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 2013  settembre 01 Domenica calendario

PAROLIN, DA VICENZA ALL’AMERICA LATINA

È l’arcivescovo Pietro Parolin, 58 anni, vi­centino di Schiavon, il nuovo segretario di Sta­to scelto da papa France­sco per sostituire il cardi­nale salesiano Tarcisio Bertone. Con il presule ve­neto, che ha sempre con­servato un profondo spiri­to pastorale, torna un di­plomatico di carriera nel­la carica di più stretto col­laboratore del Pontefice.
Monsignor Parolin, infat­ti, dopo essere stato or­di­È nato sacerdote nel 1980 per la diocesi berica dal ve­scovo Arnoldo Onisto e dopo un biennio come vi­cario parrocchiale a Schio, ha frequentato la Pontifi­cia Accademia ecclesiasti­ca. Laureatosi in diritto ca­nonico alla Gregoriana con una tesi sul Sinodo dei vescovi, nel 1986 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, prestan­do la propria opera in Ni­geria e Messico dove ha collaborato allo storico al­lacciamento di rapporti di quello Stato, di fortissima tradizione anticlericale, con il Vaticano. Nel 1992 è stato chiamato a lavorare in Segreteria di Stato dove dal 2000 si occupa del de­sk Italia, seguendo da vici­no le questioni ancora a­perte legate alla revisione del Concordato del 1984, come quelle relative al­l’Ordinariato militare o al­l’assistenza religiosa per i carcerati e nelle strutture sanitarie. Nel 2002 viene promosso da Giovanni Paolo II sotto-segretario della seconda sezione, quella che si occupa dei rapporti con gli Stati. In questa veste viene molto apprezzato dal corpo di­plomatico accreditato in Vaticano e si trova a gesti­re i delicati dossier che ri­guardano la Cina, il Viet­nam e i rapporti con lo Sta­to di Israele. È in questo periodo che riprendono contatti diretti tra Santa Sede e Cina popolare (Pa­rolin vola due volte a Pe­chino con una delegazione vaticana) e che viene pub­blicata la storica Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi del giugno 2007. Sempre durante il suo mandato arrivano a buon punto le trattative per l’al­laccio dei rapporti diplo­matici con Hanoi. Il 17 a­gosto 2009 Benedetto XVI lo ha nominato arcivesco­vo titolare di Acquapen­dente e nunzio apostolico in Venezuela. Il 12 settem­bre successivo papa Rat­zinger gli ha personal­mente conferito l’ordina­zione episcopale nella Ba­silica di San Pietro.
A Caracas ha dovuto af­frontare i difficili e contra­stati rapporti tra il regime di Hugo Chavez e la locale gerarchia cattolica. Rap­porti che sembrano aver a­vuto una svolta positiva dopo la visita in Vaticano del nuovo presidente Ni­colas Maduro, che lo scor­so 17 giugno è stato rice­vuto in udienza da papa Francesco. E in Venezuela, ha voluto sottolineare ieri il cardinale di Caracas Jor­ge L. Urosa Savino, Parolin «ha giocato un ruolo im­portante nel processo di avvicinamento tra la Chie­sa e il governo e tra diver­si settori della società e le autorità».
L’esperienza maturata sul campo nei più delicati sce­nari mondiali (a comin­ciare dal Medio ed Estre­mo Oriente, ma anche l’A­frica e l’America Latina), la sempre competente dime­stichezza con i dossier an­che più ingarbugliati, l’ap­profondita conoscenza della macchina curiale e, soprattutto, una vita sa­cerdotale inappuntabile nella sua semplicità ed au­sterità. Sono questi gli ele­menti che possono aver incoraggiato papa France­sco ad affidare l’importan­te incarico di segretario di Stato a un ecclesiastico re­lativamente giovane. Nel­l’ultimo secolo infatti solo in due casi – su undici – è stato scelto per l’incarico un presule dall’età più ver­de (Eugenio Pacelli, nomi­nato nel 1930 a 54 anni, e Rafael Merry del Val, desi­gnato nel 1903 a 38 anni). L’arcivescovo Parolin, se­condo tradizione, dovreb­be ricevere la porpora car­dinalizia nel primo Conci­storo utile.