Viviana Mazza (a cura di), Corriere della Sera 25/08/2013, 25 agosto 2013
NERI D’AMERICA 50 ANNI DOPO. LA QUESTIONE RAZZIALE E’ RISOLTA?
Migliaia di persone si sono radunate ieri sul National Mall per celebrare il 50° anniversario della Marcia su Washington, nella quale Martin Luther King pronunciò il celebre discorso «Ho un sogno» (I have a dream ). Immaginava un’America liberata dal razzismo e dall’ineguaglianza sociale. Era il 28 agosto 1963, una data che ha segnato la storia americana. Cinquant’anni dopo, alcuni rappresentanti della comunità nera ne tracciano il bilancio.
Il viaggio non è finito
«Non è il momento delle commemorazioni nostalgiche. E non è il momento delle autocelebrazioni. Il lavoro non è finito. Il viaggio non è completato. Possiamo e dobbiamo fare di più»
Martin Luther King III, il figlio maggiore del reverendo
Un presidente nero
«Se oggi Martin Luther King fosse vivo, direbbe che sì, sono stati fatti molti progressi, ma direbbe pure: “Sono deluso”. Negli ultimi 50 anni abbiamo assistito ad una rivoluzione non violenta. Il nostro Paese è migliore, e noi siamo migliori. Ma ci sono ancora troppe persone che vengono lasciate ai margini. Neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi. C’è ancora troppa violenza legata all’uso delle armi da fuoco. Le cicatrici e le macchie del razzismo sono ancora là. Ma se qualcuno mi avesse detto nel 1963 che avrei vissuto abbastanza da vedere un uomo di colore eletto presidente degli Stati Uniti, avrei risposto: “Devi essere matto”»
John Lewis, deputato democratico della Georgia, che salì sul podio insieme a King
Dissidenti di massa
«Il modo in cui parliamo della Marcia su Washington oggi tende a vederla come un evento per così dire avvolto nella bandiera americana, inserito nella mitologia patriottica degli Usa. Ma in realtà fu un atto dissidente multirazziale di massa, che i poteri e le autorità non volevano assolutamente che avesse luogo. Kennedy cercò di dissuaderli. La polizia schierata intorno alla marcia era pari ad una operazione militare — letteralmente: si chiamava Operation Steep Hill , Operazione Collina Ripida ».
Gary Younge, autore di The Speech: the Story behind Martin Luther King‘s Dream
Volevamo lavorare
«Quest’America così schizofrenica e paranoica non è mai stata completamente a suo agio con i neri. Nella Marcia di Martin Luther King si riversò una fascia della nostra società, con una forte presenza dei lavoratori, perché alla richiesta dei diritti civili, dei diritti umani, si accompagnava quella per i posti di lavoro».
Harry Belafonte, musicista, attore e attivista dei diritti civili
Una legge uguale per tutti
«Questa mattina siamo qui per affermare che la battaglia deve andare avanti, finché ogni cittadino americano avrà il diritto di esercitare il proprio voto senza discriminazioni, e finché il sistema della giustizia criminale non sarà tale da assicurare che tutti siano trattati in modo equo e eguale davanti alla legge».
Eric Holder, ministro della Giustizia Usa e primo afroamericano in questo ruolo
Per nostro figlio
«Così come questo anniversario è un momento storico, così vogliamo rendere storico il tragico evento che ha colpito la nostra famiglia. E vogliamo che il mondo intero sappia che continueremo ad essere qui come genitori, in difesa dei diritti non solo dei nostri figli ma dei figli di tutti».
Sabyna Fulton e Tracy Martin, i genitori di Trayvon Martin
A cura di Viviana Mazza