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 2013  agosto 23 Venerdì calendario

NEMICHE INTIME

SANTIAGO. Nell’anno del quarantesimo anniversario del Golpe che l’11 settembre 1973 cambiò la storia del Cile (e forse anche quella del Pci berlingueriano), la prossima sfida presidenziale sembra una beffa del destino. Una sceneggiatura, un romanzo che rimette al centro della scena le tragiche vicende delle vittime e dei carnefici di tanto tempo fa. Domenica 17 novembre la figlia del generale Alberto Bachelet, Michelle, troverà sulla sua strada quella del generale Fernando Matthei, Evelyn. Alberto Bachelet stava dalla parte di Allende, fu arrestato, torturato e morì d’infarto nel 1974 in un ospedale militare dell’aviazione. Fernando Matthei stava con Pinochet, fece una gran carriera durante la dittatura e, nel 1978, divenne comandante in capo delle Forze aeree e membro della giunta militare (esercito, marina, aviazione e carabineros) al potere fino al 1990.
Michelle, 62 anni, è già stata la prima presidente donna del Cile dal 2006 al 2010, ora si ripresenta alla guida di Nueva mayoria, una coalizione allargata del centrosinistra che insieme a socialisti, radicali e democristiani include anche i comunisti dell’ex leader studentesca Camila Vallejo. Evelyn, 60 anni, è arrivata alla candidatura del centro-destra (oggi al potere con la presidenza di Sebastian Pinera) dopo la rinuncia del vincitore delle primarie, Pablo Longueria.
Michelle ed Evelyn non sono mai state molto amiche. Hanno vissuto qualche anno, da piccole, nella stessa caserma. Andavano in bicicletta lungo i viali della Base Cerro Morene dell’aviazione ad Antofagasta, nell’estremo nord del paese, ai bordi del deserto dell’Atacama. I loro papa invece furono grandi amici, almeno fino a quando non andò al potere la coalizione socialisti-comunisti dell’Unidac IPopular di Salvador Allende nel 1970. La strinsero, l’amicizia, negli anni di Antofagasta. E la rafforzarono in quelli successivi.
Si racconta, per esempio, che quando uno dei due era in missione all’estero, chiedeva all’altro di rappresentarlo legalmente. E che, quando Matthei finì di costruire la sua casa di Santiago, Bachelet andò a trovarlo con tre piccoli alberi per il giardino. Che piantarono insieme. Le due famiglie si incontravano spesso nei fine settimana. Anche se Evelyn, che studiava nel collegio tedesco, e Michelle, che andava alle scuole pubbliche, si frequentavano poco. Un segno forte del legame divenne pubblico con la Bachelet già presidente quando corse ad abbracciare «zio Fernando» durante un atto ufficiale.
L’idillio fra i generali, Bachelet e Matthei, cominciò ad incrinarsi con le elezioni del 1970. Matthei votò per l’ultrà conservatore Jorge Alessandri; Bachelet per Allende. Anche le loro carriere si separano. Matthei andò all’estero, in Inghilterra, mentre Bachelet s’impegnò nel governo rivoluzionario. Poi il Golpe. Formalmente il direttore dell’Accademia militare dell’aviazione dove Bachelet venne torturato era proprio Matthei. Ma non c’era. Molti anni dopo in un libro-intervista autobiografico (Mi testimonio, La mia testimonianza) il generale Matthei rispondendo ad una domanda su quello che avrebbe potuto fare e non fece per il suo amico Bachelet, disse: «Confesso che non andai mai a vederlo nei sotterranei dell’Accademia, e non andai neppure nel carcere. Oggi me ne vergogno. Allora la prudenza ebbe la meglio sul coraggio». Matthei però rimase sempre in contatto con la vedova di Bachelet, Angela Jeria, e intervenne quando lei e sua figlia Michelle vennero rinchiuse nel centro di tortura della dittatura a Villa Grimaldi. Le aiutò ad andare in esilio e, anni dopo, a rientrare in Cile. Il coraggio Matthei lo tirò fuori la notte del 5 ottobre 1988 quando Pinochet perse il referendum che avrebbe messo fine alla sua carriera di dittatore. Fra i militari, quella notte, c’era chi voleva nascondere la sconfitta falsando il risultato del plebiscito. E Matthei, comandante in capo dell’Aviazione, fu fra coloro che si opposero alla truffa.
Così mentre la Bachelet è cresciuta a sinistra prima in esilio nella Germania dell’Est, poi per tutti gli anni Ottanta di nuovo in Cile nel partito socialista clandestino Evelyn lo ha fatto a destra. Viene eletta deputato nell’89, a trentasei anni, nelle prime elezioni post dittatura per Renovación Nacional, il partito della destra che proclamava il superamento di Pinochet di fronte ai nostalgici dell’Udi.
L’episodio più conosciuto del quale fu protagonista in quegli anni è passato alla storia con il nome di Pineragate. Una porcata tra giovannotti dell’élite politica beautiful dell’epoca. Il Pineragate è la registrazione di una telefonata nella quale Pinera poi diventato presidente nel 2010 istruisce un suo amico giornalista su come mettere in difficoltà Evelyn che gli faceva ombra fra i rampolli del partito. «Devi far capire quanto è una capra», diceva. Lei la prese malissimo. Lasciò Renovación Nacional per rifugiarsi nell’Udi.
Oggi l’episodio è superato tanto che Pinera l’ha voluta nel suo governo offrendogli il ministero del Lavoro. Ed è da qui che Evelyn ha costruito il suo trampolino per la candidatura presidenziale cucendosi addosso una fama da dama di ferro. Dura, diretta, e piuttosto maleducata con gli avversari politici. Un’immagine molto diversa da quella della gorda, la «cicciona», come perfino i collaboratori chiamano la Bachelet. Michelle è dolce, Evelyn o sfrontata. Insulta e perde facilmente l’equilibrio nell’eloquio, anche in pubblico.
Per i sondaggi, oggi come oggi, Michelle Bachelet, l’ex presidente più amato in Cile dopo Ricardo Lagos, è imbattibile. Ma sicuramente avrebbe preferito non trovare un caratteraccio come quello della Matthei dall’altra parte della barricata. Il programma del secondo mandato Bachelet è ambizioso, un salto in avanti. Vuole tornare alla Moneda per affrontare tre riforme. L’ istruzione, soprattutto quella universitaria, completamente gratuita. Legalizzazione dell’aborto. E nuova legge elettorale. L’ultimo colpo all’architettura del regime lasciato m eredità da Pinochet. Ma prima deve battere nelle urne la figlia dell’amico di famiglia più caro che per convinzioni politiche, ma anche per viltà, tradì suo padre.