Maria Falcone (con Francesca Barra), Giovanni Falcone un eroe solo, Il tuo lavoro, il nostro presente. I tuoi sogni, il nostro futuro, Rizzoli, Milano 2012, 28 agosto 2013
CARTEGGI FALCONE
Ci hai scritto tre lettere senza i dettagli. Non conosciamo cosa stai facendo se non attraverso qualche lieve accenno. Questo è troppo poco. Quando eri qui seguivamo (relativamente) tutti i tuoi passi ogni giorno e ti sentivamo vicino e palpitante. Il conoscere tutto ciò che fai e l’ambiente in cui vivi costituirebbe per noi un certo rimedio al dispiacere di averti lontano. Anche noi ti comunicheremo le nostre vicende per quanto possibile. Stabilendo così quella specie di vivida corrente potremmo forse riuscire ad attenuare il disagio della nostra lontananza. [...] La sera mi metto a tavola e comincia il pasto della famiglia, manca però un elemento che fino a ieri la completava. A tavola si parla molto dell’assente. [...] Anna inevitabilmente sfoggia qualche fraseologia inglese. Maria e Anna si danno da fare con le amiche. Tutto procede con monotonia e ci manca totalmente una certa intonazione di allegria e buonumore.
Papà e mamma, 21 settembre 1957
Da quando sei partito, in via Castrofilippo 1 al terzo piano si respira un’aria lacrimogena, quindi è impossibile che tu possa pensare che noi stiamo benissimo senza di te. Ti confesso che non avrei immaginato che avrei sofferto tanto per la tua lontananza, anche perché prima mi sembrava una cosa irreale e tanto lontana nel tempo questa tua partenza. Ma non voglio rattristarti in questo momento per te tanto difficile. Perché desidero che tu sia sereno e tranquillo. Mi capita talvolta di illudermi che tu sia partito per il solito viaggetto in giro per l’Italia con padre Giacinto e che da un momento all’altro ritornerai per riprendere la tua solita vita. Ma che vale illuderci? Se questa è la tua scelta e se questa è stata fatta senza una passeggera infatuazione, io non posso fare altro che pregare che la tua e la nostra sofferenza sia il giusto prezzo per un avvenire luminoso. Come vedi lo stile di questa lettera è diverso da quello burlesco con il quale sono solita scrivere e quasi quasi me ne pento perché di lettere serie ne riceverai a iosa da papà e mamma. Ma cosa vuoi farci? Questa volta il sentimento ha avuto il sopravvento, ma ti prometto che dalla prossima lettera in poi ti farò una cronaca buffa degli avvenimenti di casa nostra. E spero così che le mie lettere ti faranno ridere un po’. Adesso ti lascio e ti bacio perché devo andare a studiare.
Tua sorella Maria (che ti vuole tanto bene nonostante le apparenze) 20 agosto 1957