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 2013  agosto 26 Lunedì calendario

MESSNER, SCALATORE DEI MUSEI

L’alpinista più famoso del mondo prende sul serio le sue sfide. Quasi mezzo secolo fa, sulle Dolomiti e non solo, Reinhold Messner ha spinto verso l’alto il limite delle difficoltà in arrampicata. Nel 1986, dopo i suoi exploit solitari sul Nanga Parbat e sull’Everest, è stato il primo uomo al mondo a salire tutte le 14 montagne della Terra che superano gli ottomila metri di quota.
Terminate le imprese himalayane Messner ha esplorato le distese di ghiaccio e i deserti della Terra (è sua, con il tedesco Arved Fuchs, la prima traversata sugli sci dell’Antartide). Per quattro anni, fino al 2004, è stato parlamentare europeo per i Verdi. Molti dei suoi innumerevoli libri sono diventati dei best-seller. Diciassette anni fa si è lanciato in una nuova avventura, quella dell’imprenditore culturale. E ha avuto un enorme successo anche qui.
SOLDA E BRUNICO
Il primo museo, nato nel 1996 nel castello di Juval, in Val Venosta, dove Messner vive in estate con la famiglia, ospita una magnifica collezione di statue e altri oggetti religiosi provenienti dalle montagne dell’Asia. Il terzo, che sorge a Solda, ai piedi dell’Ortles, è dedicato alla neve, al ghiaccio, all’alpinismo sulle pareti più fredde.
Nel quinto museo, inaugurato due anni nel castello di Brunico e dedicato ai popoli di montagna del mondo, sono esposti tende tibetane, sculture in legno africane e asiatiche, intagli provenienti dalle valli del Karakorum e dell’Hindu Kush. Nelle altre due raccolte, sul Monte Rite nelle Dolomiti venete e a Castel Firmiano affacciato su Bolzano, l’arte moderna e contemporanea si affianca alle opere tradizionali dei montanari.
ARAZZI NEPALESI
Ci sono, ma occupano uno spazio limitato, le fotografie e i cimeli (tende, chiodi, vestiario, piccozze, scarponi) dei grandi alpinisti e delle loro imprese. Accanto a questi oggetti ci sono quadri di pittori bavaresi del primo Novecento, sculture di artisti contemporanei di tutto il mondo. Poi statue e feticci africani. E magnifici thangka, arazzi di preghiera nepalesi e tibetani.
«Le montagne del mondo sono abitate dall’uomo da millenni, l’alpinismo è nato poco più di due secoli fa» spiega il sessantanovenne Reinhold Messner. «Io mi concentro sulla parte più antica e importante di questo rapporto. Voglio mostrare ai visitatori che l’avventura moderna sulle pareti e sulle vette è l’ultimo capitolo di una storia molto lunga».
PANORAMI MOZZAFIATO
In tutti e cinque i musei finora aperti, al fascino delle opere esposte si affiancano quello dell’edificio che le contiene e la suggestione di un panorama straordinario. «La montagna è nei miei musei, ma anche fuori» spiega Messner. Tranne che a Solda, dove anche l’edificio è suo, l’alpinista è proprietario degli oggetti e delle opere d’arte esposti, mentre gli edifici gli sono stati affidati dagli enti locali, che partecipano agli utili.
Reinhold Messner era bravo a far soldi anche quando era un giovane alpinista. Oggi, grazie ai suoi musei, è un imprenditore di successo. I visitatori di Castel Firmiano sono 140.000 ogni anno, quelli dell’intero sistema 200.000. «Ho impiegato quindici anni a salire tutti gli ottomila, da diciassette anni mi sto occupando dei musei. La seconda impresa si sta rivelando molto più dura», spiega Messner con il suo sorriso sornione.
LA NUOVA IMPRESA
Da qualche mese, sui 2277 metri del Plan de Corones, celebre per le sue piste da sci, ha iniziato a nascere il sesto dei Messner Mountain Museum. Il cantiere è vietato ai cronisti e al pubblico, ma qualche informazione è filtrata. Si sa che la struttura sarà in buona parte nascosta (mille metri quadrati in superficie, quattro volte tanti underground). Si sa che il tema sarà la roccia, dato che da Plan de Corones lo sguardo spazia sulle Dolomiti.
APERTURA NEL 2014
Per questa sua nuova ascensione, l’alpinista di Funes ha scelto una compagna di cordata eccezionale come l’archistar anglo-irachena Zaha Hadid. Completano il team dei progettisti gli architetti tedeschi Patrik Schumacher e Cornelius Schlotthauer. L’inaugurazione è prevista per il 2014.
«Sarà la mia ultima impresa, il mio ultimo museo» sorride ancora una volta Reinhold Messner. Su questo, però, ci permettiamo di non credergli. Trent’anni fa, alle domande dei cronisti, rispondeva «completare la collezione degli ottomila non mi interessa». Sappiamo tutti com’è andata a finire.