Gabriele De Bari, Il Messaggero 26/8/2013, 26 agosto 2013
DUE ANGOLI DI PARADISO, L’IMPRESA DI D’AGOSTINO
In primavera, Gaetano D’Agostino, sembra al crepuscolo della carriera: colpa di una pubalgia che gli impedisce persino di calciare, il pezzo forte del repertorio tecnico. Però, a 30 anni, il talento siciliano, che nelle giovanili del Palermo, giocando da trequartista, segnò addirittura 100 reti in una sola stagione, non ha intenzione di smettere e, per rimettersi in discussione, sceglie di tornare a Siena dove annovera tanti estimatori. La serie B gli va stretta ma non si lamenta perché si considera comunque un ragazzo fortunato, pagato per fare il calciatore. All’esordio in campionato, l’altroieri, D’Agostino si riprende il centro del palcoscenico, regalando ai tifosi bianconeri due gemme. Due reti da calcio d’angolo, che entrano di diritto negli almanacchi del calcio. Bisogna tornare parecchio indietro con la memoria per trovare altri specialisti, come Chiarugi e Palanca, ma una doppietta su corner rappresenta una novità assoluta. «Un piccolo record, che rimarrà nella storia e che ricorderò con affetto quando avrò smesso di giocare. Ho superato i problemi fisici, normali nella nostra professione, ho tanta voglia di continuare e vivere altre serate da protagonista».
D’Agostino è un ragazzo che brucia le tappe: arriva alla Roma di Zeman a 16 anni, vince lo scudetto in giallorosso, fa parte delle rappresentative azzurre, conquista un Europeo, gioca anche in Nazionale. Ma qualcuno lo vede come un eterno incompiuto, un talento al quale manca sempre qualcosa per diventare campione. «Non ho nulla rimproverarmi. Con l’Udinese, nella stagione 2008-2009, ho disputato un grande campionato, segnando undici gol. Ero arrivato all’apice della carriera e, quando ormai pensavo di passare alla Juventus, qualcuno non ha voluto...» Il trasferimento era dato per certo, tanto che il centrocampista figurava in tutte le formazioni estive della Juve. Una delusione forte che ha lasciato il segno. «È stata dura da accettare, però non ho avuto colpe. Sono stati altri a non volere che si realizzasse il sogno: non so chi, lo posso solo sospettare... Non porto rancori, mi considero una persona felice: vivo una vita agiata, ho una splendida famiglia, svolgo la professione che ho sempre desiderato. Non ho mai criticato un allenatore per un’esclusione, Capello è quello che più mi ha formato nel carattere, Marino quello con il quale ho avuto un rapporto umano migliore».
LA FEDE
A cambiare la vita del centrocampista siciliano arriva, nel 2010, una scoperta straordinaria. «Ho conosciuto Dio. Il mio incontro con Legrottaglie è stato decisivo, sentivo che mancava qualcosa per completarmi, l’ho trovato nella fede. Ho capito che Dio ci comprende e non ci punisce per gli errori che commettiamo. Così ho mutato il modo di pensare verso le persone: adesso amo il prossimo e mi sento appagato completamente». D’Agostino ha aperto, vicino Firenze, una scuola calcio per giovani. «Appena posso vado in campo con loro, voglio insegnare a giocare al calcio, quanto sia importante avere forza di carattere e quanto sia importante rispettare sempre gli altri: in campo, come nella vita».