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 2013  luglio 15 Lunedì calendario

Anno X – Quattrocentoottantaquattresima settimanaDall’8 al 15 luglio 2013Vi avevano detto«A questo governo non c’è alternativae proprio per questo è molto forte»Volevano dire: a meno che non si metta nei guai da solo

Anno X – Quattrocentoottantaquattresima settimana
Dall’8 al 15 luglio 2013

Vi avevano detto

«A questo governo non c’è alternativa
e proprio per questo è molto forte»

Volevano dire: a meno che non si metta nei guai da solo.
E infatti: aver riconsegnato al vecchio dittatore kazako Nazarbaev la moglie e la figlioletta di sei anni del dissidente Ablyazov mette in pericolo il posto di Alfano e Bonino ai due ministeri più importanti (Interni ed Esteri); Berlusconi ha ribadito il suo appoggio a Enrico Letta, ma ancora sabato Brunetta ha detto che, in caso di condanna del Cav in Cassazione (processo Mediaset), il Pdl toglerà il suo appoggio al governo; e comunque l’appoggio potrebbero toglierlo, in caso di condanna, quelli del Pd sostenendo che è impossibile restare alleati ad un partito guidato da un pluripregiudicato. C’è poi il guaio in Giunta per le elezioni: l’elezione di Berlusconi nel collegio del Molise va confermata o il Cavaliere deve essere considerato ineleggibile (Pd laceratissimo)? Aggiungiamo l’offensiva permanente contro il ministro dell’Economia, Saccomanni, che i pidiellini vedono come il fumo negli occhi (quella poltrona la volevano loro). Il pepe su questa minestra fin troppo saporita ce l’ha messo da ultimo Calderoli dicendo della ministra Cécile Kyenge: «Quando la vedo non posso non pensare a un orango». Calderoli è vicepresidente del Senato e i democratici vorrebbero che, dopo questa ennesima manifestazione di razzismo, lasciasse la carica. Lui ha fatto marameo e il centro-destra, prendendo le distanze dalle sue parole, lo difende. Insomma i due alleati, che dovrebbero largamente intendersi, passano invece il tempo a largamente accapigliarsi.

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Vi avevano detto

«L’Italia è un paese troppo complicato
gli stranieri se ne tengono alla larga»

Volevano dire: a meno che le aziende non gli siano vendute direttamente.
Registriamo così, solo negli ultimi sette giorni, il passaggio ai francesi di Lvmh di Loro Piana, maestri del cachemire, da sette generazioni installati a Quarona Sesia in provincia di Vercelli. E quella di Pernigotti - gianduiotti e altri prodotti di pasticceria, con sede a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, dal 1860 - ai turchi della famiglia Toksoz. La Coldiretti stima in più di dieci miliardi il valore dei marchi storici del solo agroalimentare passati agli stranieri. Il conto, se si fa mente locale alla lista delle acquisizioni, è in realtà assai più pesante. Nell’alimentare bisogna ricordarsi di Algida, Bertolli, Santa Rosa, Riso Flora, Parmalat, Galbani e Invernizzi, Cademartori, Locatelli, Buitoni, Sanpellegrino, Perugina, Motta, Antica Gelateria del Corso, Cova, Valle degli Orti, Peroni, Gancia. E nella moda i nomi sono altrettanto importanti: Fendi, Pucci, Gucci, Safilo, Bulgari, Brioni, Valentino, Pomellato, Acqua di Parma, Bottega Veneta, Sergio Rossi.

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Vi avevano detto

«Siamo il paese dei figli e figliastri
Chi nasce fuori dal matrimonio è perduto»

Volevano dire: fino a oggi. Ma la scorsa settimana il governo ha varato il decreto legislativo con cui si cancella ogni differenza: in Italia, d’ora in poi, ci saranno solo "figli" e basta, senza nessuna specificazione ulteriore. A parte la rivoluzione nel costume (ma la legge viene dopo che la sensibilità popolare ha già fatto giustizia delle vecchie discriminazioni), è importante sapere che, al momento delle eredità, i figli naturali avranno gli stessi diritti degli altri e, soprattutto, saranno considerati parenti anche di zii, cugini e cognati. Inoltre un padre non potrà più disconoscere il figlio di sua moglie se dalla nascita sono passati cinque anni. E infine i figli naturali saranno ascoltati in tribunale nelle cause che li riguardano. Si calcola che un neonato su quattro venga al mondo in Italia fuori del matrimonio.

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Vi avevano detto

«La legge sullo stalking
renderà dura
la vita dei molestatori»

Volevano dire: se giudici e polizia la applicheranno. Rosy Bonanno, per esempio, una palermitana di 25 anni, aveva denunciato il marito per stalking ben sei volte. E nessuno è mai intervenuto. Alla fine lui, Benedetto Conti, l’ha ammazzata con sedici coltellate. I due erano separati e avevano un figlio di due anni, davanti al quale si sarebbe consumata la tragedia. Dopo la separazione, Rosy era andata a vivere con i genitori nel quartiere di Villabate. Benedetto aveva il permesso di vedere il bambino due volte a settimana, ma si presentava invece tutti i giorni e tutti i giorni erano discussioni e scenate. Finché, mercoledì della settimana scorsa, avendo trovato Rosy in casa da sola, non l’ha finita, tentando poi di avvelenarsi col veleno per topi. Il giorno prima, a Landriano (Pavia), un’altra donna, Tiziana Rizzi, 36 anni, era stata uccisa dal marito, Marco Malabarba, con una coltellata. Anche i Malabarba avevano un figlio e il bambino era in casa al momento del delitto. Nonostante il clamore che oggi suscitano - e giustamente - queste tragedie, è bene tuttavia ricordare che le statistiche segnalano un calo costante negli anni del fenomeno: l’ultima, dell’Eures, ha registrato nel 2012 la morte per femicidio (è il termine corretto) di 159 donne contro le 170 del 2011.