lato terra, che hanno permesso l’ancoraggio al fondo marino delle 11 torri di ritenuta servite sempre ieri durante la fase di raddrizzamento. Il valore della commessa delle perforazioni è di 15-20 milioni di euro. Le torrette, di colore rosso, sono sostenute da altrettanti blocchi di acciaio (anchor block) costruiti dall’officina spezzina Nuova Olmec, specializzata in lavori offshore (valore circa 5 milioni).
Una delle fasi più complesse del progetto è stata la costruzione del falso fondale, formato da sei piattaforme l’una diversa dall’altra che insistono su 21 pali, sul quale è stato poggiato il relitto dopo la rotazione di 65 gradi (a circa 30 metri di profondità). Piattaforme e pali sono stati costruiti da tre aziende italiane, Rosetti di Ravenna, Cimolai di Udine e la pisana Gas&Heat, utilizzando 12mila tonnellate di acciaio. Il valore della commessa è di circa 40 milioni di euro.
«La forte deformazione che ha subito la fiancata sommersa della nave prevedibilmente complicherà l’installazione dei cassoni su quel lato – ha precisato ieri Gabrielli – e conferma la nostra decisione di eseguire la rotazione della nave prima dell’inverno per poter poi verificare, progettare e installare quello che serve». Come previsto, il movimento di rotazione è stato molto lento e soggetto a costante controllo, guidato dal salvage master Nick Sloane, a capo di un team di undici persone che ha preso posto fin dalle otto di mattina sulla control room, il centro operativo di controllo posizionato su una chiatta a pochi metri dalla prua della nave.