T. Lab., Corriere della Sera 24/08/2013, 24 agosto 2013
VILLARI: «LETTA BIS? NON ESCLUDO NULLA. FIUTO MOVIMENTI» —
«Diciamo che dei movimenti tra i senatori si vedono, si sentono, si fiutano. Per esempio, so che dentro i Cinquestelle c’è sofferenza. Però...».
Però il giornale online «Linkiesta» censisce anche lei, tra i possibili traditori di Berlusconi in vista di un Letta bis.
«No, io no. Questi movimenti non mi riguardano. Scriva pure che le mie dimissioni da senatore, se tutto va male, sono già nelle mani di Silvio Berlusconi».
Riccardo Villari, napoletano, classe ‘56, senatore del Pdl, il partito che raggiunse nel 2009 dopo aver abbandonato il Pd con la nota elezione alla guida della commissione di Vigilanza sulla Rai, giura lealtà al Cavaliere. Ma ammette che al Senato, di movimenti, ce ne sono. «Ma, ripeto, non mi riguardano».
Villari, le diranno che chi tradisce una volta può tradire sempre.
«Il problema è che, al contrario di quanto non accadde col mio ex partito, io sono davvero d’accordo con la battaglia di Berlusconi».
È proprio sicuro?
«Certo. È vero che il Parlamento non è un quarto grado di giudizio. Ma è altrettanto vero che non è neanche un passacarte delle Procure».
C’è una sentenza definitiva, però.
«E c’è un partito, il Pd, che in maniera sbagliata sta chiudendo le porte alle larghe intese. Dovrebbero trovare una soluzione politica per il caso Berlusconi. Così poi potremmo rimettere a punto il programma di governo e governare...».
Fino a quando?
«Tutta la legislatura. Ma prima bisogna trovare una soluzione per Berlusconi. Temo però che il Pd pensi ad altro. Già prima della sentenza, si sono eletti insieme ai Cinquestelle e a Sel i presidenti di alcune commissioni bicamerali. Una scelta che puzzava un po’...».
Lei ha fiducia nel Quirinale?
«Gli riconosco grandi doti di equilibrio. Quelle che servono al Paese».
Se cadesse il governo, come lo vede un Letta bis?
«Diciamo che, in questo momento, se dovessi giocarmi un euro me lo giocherei sul ritorno al voto. Anche la posizione di Grillo mi sembra andare in questa direzione. Però...».
Però ci sono quei «movimenti» di cui sopra, al Senato.
«Diciamo che io le chiamerei “partite che si intrecciano”, mettiamola così. La verità è che, tolto l’euro che ho scommesso sul voto, non escludo nulla».
Certo, la posizione dura di Berlusconi non aiuta il dialogo. Non crede?
«E chi l’ha sentito, Berlusconi? C’è un sacco di gente che parla per lui, che lo interpreta, diciamo. Troppi ventriloqui attorno al Cavaliere, troppi».
Anche lei ce l’ha con i falchi di Daniela Santanchè?
«Ci sono momenti in cui, in omaggio a una doverosa prudenza, sarebbe più saggio rinunciare alla ribalta».
Come andrà a finire questa storia?
«Io continuo a sperare che il Pd abbandoni questa posizione pregiudiziale. E che dal male venga fuori il bene».
Difficile.
«Si ricordi una cosa. Le maggioranze, in Parlamento, vanno sempre costruite. E il Pd, che queste cose le sa, dovrebbe cambiare registro. Comportandosi diversamente da come ha fatto con i vertici di quelle commissioni bicamerali che s’è eletto da solo con Sel e Cinquestelle...».
T. Lab.