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 2013  agosto 25 Domenica calendario

LE BORSE TORNANO AD ATTRARRE LE MATRICOLE

Non sarà l’arrivo di Mossi e Ghisolfi a consolare la Borsa di Hong Kong. Certo, la società basata a Tortona ma con stabilimenti in mezzo mondo è uno dei principali produttori mondiali di polietilene per bottiglie di plastica e imballaggi e ha u­na dimensione significativa: fattura circa 3 miliardi di dollari e dovrebbe essere valuta­ta poco meno di 2 miliardi. Cifre che fareb­bero entrare da subito l’impresa di Vittorio Ghisolfi e i figli nel Ftse Mib, l’indice che met­te assieme le quaranta società più grosse del­la piccola Borsa Italiana, ma che non spo­stano gli equilibri alla piazza di Hong Kong – dove il gruppo ha deciso di quotarsi – che va­le quasi dieci volte la nostra. No, Hong Kong non può consolarsi con Mossi e Ghisolfi per­ché il mercato asiatico dal 2008 al 2011 è sta­to la maggiore piazza al mondo per i debut­ti di Borsa ma nel 2012 è scivolato al quarto posto e quest’anno difficilmente riuscirà a fare meglio. Soprattutto, la Borsa di Hong Kong rischia anche di perdersi l’esordio più ricco di tutti.
Quello di Alibaba, gigantesca compagnia ci­nese del commercio elettronico che gestisce più scambi di Amazon ed eBay messe assie­me. Jack Ma, suo fondatore e proprietario, è il più corteggiato dalle Borse mondiali. Se per l’onnipresente Twitter, che sta lavorando per quotarsi a Wall Street, si parla di una valuta­zione di 10 miliardi di dollari, per Alibaba le stime indicano quotazioni da 70 miliardi. A quei livelli se Ma mettesse sul mercato an­che solo un terzo delle azioni il suo debut­to varrebbe da solo un quarto del mercato mondiale 2013 delle Ipo, cioè dei colloca­menti delle società in Borsa. È comprensi­bile quindi che Hong Kong – dove Ma ave­va quotato Alibaba.com, il suo più interes­sante sito del commercio online, per poi ri­comprarsi tutte le azioni nel 2012 – non vo­glia farsi sfuggire il prezioso cliente. Però il manager, a quanto pare, starebbe pensan­do di andare a Wall Street, dove avrebbe la possibilità di suddividere le azioni a secon­da dei diritti di voto, così da raccogliere ca­pitali senza rinunciare alla sicurezza del controllo del suo gruppo. Il collocamento di Alibaba potrebbe ridare a questo 2013 delle Ipo uno splendore perso nell’ultimo biennio. Non è una questione so­lo tecnica: quando un numero significativo di società decide di quotarsi in Borsa e quin­di andare a raccogliere fondi tra nuovi soci per crescere e allargarsi è anche un segnale importante di ottimismo economico. Nel 2007 l’ottimismo c’era ancora e i nuovi col­locamenti avevano portato alle Borse 266 mi­liardi di dollari di nuovo capitale. È stato il massimo di sempre, poi c’è stata la caduta: solo 85 miliardi le Ipo del 2008, 109 miliardi l’anno dopo. L’illusione della fine della crisi aveva riacceso il mercato nel 2010, un anno in cui la raccolta ha raggiunto i 243 miliardi grazie alle enormi Ipo di Agricoltural Bank of China, Icbc e General Motors. Il ritorno al pessimismo ha caratterizzato altri due anni mediocri: nel 2011 e il 2012 il mercato delle Ipo è rimasto sotto i 100 miliardi.
Quest’anno le cose stanno andando un po’ meglio. Nei primi 7 mesi, secondo i calcoli di Thomson Reuters, attraverso 417 debutti di Borsa sono stati raccolti quasi 80 miliardi di dollari, con un aumento del 14% rispetto al­lo stesso periodo del 2012. Con Hong Kong in difficoltà, Wall Street regna incontrastata come piazza preferita dalle debuttanti. Ha raccolto 27,6 miliardi con 117 Ipo, ma segna un calo del 10% rispetto all’anno scorso. Au­menta invece addirittura del 310% l’incasso di Tokyo, che ha raccolto 7,7 miliardi e ha o­spitato la seconda Ipo più grande dell’anno, quella da 4 miliardi di Suntory Beverage. La prima Ipo è stata brasiliana, con la compa­gnia assicurativa Bb Seguridade che ha rac­colto 5,7 miliardi garantendo alla piazza di Sanpaolo il terzo posto mondiale nella clas­sifica delle Ipo. Una classifica in cui Milano resta indietro. Thomson conta tre Ipo a Piaz­za Affari in questo 2013, per un incasso di 400 milioni di dollari (+73%). L’unico debut­to nostrano veramente rilevante è stato quel­lo di Moleskine. L’azienda delle agendine ha raccolto 269 milioni mettendo sul mercato il 50,2% delle azioni il 3 aprile. Sono passati quasi cinque mesi, la Borsa ha guadagnato il 15% ma il titolo Moleskine ha perso altret­tanto. Anche ’affari’ come questi aiutano a capire perché le imprese di Tortona vanno a quotarsi nell’Estremo Oriente.