Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 12/07/2013, 12 luglio 2013
NELLA CITTA’ DI FRANCESCO - C’è
anche il mondo di Bergoglio, nella mostra «Buenos Aires vista da Aldo Sessa», aperta fino al 2 agosto nella Sala Regia di Palazzo Venezia. C’è il giornalaio Daniel De Regno, che ogni mattina vedeva arrivare il futuro papa nella sua edicola a Plaza de Mayo per acquistare i quotidiani. C’è il barbiere Mario Saliche, che gli tagliava barba e capelli nel vicino Pasaje Rovere. Ci sono i ragazzi che giocano a calcio nella piazza davanti alla chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Flores, un agglomerato di case basse con cortili e vecchi alberi. Lì è nato Jorge il 17 dicembre 1936 e lì giocava anche lui a pallone, quando un pomeriggio entrò nella chiesa a confessarsi e ne uscì con la convinzione che Dio lo chiamava al sacerdozio. C’è l’interno barocco e sfavillante della Cattedrale dove nel 1988 fu ordinato arcivescovo e la cappella Cristo Operaio, uno stanzone col tetto di lamiera, dove ha continuato a celebrare la messa ogni settimana, fino alla sua elezione al soglio pontificio.Luoghi e volti compaiono nelle foto di Aldo Sessa, che oggi si rammarica di avere incontrato quasi tutti i personaggi importanti di Buenos Aires, ad eccezione di Bergoglio. I suoi cinquantasei scatti sono un omaggio alla capitale argentina, con i suoi monumenti, i quartieri popolari, le scene di tango, il teatro Colón temuto perfino da Pavarotti perché la perfetta acustica fa percepire le minime stonature, gli alberi secolari del grande parco chiamato Palermo, la riserva ecologica della Costanera e il fiume dalle acque scure. Si parte da Plaza de Mayo, diventata celebre in tutto il mondo per i raduni delle madri dei desparecidos; si percorre l’avenida omonima fiancheggiata dai palazzi in stile classico con influenze italiane, francesi e spagnole; si entra nei caffè con i vecchi banconi in legno scuro e i sontuosi lampadari. Aldo Sessa ha cominciato a fotografare negli anni Sessanta. Prima, dipingeva. La madre lo aveva portato nello studio di Lucio Fontana. Il padre, proprietario di un’azienda di grafica, lo introdusse alla visione dell’arte. Sessa si concentrò sulla percezione delle forme, sulla dimensione della luce, sull’alchimia dei colori che si fabbricava da solo. Poi scoprì la macchina fotografica e le sue immagini divennero famose in tutto il mondo. Questa è la sua prima esposizione a Roma.
Lauretta Colonnelli