Giornali vari, 8 luglio 2013
Anno X – Quattrocentoottantatreesima settimanaDal 1° all’8 luglio 2013Vi avevano detto«Attenti alle partenze d’agostoe agli ingorghi di 30 chilometri»Volevano dire: quello è un ricordo dei bei tempi andati
Anno X – Quattrocentoottantatreesima settimana
Dal 1° all’8 luglio 2013
Vi avevano detto
«Attenti alle partenze d’agosto
e agli ingorghi di 30 chilometri»
Volevano dire: quello è un ricordo dei bei tempi andati. Le giornate col bollino nero non esistono più
L’anno scorso il bollino nero venne piazzato al 3 agosto, tra le 6 di mattina e le due del pomeriggio. Il Centro coordinamento della Polizia dice che anche quest’anno il 3 agosto può essere un giorno difficile, ma non da bollino nero. I bollini neri, cioè le giornate di grande esodo, anzi, non esistono più. La Questura sostiene che siamo diventati più saggi e scaglioniamo le partenze. In realtà questo è l’effetto più appariscente delle difficoltà in cui si trovano le famiglie: tutti i dati confermano che si parte di meno, si fanno vacanze più brevi, si scelgono posti, periodi, alberghi meno costosi (la Coldiretti vede senz’altro due milioni di vacanzieri in meno rispetto all’anno scorso, cioè un calo del 18%). Del resto: nel 2012 abbiamo fatto quattro milioni di telefonate in meno, ridotto di un quarto l’acquisto di appartamenti, rinunciato a 80 mila automobili, risparmiato 3,4 miliardi di litri di benzina. E nonostante questa spending review casalinga siamo in rosso lo stesso, perché nel frattempo lo Stato ha aumentato tasse e prelievi, sicché il saldo è di 85 miliardi risparmiati tra il 2008 e il 2012, ma di 98 miliardi tagliati in qualche modo sui redditi dello stesso periodo. Siamo dunque 13 miliardi sotto. Per cavarcela abbiamo fatto ricorso ai risparmi (bruciando 520 miliardi) o ci siamo indebitati (impegnando il 65% del reddito contro il 30,8 di cinque anni fa) oppure abbiamo saltato il pagamento di mutui e bollette (morosi sui mutui: +36% in due anni) o anche ci siamo venduti casa provocano una discesa dei prezzi (per ora contenuta: -3-5% a Milano, -5,6% a Roma).
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Vi avevano detto
«La primavera araba porterà
anche la democrazia in quei paesi»
Volevano dire: finché saranno d’accordo i militari
È il caso dell’Egitto: Mohammed Morsi, islamista moderato, regolarmente eletto l’anno scorso nella prima consultazione democratica della storia del paese, è stato destituito dai militari lo scorso 4 luglio e rinchiuso (forse) nella sede della Guardia repubblicana del Cairo. È vero che il golpe è stato propiziato da manifestazioni di massa enormi. Ma a queste si sono contrapposte contromanifestazioni dei Fratelli Musulmani, il partito vincitore delle elezioni di un anno fa, e i blindati hanno avuto il loro daffare, in questi giorni, per tenere separati i due popoli. Ci sono stati in ogni caso un centinaio di morti, gli ultimi (una quarantina) lunedì mattina a seguito di un tentato assalto alla presunta prigione di Morsi. Il nuovo presidente ad interim, nominato dai generali, è Adly Mansour, già capo della Corte costituzionale. Sul premier non ci si riesce a mettere d’accordo, perché i salafiti - estremisti islamici che fanno parte della composita formazione dei ribelli - non vogliono un laico. Ma i salafiti, lunedì, subito dopo la strage della Guardia repubblicana, sono saliti sull’Aventino, denunciando l’alleanza con i militari. Una lunga guerra civile, dalle conseguenze incalcolabili, è possibile.
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Vi avevano detto
«La disoccupazione italiana
alla fin fine è colpa dell’Europa»
Volevano dire: stando così le cose, solo l’Europa può darci una mano.
E in effetti qualche aiuto da Bruxelles forse arriva. In pratica: se faremo progetti credibili per 7-8 miliardi, l’Europa ne metterà altrettanti. Non dovremo però sforare il famoso limite del 3% di deficit sul Pil. E comunque questa boccata d’aria non sarà possibile prima del 2014. In ogni caso: gli eventuali progetti saranno esaminati dai nostri partner europei uno per uno, e con la massima severità. Intanto il nostro ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è sotto attacco del centro-destra: il Fondo monetario ha detto che l’Imu sarebbe meglio mantenerla così com’è e Saccomanni ha risposto: «Terremo conto di questo parere». Apriti cielo. Gasparri, per esempio, ha dichiarato: «Basta con questi tecnici di seconda fila».
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Vi avevano detto
«Quando nasce un bambino
è la mamma che deve stare a casa»
Volevano dire: a meno che il papà...
E infatti in Francia, dove le donne rappresentano il 96% delle domande di congedo parentale (solo il 4% delle richieste riguardano i padri), il governo ha approvato un pacchetto di misure che stabilisce che agli uomini spetteranno per legge 6 mesi di paternità (oggi solo uno), sui tre anni autorizzati per ogni coppia, con assegno garantito dallo Stato. Contrariamente al passato, il periodo che spetta all’uomo non potrà essere scambiato con l’altro genitore. Questa sensibilità francese fa il paio con quella cinese: a Pechino è stata varata una legge con cui si vieta a uomini e donne di trascurare i vecchi genitori.