Giovanna Faggionato, Lettera43 26/8/2013, 26 agosto 2013
LA CITTA’ SENZA DENARO
La strada da seguire è una stretta striscia d’asfalto perfettamente dritta, che penetra nell’entroterra indiano per appena quattro chilometri, lasciandosi alle spalle gli ashram affollati da turisti e le spiagge per surfisti affacciate sul golfo del Bengala. Proprio al limite della foresta pluviale, dove teak, eucalipti e maestosi fichi bengalesi offrono riparo dal sole torrido dell’India meridionale, sorge Auroville: la città dove il denaro non esiste.
A raccontarla in parole sembra pura follia: fondata nel 1968 dalla mistica francese Mirra Alfassa sulla base dei precetti di Sri Aurobindo, maestro yoga e militante nella lotta per l’indipendenza indiana, Auroville è una città internazionale nata con l’obiettivo di unire l’umanità. La si potrebbe liquidare come una utopia da hippie, eppure tutto sta lì a dimostrare il contrario: le case tra le palme, la grande mensa centrale, i teatri e il centro amministrativo, i negozi di artigianato, le scuole e persino le fabbriche di software informatici. Tutto è concreto, solido e insolitamente reale.
Certo, non si tratta affatto di una città come le altre. Il territorio è completamente immerso nel verde, in un bosco popolato da cormorani e da scorpioni, la gran parte delle strade sono ancora in terra battuta e il centro abitato è dominato dalla grande cupola dorata del Mahatmandir, il tempio dedicato alla meditazione, dove il sole allo zenit colpisce una sfera di vetro posta al centro di una sala perfettamente circolare. Ma i 2.200 cittadini di 45 nazionalità diverse che abitano qui sono riusciti a costruire una città ecocompatibile e hanno messo in piedi progetti all’avanguardia, compreso un modello di scuola senza voti (il free progress) da affiancare agli anni di liceo, con esami da privatisti certificati dal British council.
Così il progetto Auroville ha ottenuto la sponsorizzazione dall’Unesco, i fondi dalla Comunità europea e soprattutto il sostegno economico del governo indiano, per un importo annuale pari a circa 2,6 milioni di euro.
Il grosso del bilancio cittadino, complessivamente 5 milioni di euro circa, è coperto dalle donazioni private.
Grazie a esse e all’organizzazione collettivista, gli aurovilliani provano ad avere una vita non «scandita dalla produttività», come ha spiegato a Lettera43.it Sauro Mezzetti, arrivato dall’Italia negli Anni ’80 e responsabile oggi della pianificazione urbana.
Scoperta Auroville da giovanissimo a 14 anni, nel 1971, Mezzetti ci è tornato in pianta stabile non appena gli è stato possibile, occupandosi di cooperazione, solidarietà ma anche di piccole imprese. Tanto da meritarsi la carica di agente consolare onorario per il distretto di Pondicherry.
La maggior parte degli abitanti di Auroville si trasferisce nella città dopo i 35 anni, con una vita già avviata, a volte una libera professione e figli piccoli. Il 45% sono indiani, soprattutto della comunità locale dello Stato del Tamil Nadu, il resto sono stranieri: gli italiani sono 124, la quarta nazione più rappresentata dopo indiani, tedeschi e francesi.
Dopo la prima visita alla città, la procedura di ingresso è gestita da un servizio ad hoc: chi è tentato dalla vita comunitaria, può chiedere un visto di un anno, rinnovabile per un secondo anno di fila.
«Nessuno caccia nessuno da Auroville. Due anni sono il tempo adeguato per capire se si è adatti a questa esperienza. Passare da una mentalità individualista a quella collettivista non è semplice né immediato», chiosa Mezzetti.