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 2013  settembre 09 Lunedì calendario

SANTORO: MEGLIO RENZI CHE NIENTE MIELI: B. FINITO

Se esistesse un antidoto all’amore, non staremmo qui a parlare delle sue conseguenze. Qui – dopo la pioggia, in attesa di un arcobaleno che non arriverà – c’è l’Italia in lacrime, ancora scossa dai fremiti di una passione (è il caso di dirlo) travolgente. Sul palco dell’incontro di chiusura della festa del Fatto si danno la mano Paolo Mieli e Michele Santoro. E si parlano d’amore, in una conversazione incrociata sugli effetti della freccia di Cupido sui popoli che sono stati folgorati da Hitler, Stalin, Mussolini. E da B. Per prima cosa – chiariscono i due ospiti – il paragone non riguarda il modo con cui i quattro hanno gestito il potere. “Nei vent’anni di berlusconismo, l’Italia non ha vissuto un regime”, spiega Santoro. “Un regime è un’altra cosa”. Ciò di cui ci si occupa questa sera è la capacità d’irretire, sedurre, persuadere. Intanto – spiega il conduttore di Servizio pubblico - “nelle dittature quelli che s’innamorano sono una minoranza. Molto più numerosi sono i conformisti, i vili, gli opportunisti”. E comunque – rimbalza Mieli – “state tranquilli che anche domani, quando Berlusconi sarà finito, non troverete nemmeno un berlusconiano. Tutti a scuotere la testa e a bisbigliare parole amare di condanna e sdegno. È stato così dopo Tangentopoli: impossibile incontrare uno che fosse stato socialista o democristiano. L’Italia, da quando è nata, si basa su una memoria truccata”.
Un Paese senza identità (e qualità?) che non ha mai fatto i conti con il passato. Ma siamo davvero sicuri che in questo teatrino parlamentare di giunte convocate e grazie invocate, B. sia davvero finito? “Io non ho dubbi”, spiega Mieli. “Andrà in carcere o ai domiciliari o ai servizi sociali. Però è finito. State attenti, non è detto che la storia finisca con la sua fine”. Ci saranno ancora echi del suo passaggio, in questa opacità diffusa dove tutti sono amici e nemici contemporaneamente, “per il bene del paese”. “Perché – spiega il presidente di Rcs libri – con Berlusconi c’è stato un doppio amore. Quello dei suoi, ed è scontato. Ma anche l’amore di chi avrebbe dovuto osteggiarlo”.
E LUI, COME ha fatto: quali arti, quali filtri d’amore ha usato? Non parliamo di dove ha preso i soldi, ma di come ha preso il cuore degli italiani. “Cominciamo a sfatare un mito”, spiega Santoro. “Berlusconi è un grande seduttore? Falso. La prima volta che lo incontrai, ricordo che per i primi venti minuti lui fece uno show ad uso e consumo mio. Chiamò l’allenatore del Milan per digli di cambiare terzino, Boncompagni per spiegargli che la ragazza della seconda fila aveva le tette troppo piccole. Poi cominciai a parlare io. E lui fece una cosa che mi stupì molto. Mi ascoltò. Berlusconi la televisione la guardava per davvero. Cercava di capire cosa voleva la gente. Gli altri, i Prodi, i D’Alema, la televisione la guardavano come si fa con uno specchio, cioè solo quando ci andavano loro. Non è un seduttore e non è nemmeno un grande cantante che incanta le folle”.
“LA STORIA la scrivono i vincitori”, ricorda Mieli. “E dunque la storia non ci racconta che l’amore per Stalin e Hitler portò ad un’identificazione da parte del popolo tedesco e del popolo russo. Ma come è stato possibile? La Germania di Weimar era un posto dove se andavi a cena fuori, mentre mangiavi il cameriere cambiava il prezzo delle portate, tanto l’inflazione galoppava. Tra Lenin e Stalin, la Russia era ridotta alla fame. I due dittatori rappresentavano la promessa di un riscatto. E da lì, l’amore. Dopotutto i sentimenti si accomodano dove ci sono posti vuoti. E così ha fatto Berlusconi, parlando alle periferie del Paese “dove la sinistra non metteva piede da anni”, dice Santoro. Morte le ideologie, le idee non sono sopravvissute. E ora? “Lo dico con trasparenza: se vince Renzi sono contento. Almeno si volta pagina”. La speranza di un amore, o almeno di un calesse.