Guido Ruotolo, La Stampa 24/8/2013, 24 agosto 2013
LA LEGGE SEVERINO RENDE INUTILE ANCHE UN ATTO DI CLEMENZA
Tornata a Roma dal Meeting di Cl di Rimini, giovedì pomeriggio il ministro di Giustizia, Anna Maria Cancellieri, è salita al Quirinale, dal Capo dello Stato. Poche ore prima, al Meeting, i giornalisti le avevano chiesto se fosse d’accordo con l’amnistia. E lei che in questi mesi si era sgolata perché la questione del sovraffollamento delle carceri, in attesa di una soluzione strutturale, fosse affrontata anche con provvedimenti di clemenza, ha risposto tutto d’un fiato: «Sono favorevole all’amnistia ma come ho detto più volte è un provvedimento che spetta al Parlamento».
Con Napolitano, il Guardasigilli ha passato in rassegna i provvedimenti in cantiere sulla giustizia e la situazione carceraria, consapevoli entrambi che «la situazione attuale ripugna» (per dirla con il Presidente della Repubblica).
Proprio poche ore prima, a Rimini, di carcere il ministro aveva parlato con il collega di governo, il ministero dell’Interno, Angelino Alfano, e con Luciano Violante. E a Napolitano ha riportato anche le proposte emerse dal dibattito. L’ex presidente della Camera, per esempio, ha proposto (e il Guardasigilli si è dichiarata favorevole) la nomina di commissari per il lavoro nel carcere.
Il tema dell’amnistia non era ancora esploso in tutta evidenza come è accaduto invece ieri, con la valanga di dichiarazioni a favore da parte di esponenti Pdl.
Il Guardasigilli non deve aver apprezzato di «essere stata tirata per la giacchetta», essendo il tema molto delicato, che coinvolge
la vita di migliaia di persone. E non ha voluto partecipare o peggio alimentare le polemiche politiche sulla costituzionalità della legge Severino.
Anna Maria Cancellieri, aspetta di vedere gli orientamenti concreti di Camera e Senato su eventuali provvedimenti di clemenza per deflazionare il numero della popolazione detenuta nelle carceri e i carichi di lavoro negli uffici giudiziari. Consapevole, come ha ribadito al Capo dello Stato, che il governo deve dare risposte concrete all’emergenza carceraria.
«Il problema non è solo quello di numeri di posti letto in più o meno, ma c’è una rivoluzione culturale da portare avanti sul carcere. Non è possibile che non vi siano refettori nelle carceri, che i detenuti passino 22 ore al giorno nelle celle e non 8».
È come un orologio che batte le ore, il ministro controlla le cifre dell’emergenza. Al 31 luglio, i detenuti nelle strutture carcerarie erano 64.973 a fronte di una capienza regolare di 47.459 detenuti. «Al dramma si aggiunge il dramma. Almeno cinque, seimila posti letto sono fuori uso per vari motivi - ha detto il ministro - e spero che entro fine anno saranno tutti recuperati».
Il ministro non deve aver nascosto a chi ha incontrato - il suo disappunto per questa «strumentalità» che politicizza in uno scontro tra squadre avversarie un problema molto drammatico, la condizione carceraria oggi.
In realtà attenti giuristi hanno provato a segnalare alle squadre contrapposte che cavalcare il provvedimento (generale) di clemenza, avendo già sollevato il tema (individuale) della grazia, rischia di non avere senso perché grazia o indulto non hanno efficacia per risolvere il problema di Silvio Berlusconi, ovvero quello di superare lo scoglio della incandidabilità.
Il comma tre dell’articolo 15 della legge Severino, stabilisce che «la sentenza di riabilitazione è l’unica causa di estinzione anticipata dell’incandidabilità». Come ottenere la sentenza di riabilitazione? «La riabilitazione è concessa quando siano decorsi almeno tre anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita o sia in altro modo estinta e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta».
Quand’anche un Parlamento (in maniera «impopolare») dovesse decidere di prevedere che tra i reati amnistiati (o indultati) - sempre che il Parlamento concordi nel procedere con un atto di clemenza nei confronti dei detenuti - vi sia anche quello di frode fiscale, la legge prevede che la riabilitazione viene concessa solo dopo tre anni da quando la pena è stata estinta.