Simonetta Robiony, La Stampa 26/8/2013, 26 agosto 2013
A CASA DI GAETANO C’È TUTTA LA STORIA DEL CINEMA
Nel film di Douglas Sirk, la magnifica ossessione di Rock Hudson era restituire la vista alla bella Jane Wyman che aveva reso cieca; nella vita di Gaetano Martino la magnifica ossessione è il cinema e tutto quello che col cinema è connesso.
Gaetano Martino, un nome notissimo tra gli addetti ai lavori ma sconosciuto al pubblico, è infatti il più grande collezionista di cose di cinema: proiettori, pellicole, manifesti, sceneggiature, documentari, lettere private, fotografie mai pubblicate, libri di autori vari, perfino lanterne magiche con annessi i vetrini che, uno dietro l’altro, trasformavano immagini statiche in immagini in movimento. Niente è mai sfuggito alla sua compulsiva voglia di raccogliere, conservare, tenere da parte in vista di una richiesta da parte di un festival, una mostra, un convegno specialistico oppure di una sofisticata retrospettiva. Purché non ci sia sfruttamento commerciale, provvede Gaetano Martino.
Peppuccio Tornatore, che con «Nuovo cinema Paradiso» ha raccontato il suo amore infantile per il cinema, racconta che è merito di Martino se ha potuto girare in «Baarìa» la scena in cui il pubblico del suo paese assiste a «Cabiria». «Avevo bisogno di un proiettore di quell’epoca ma non riuscivo a trovarlo. Qualcuno mi parlò di questo Martino. Non lo conoscevo. Mi misi in contatto con lui e arrivò sul set con un antico proiettore perfettamente funzionante più alcuni manifesti di «Cabiria». Lo maneggiava con tale perizia che gli misi un paio di baffi finti e affidai a lui la parte del proiezionista, che svolse egregiamente. Fu così che appresi dell’esistenza della Cineteca di Oppido Lucano, un piccolo paese vicino Potenza, fondata proprio da lui».
È a Oppido Lucano, infatti, che Martino ha sistemato il suo immenso tesoro approfittando del fatto che sia lui che sua moglie, nel paese d’origine, avevano ereditato appartamenti e stalle, masserie e pezzi di terreno, un palazzo di diciotto stanze e alcuni locali al piano terra, più il cinema Lux che suo padre chiuse negli anni Ottanta rifiutandosi di proiettare pellicole porno. «Ho cominciato proprio dalla sala cinematografica - racconta -. Poi, piano piano, ho riempito tutto ciò che possedevo di mio a Oppido, andando avanti e indietro da Roma con camion stracolmi di ogni ben di dio. Per lo più era roba destinata al macero, pellicole che le case cinematografiche non sapevano dove mettere, proiettori che venivano ceduti per pochi soldi, donazioni ricevute. È nata così nel 1997 la Cineteca Lucana, la mia associazione culturale senza fini di lucro, che oggi può anche vantare un magazzino di tremila metri quadri costruito grazie ai fondi della Comunità europea».
Ecco, in cifre, la realtà di questa anomala cineteca: 35 mila pellicole in 35 millimetri, 22 mila documentari, 700 pedane da sei quintali l’una dove sono sistemati volumi, carteggi, giornali e altro, più in una sezione curata dalla moglie di Martino forte di novemila lastre per quella famosa lanterna magica inventata nel 1668 da Kircher e che può essere considerata l’antenata del cinematografo moderno.
A lavorare in questa impresa non più di tre, quattro persone: Gaetano Martino che è il capo, a volte sua moglie e perfino suo figlio, poi l’insostituibile archivista Pierluigi Raffaelli, un addetto al computer che sta fisso a Oppido, un uomo di fatica che sposta e trascina pizze, carte, macchinari. Tutti sono pagati con i circa 40 mila euro dell’annuale contributo che arriva da 25 anni grazie al Ministero dei beni e delle attività culturali, più c’è un piccolo aiuto della Film Commission pugliese e l’appoggio che, per una volta, gli ha dato il Ministero delle Risorse Economiche permettendogli di scannerizzare ottomila dei 22 mila documentari conservati.
La scoperta più importante? «L’archivio del ministro fascista Bottai. Mussolini sapeva che il cinema era l’arma più potente e Bottai aveva creato un ente per la cinematografia scolastica che sopravvisse alla guerra e andò avanti vivacchiando con la Dc finchè non fu cancellato. L’ho ritrovato a Roma quando era già stato destinato al macero, nelle cantine di una vecchia scuola di San Lorenzo: con quei materiali, tra cui alcune riprese di Mussolini mai viste, qualche anno fa ho organizzato una mostra di grande richiamo all’Accademia di Romania». La prima pellicola che ha preso e conservato? «Era “Bassa marea” di Fritz Lang». La cosa di cui va più fiero? «Svolgere una funzione di supplenza nei confronti dello Stato: la Cineteca Nazionale non può archiviare tutte le vecchie copie». L’ultimo carico ricevuto? «1.400 pellicole dalla Medusa».
Oggi Martino può dire di aver raccolto tutto quello che c’era da raccogliere. E adesso? «Sono contento: ho avuto riconoscimenti pubblici. Collaboro con Francia e Israele. Spielberg mi ha chiesto aiuto per i documentari sugli ebrei della Shoah: mi sono occupato di farli doppiare. Mi resta un sogno irrealizzato». Quale? «All’inizio era un CentroMuseo dell’audiovisivo dove avrebbe trovato posto tutto ciò che ho raccolto in 30 anni. Avevamo pensato al Maxxi, allora in via di realizzazione. Oggi mi accontenterei se l’Archivio di Stato mi mandasse due o tre persone competenti per mettere su computer tutto quello che sta alla Cineteca Lucana. E magari a Oppido, con i miei tanti proiettori antichi, qualche manifesto e le lanterne magiche, aprire un piccolo museo».