Massimo Sideri, Corriere della Sera 24/08/2013, 24 agosto 2013
LA SOLITUDINE DEL NUMERO DUE (E TIM COOK RESISTE IN APPLE)
La solitudine dei «numeri secondi» non gode nemmeno del beneficio del silenzio. È una condizione permanente e se sei un numero due con la sindrome dell’avatar, come Steve «Charlie Brown» Ballmer, tutti hanno la gentilezza di ricordartelo in continuazione come hanno fatto ieri impietosamente ma altrettanto eloquentemente gli investitori a Wall Street: alla notizia del suo addio programmato in 12 mesi, hanno festeggiato subito facendo guadagnare oltre 8 punti percentuali alla Microsoft. Come dire: senza di lui la società di Redmond vale 23 miliardi di dollari. In più. Peraltro Ballmer, come azionista di peso, ci ha potenzialmente guadagnato. Il numero due è perennemente atteso all’angolo, intrappolato nella prigione senza pace dell’eterno clone. La Microsoft per tutti è (giustamente) Bill Gates, come la Apple sarà sempre Steve Jobs. Se vieni dopo, hai due possibilità: se cerchi di seguire gli insegnamenti del maestro nessuno ti farà mai sentire il numero uno. Ma se rivoluzioni, contraddici i mantra del guru e poi le cose vanno male? Tutti ti diranno che sarebbe stato sufficiente continuare a guidare dritto. Apple e Microsoft, due aziende la cui cosmogonia è intrecciata, sembrano proseguire sulla stessa strada anche in questo. Solo pochi giorni fa, Larry Ellison, il fondatore di Oracle e grande amico di Jobs, ha detto candidamente alla Cbs che senza il fondatore Apple è «spacciata». Il Ceo della società, Tim Cook – designato dallo stesso Jobs proprio come Gates ha puntato su Ballmer – difficilmente diventerà amico di Ellison. A «servire» Ballmer con lo stesso dessert amaro ci aveva invece pensato già due anni fa David Einhorn, diventato una star della finanza con le sue previsioni sul collasso di Lehman: nel 2011 si era alzato a una conferenza internazionale dicendo in sostanza che Microsoft aveva un problema e si chiamava Ballmer. Era lui ad avergli trovato il nomignolo di Charlie Brown. Altri due amici per la pelle, insomma. Certo è che Ballmer ce l’ha messa tutta per sfigurare: di flop Microsoft ne ha imbeccati tanti ma nell’ultimo periodo tra problemi con il tablet e il nuovo sistema operativo Windows 8 ha forse superato se stessa. Senza contare che anche sul piano dell’immagine personale, l’avatar non ha perso occasione per far rimpiangere Gates (tanto che per qualcuno il comando dovrebbe tornare al fondatore). Un po’ arrogante, si è dedicato più che altro a scorribande tra stadi, megayacht e campi da golf mentre Gates si faceva fotografare con la moglie Melinda in qualche Paese africano. Ha sempre dato l’impressione che la sua qualità migliore fosse l’essersi trovato accanto a Gates al momento della fondazione. Certo per essere un numero due deve essere stato il più pagato della storia. E anche da ricco è riuscito a farsi benvolere: nel 2010 Gates si era fatto promotore di una speciale tassa per i superricchi d’America. Ballmer aveva contribuito con 100mila dollari: ma per finanziare la campagna anti-tassa.
Massimo Sideri