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 2013  agosto 25 Domenica calendario

CONI D’OMBRA E LINEE DRITTE L’INCOMPRENSIBILE FUORIGIOCO


Piccole soddisfazioni estive: i Servizi segreti russi tornano all’antico. Le macchine per scrivere garantiscono la segretezza dei documenti, scrive Repubblica, più di un computer. Dalla sede dell’Fso, che si occupa della sicurezza nazionale, sono già state richieste 20 Triumph Adler tedesche. Elettriche (pazienza). Qualcosa si muove, ma non tocchiamo questo tasto e passiamo ai grandi dubbi estivi. Sulla Stampa l’esperto Giorgio Calabrese dà conto di una ricerca dell’Insead Business School di Fontainebleau pubblicata sulla rivista Psychological Science. Hanno analizzato il modo di mangiare dei tifosi di due squadre della Lega pro di football americano e hanno scoperto che i tifosi della squadra perdente ci davano dentro con gli zuccheri mentre quelli della squadra vincente preferivano frutta fresca (uva, pesche, mele) e verdura (pomodori, zucchine, lattuga). Mentre arrivo a capire che i perdenti cerchino una consolazione nel cibo, devo dire che faccio fatica a immaginarmi qualcuno che festeggia a base di sedani e mirtilli, negli Usa o altrove. Fermo restando che, trattandosi degli Usa, è più probabile che vincitori e vinti si buttino sulle stesse porcherie. In ogni caso, affari loro. Nessun voto.
Sì invece a qualche arretrato da sbrigare. Uno riguarda Allegri. Intervistato da Gq, s’è espresso così: «Io gli allenatori che si presentano a bordocampo con la tuta li multerei: stai rappresentando la società, non puoi metterti la tuta!». Voto 3, anche considerando che il punto esclamativo non ce l’ha messo lui. Uno nato a Livorno dovrebbe avere più rispetto per ogni tipo di tuta e se io facessi l’allenatore di calcio mi sentirei più a mio agio in jeans e maglietta o in tuta che agghindato da fighettone con un completo griffato. Preciso che non sto difendendo Guidolin, l’ultimo dei tutofili, e non voglio essere un tutologo, ma una generazione d’allenatori, da Rocco a Bagnoli passando per Giagnoni, che la società la sapevano rappresentare anche senza cravatta. Un giorno Giagnoni spiegò la sua scelta: «In panchina c’è il sudore della tensione, della paura, che non va via con un passaggio in lavatrice. Così ho detto a mia moglie:
basta rovinare vestiti e camicie, da domenica tuta».

Nell’intervista si preme il tasto dell’eleganza. Allegri guadagna mezzo voto dicendosi inconsapevole di essere un sex symbol, poi lo riperde: «Se vedo una donna con le mani poco curate... ma ti pare? E’ con le mani che ti toccano». Anche considerando che i puntini di sospensione non ce li ha messi lui, altro 3. Nel ritaglio che ho conservato (Gazzetta del 2 agosto, pagina 7) Allegri ostenta una giacca che nemmeno uno dei Brutos ubriaco avrebbe mai indossato. Ma sono dettagli.
Dettagli, la cura delle mani, che ci riportano ai mondiali di Mosca. La saltatrice svedese Emma Green-Tregaro, prima della finale di salto in alto, chiusa al quinto posto, è stata dissuasa da un dirigente della sua federazione dal mantenere le unghie smaltate coi colori dell’arcobaleno (scelta fatta per sostenere i diritti dei gay anche da un’altra atleta svedese, la velocista Moa Hielmer). La Iaaf, pare senza pressioni da parte degli organizzatori (ma non ci scommetterei) sosteneva che gli atleti avevano firmato un impegno per non rilasciare dichiarazioni commerciali o politiche durante la manifestazione. Fino a prova contraria, i colori dell’arcobaleno sono quelli adottati dai movimenti per la pace ma se anche le svedesi avessero voluto appoggiare la causa dei gay in Russia perché impedirglielo? Era un appoggio discreto. Non risulta che siano stati presi provvedimenti nei confronti di Kemboi, vincitore dei 3mila siepi, che subito dopo il traguardo ha mostrato una maglietta con dedica affettuosa al presidente del Kenya Uhuru Kenyatta. Quindi il messaggio è sempre quello: non disturbate il manovratore. E il voto alla Iaaf e alla federatletica svedese è 2.

Stesso voto alla Fifa, cioè a Blatter, abbonato fisso e benemerito, si fa per dire, in questa rubrica. L’ultima grande pensata, sempre per favorire chi attacca, è una nuove intepretazione del fuorigioco. Praticamente, si seppellisce il fuorigioco attivo. Bravi colleghi come Roberto Beccantini sulla Gazzetta e Fulvio Bianchi su queste pagine avevano già lanciato l’allarme: per gli arbitri e i loro assistenti sarà sempre più difficile lavorare. Si dovrà valutare in una frazione di secondo tra interferenza, disturbo, contrasto. Stabilire se c’è lo spazio di un metro e mezzo tra attaccante e difensore. Non più il cono d’ombra ma la linea dritta se l’attaccante “copre” il portiere. Provocatoriamente, invece di vederlo vilipeso e seviziato, alla sua età, preferirei che il fuorigioco fosse soppresso.
Le ultime righe sono per un signore licenziato dagli ultrà (del Brescia): Fabio Gallo. Giampaolo lo aveva scelto come suo secondo, gli ultrà non l’hanno voluto per via di una lontana militanza nell’Atalanta. Nemmeno un discutibile incontro coi suoi censori, sotto gli occhi della Digos, è servito a Gallo. Non ha voluto creare problemi a Giampaolo né alla squadra e s’è tirato da parte. A lui 7, e 4 a Giampaolo che non l’ha tutelato abbastanza, accettando la situazione.