Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 28/07/2013, 28 luglio 2013
CIAKA ROMA FRA TRUCCHI E INGANNI
Il film «Poliziotto sprint», girato da Stelvio Massi nel 1977, non se lo ricorda quasi più nessuno. Ma la scena con la Ferrari nera e la Lancia Flavia bianca che si rincorrono, cappottano e precipitano sulla scalinata di Trinità dei Monti, è indimenticabile. L’hanno recuperata Mauro D’Avino e Lorenzo Rumori nel libro «Roma, si gira! 2» edito da Gremese. Gli autori non spiegano come è stata realizzata. Inimmaginabile che la soprintendenza abbia dato i permessi. Sono i trucchi del cinema. Anche se dalle foto sembra tutto vero. Bisognerebbe chiedere a Remi Julienne, coordinatore degli stunt, il cui nome è riportato nella scheda del film.Si dipana così, pellicola dopo pellicola, questo volumetto di D’Avino e Rumori, che segue il «Roma si gira! 1» dedicato agli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta. Qui si passa ai Settanta e Ottanta. Dove protagonisti sono il cinema e la città. Gli autori, come infaticabili segugi, hanno scovato i luoghi dove i registi allestirono i set delle loro opere, li hanno fotografati e messi a confronto con quelli apparsi nei fotogrammi. Diverte vedere in che modo certi angoli di Roma sono stati truccati. Come il ristorante cinese del «Delitto al ristorante cinese» di Sergio Corbucci, la cui entrata è una scenografia posticcia incollata sul muro di vicolo del Forno a due passi dalla fontana di Trevi. O come la fontana di piazza Capizucchi. Inutile cercarla nella piazzetta chiusa tra palazzo Capizucchi e palazzetto Altieri, dove compare nella scenografia de «Il conte Tacchia». È una copia della fontana del Mascherone che si incontra passeggiando in via Giulia e che il regista (ancora Corbucci) fece collocare nella piazza per renderla più suggestiva. Alla «Roma mascherata» è dedicato un intero capitolo del volume. La stazione dell’Acqua Acetosa, impreziosita da colonne e rampicanti diventa un collegio svizzero nel film «Phenomena» di Dario Argento. L’istituto salesiano Teresa Gerini in via Tiburtina, con un po’ di nebbia, si trasforma in un angolo di Milano nel film «Milano violenta» di Mario Caiano. Il Laurentino 38 diventa uno scorcio di Rho ne «I fichissmi» di Carlo Vanzina. Si scoprono anche particolari della città ormai dimenticati. Chi ricorda i parapetti in ghisa di ponte Sisto, mutati in pietra e mattoni durante il restauro per il Giubileo del 2000? La vecchia struttura era stata immortalata nel 1976 da Ettore Scola in «Brutti sporchi e cattivi». La villa Papanice al Nomentano, dimora del ricco macellaio Ambleto Di Meo, promesso sposo di Monica Vitti in «Dramma della gelosia» (ancora Scola), non ha più le canne, tolte durante una ristrutturazione dissennata. Nel film, la Vitti e Hércules Cortés (il macellaio) si affacciano al balcone e lei chiede: «Ma che so’ tutte ’ste canne?». Risposta: «È una precisa qualificazione geometrica? così ce stava scritto sul progetto della casa». Progetto che fu di Paolo Portghesi e Vittorio Gigliotti.
Lauretta Colonnelli