Fulmini 14/8/2012, 14 agosto 2012
CONTRO
«Per me e per tutti quelli che capiscono di boxe, io ho vinto, ma cinque persone sedute attorno al ring che giudicano la vita di noi pugili, hanno deciso diversamente. Sono tre anni che mi danno un po’ contro, non ho capito perché, ma va bene così» (Roberto Cammarelle dopo l’argento nel pugilato).
STORIA «Purtroppo sapete meglio di me che conta la storia scritta, fra 20 anni nessuno si ricorderà che Cammarelle ha pareggiato e poteva vincere, rimarrà l’argento, anche se non è poco, tre medaglie olimpiche in tre Olimpiadi non ce l’ha nessuno» (Roberto Cammarelle).
MATTO «Questa squadra è un miracolo italiano. Se due anni fa, prima degli Europei, qualcuno avesse detto che avremmo vinto un Mondiale e un argento ai Giochi, lo avrebbero preso per matto» (Alessandro Campagna, allenatore del Settebello).
LEZIONE «Abbiamo incontrato la squadra più in forma dell’Olimpiade. Ci sta che vinci e perdi, dobbiamo imparare da questa lezione… Cioè, non chiamiamola lezione, insomma s’impara sempre qualcosa dalle sconfitte» (Christian Presciutti, pallanuotista italiano).
BUCA «Ho preso la buca da seduto. Ho sentito che andavo da tutte le parti. Mi sono detto: devo rimanere calmo. Ero convinto di aver rotto solo la sella. Invece mi ero sbagliato. Perché avevo rotto anche il reggisella. Insomma, era rimasto il canotto spezzato. E in tutta la vita non mi era mai successo» (il biker Marco Aurelio Fontana, bronzo alle Olimpiadi, dopo aver rotto la sella in gara).
PIÙ «Ho dato il 110% di quello che avevo, non avrei permesso a nessuno di rovinarmi questi Giochi. Chi c’è arrivato davanti, Russia e Brasile, onestamente aveva qualcosa in più, ma noi ci siamo. Due anni durissimi di lavoro, per questa medaglia» (Cristian Savani, capitano della Nazionale di pallavolo maschile italiana).
HARRY POTTER «Mi ha aiutato la fantasia di Harry Potter. Perdevo 6-1 e non sapevo perché: poi m’è arrivata quella “tranva” in testa, ero 9-4 sotto... Ma la voglia di vincere era più forte di quella di mollare, lì come dopo le quattro operazioni alle ginocchia. E, sotto 9-6, mi si è accesa una lampadina: l’unico modo per recuperare a pochi secondi dalla fine, era mettergli un calcio al viso e partire quando meno se l’aspettava...» (Carlo Molfetta, oro nel taekwondo).