Viviana Mazza, Corriere della Sera 26/08/2013, 26 agosto 2013
APPUNTAMENTO AL BUIO - A
conquistare il fondatore dell’azienda capace di sedurre (e persuadere all’acquisto a distanza) uomini e donne di tutto il mondo, bastarono un invito a pranzo e tre mesi di uscite. Dopo altri tre mesi, Jeff e MacKenzie Bezos erano sposati.
Era il 1993, e Amazon.com non era ancora nata. Bezos era un ingegnere elettronico e informatico ventinovenne diventato vicepresidente di un hedge fund di New York, per il quale studiava nuove strategie commerciali. E credeva di poter calcolare ogni cosa, anche nella vita privata.
Gli appuntamenti al buio erano la sua seconda professione a quei tempi, come ha raccontato lui stesso, anni dopo, alla rivista Wired. Gli amici lo aiutavano a fissarli, con un unico parametro: Jeff cercava una donna che «fosse in grado eventualmente di tirarmi fuori da una prigione del Terzo Mondo», una donna «ingegnosa». L’approccio era sistematico tanto da meritare il soprannome di women flow (nel gergo di Wall Street deal flow è il flusso delle opportunità di investimento).
Ma le cose andarono diversamente. Senza saperlo, Bezos aveva già letto il curriculum della futura moglie: una ventitreenne californiana di nome MacKenzie seduta nell’ufficio accanto, che sognava di fare la scrittrice e lavorava in finanza solo «per pagare le bollette».
«Ah-ha-ha-ha-ha-ha!». Fu la famosa risata di Bezos, che dalla stanza accanto lei sentiva riecheggiare per tutto il giorno, a farla innamorare. Un anno dopo, il marito aveva lasciato il lavoro per creare Amazon.com e il suo entusiasmo fu sufficiente a convincerla a lasciare New York per Seattle.
Oggi Jeff Bezos è uno degli uomini più ricchi («vale» 25 miliardi di dollari, secondo Forbes) e più discussi del mondo (ultimamente per l’acquisto del Washington Post). MacKenzie, che nel frattempo gli ha dato quattro figli (tre maschi e una femmina, dagli 8 ai 13 anni), è finita sui giornali invece perché gli prepara le valigie, inserendo in ogni paio di calzini una dose giornaliera di vitamine per il marito: «Un modello di moglie che si vedeva raramente persino negli anni Cinquanta», ha scritto prendendoli in giro il Financial Times. Bezos sembra comunque aver trovato una donna «ingegnosa» adatta alle sue necessità (tanto non sembra intenzionato a finire in una prigione del Terzo Mondo).
Una delle «necessità» di Jeff Bezos è la famiglia. «È molto importante per Jeff e si è affidato completamente a MacKenzie per creare una vita familiare stabile», ha spiegato a Vogue un amico di lunga data, Danny Hillis, che si definisce un inventore impegnato nella ricerca sul cancro. E ha aggiunto: «Sono una famiglia talmente normale e unita che è quasi anormale». Jeff Bezos non ha mai conosciuto il vero padre: ha preso il cognome dal secondo marito della madre. «Me l’hanno detto a dieci anni e non mi ha fatto nessun effetto — ha raccontato —. Invece quando ho saputo che dovevo mettere gli occhiali, ho pianto».
Quanto a MacKenzie, la mamma faceva la casalinga e il papà lavorava nel settore finanziario. Benché potesse permettersi un esercito di baby-sitter, quando ha avuto i figli di Bezos è rimasta a casa e si è dedicata agli esperimenti con l’home-schooling, le lezioni di cinese, i club e gli sport per i figli, le battaglie con pistole laser che coinvolgono anche i nonni.
Il prezzo è stato quello di sacrificare per un bel po’ il suo ego di aspirante scrittrice. Benché la sua vecchia insegnante a Princeton, Toni Morrison, premio Nobel per la letteratura, abbia sempre creduto in lei, definendola «una delle mie migliori allieve», e benché Jeff si presti sempre a leggere le bozze, ci sono voluti dieci anni, quattro riscritture e «molte lacrime» perché il primo romanzo di MacKenzie Bezos vedesse la luce.
Ogni giorno si sveglia intorno alle 5 del mattino, prima che il marito si alzi (e in mezz’ora arrivi al quartier generale di Amazon). Sguscia fuori dal letto e va nello studio a scrivere per un’ora e mezza. Poi, dopo aver accompagnato i figli a scuola, si rifugia in un appartamentino che ha affittato vicino casa: benché viva in una villa da miliardari sul lago, ha bisogno di uno spazio riservato solo agli abitanti della sua fantasia. Si siede alla scrivania, in un angolo senza finestre, rivolta verso il muro, e scrive storie di rapporti familiari segnati da segreti e difficoltà comunicative. Niente a che fare con la sua vita, assicura, anche se una cosa che di certo lei e i suoi personaggi hanno in comune è l’introversione. MacKenzie e Jeff Bezos vengono spesso descritti come due persone agli antipodi. Lui è socievole e gregario. Per lei, parlare in pubblico del suo primo romanzo, The Testing of Luther Albright nel 2006 (vincitore dell’American Book Award), è stato come «presentarsi davanti al plotone d’esecuzione». Quest’anno è uscito Traps (Trappole), tradotto in Italia come «Il tempo imperfetto degli addii» (Edizioni Nord). Su Amazon ha ricevuto anche recensioni negative: «troppi dettagli», «una narrazione troppo distaccata». Ma i romanzi di MacKenzie Bezos sono di un genere che avrebbe successo nelle piccole librerie indipendenti: proprio il tipo di negozi che suo marito, attraverso Amazon, è accusato di aver ucciso.
Viviana Mazza