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 2013  agosto 24 Sabato calendario

SI FA BELLO COI SOLDI DEGLI ALTRI

Le multe in saldo non solo sono diventate tra gli argomenti più gettonati di questi giorni post-ferragostani ma hanno fatto anche il giro del mondo: molti giornali stranieri ne hanno parlato come di una novità assoluta, almeno in questo l’Italia sembra avere guadagnato il copyright.
In verità in alcuni paesi l’importo della contravvenzione è calibrato a seconda del tempo del pagamento.
Ma l’abbuono secco del 30 % in 5 giorni con lo scopo di accalappiare quella massa di automobilisti (un quarto: inconcepibile negli Stati Uniti e in Europa) che cestinano il bollettino e riescono a farla franca è per ora un’idea tutta italiana. Il buon senso ha escluso le violazioni al codice della strada per le quali sono previste anche la confisca del veicolo o la sospensione della patente di guida.
La riduzione dell’importo della sanzione è consentita comunque anche nel caso di mancata copertura assicurativa dei veicoli, sempre che il pagamento sia eseguito entro i cinque giorni dalla notifica o contestazione del verbale. Ma accanto a questa restrizione c’è la maglia larga della retroattività (quella che il Cavaliere non vorrebbe per sè): il ministero dell’interno ha infatti precisato che la riduzione si applica anche a coloro che abbiano ricevuto la contestazione dell’infrazione o la notificazione del verbale nei giorni precedenti l’entrata in vigore del provvedimento, purché si trovino ancora entro il termine di cinque giorni per effettuare il pagamento.
C’è però chi non ci sta e lancia una crociata mettendosi alla testa degli amministratori che non approvano il provvedimento e sono infastiditi per l’entusiasmo con cui è stato annunciato. A guidare la contestazione, che sta prendendo forma anche su Facebook, è l’assessore al bilancio del comune di Ferrara, Luigi Marattin, che va giù pesante verso il governo Letta: «Il gettito delle multe sono soldi dei comuni, non dello Stato. Questa vicenda è l’ennesima puntata del film ’facciamo gli splendidi coi soldi degli altri’, protagonista unico lo Stato italiano. Mi chiedo fino a quando si possa andare avanti con atteggiamenti del genere». Requiem per le larghe intese e la politica dell’affannosa ricerca di denaro senza calare la mannaia sulla spesa pubblica. «Premesso che le sanzioni non dovrebbero servire a far cassa», -sostiene l’assessore, «ma a spingere a comportamenti corretti, resta il fatto che per l’ennesima volta lo Stato, quando si tratta di fare sconti, lo fa con i soldi e le risorse dei comuni».
Secondo i dati in mano a Marattin il danno economico al comune di Ferrara è notevole, e così per gli altri comuni, tanto che la lista di sindaci e assessori che stanno solidarizzando con lui è lunga: «Ogni anno otteniamo, a Ferrara, tra i cinque e i sei milioni di euro dalle sanzioni sulla strada. Consideriamo anche che non tutti riusciranno a saldare la multa entro cinque giorni dalla notifica, ma si può comunque valutare una perdita per le casse comunali attorno a un milione, un milione e mezzo di euro». Il povero assessore aveva appena messo a posto, a fatica, il bilancio comunale, contabilizzando gli ultimi tagli imposti, per altro, da un governo sostenuto anche dal suo partito, ed è quindi pure una scrollata al Pd quella che vuole dare Marattin: «Così non si può andare avanti», afferma. «Basti pensare alla questione dell’Imu, che i comuni non possono più abbassare per agevolare determinate categorie, oppure un’altra norma contenuta nel decreto del Fare e che è passata totalmente inosservata: d’ora in poi quando un Comune vende un immobile, il 10% del ricavato deve andare allo Stato. Noi facciamo i salti mortali per far quadrare i bilanci, dobbiamo coprire anche i debiti della politica nazionale»?

L’amministratore Pd ha anche un sassolino nella scarpa: il suo compagno di partito, Graziano Delrio quand’era sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci (l’associazione dei comuni) tuonava contro l’invadenza dello Stato e difendeva l’autonomia e le risorse dei comuni. Adesso che è ministro sembra avere la memoria corta. E questo non gli viene perdonato da coloro che un tempo rappresentava: «Delrio conosce queste cose meglio di chiunque altro», dice Marattin, «ma la mia sensazione è che ora sia in un meccanismo diverso. Si pensi alla questione dell’Imu, che è diventata una partita politica col Pdl, e intanto il governo non trova nient’altro da fare che scaricare tutto sugli enti che stanno più in basso. Abolite le circoscrizioni, restiamo noi comuni. Certo che fa impressione pensare che non serva neppure mettere Delrio al governo, ma purtroppo una persona da sola lì non può cambiare nulla. C’è bisogno di un ricambio totale della classe politica nazionale, sperando ovviamente che i successori siano meglio».

Luigi Marattin, lancia in resta, vuole guidare alla riscossa gli amministratori pubblici locali. È docente di politica economica all’università di Bologna e si vanta di avere ridotto il deficit del suo Comune da 167 a 118 milioni di euro. È un renziano ma è stato quasi espulso dalla corrente quando per difendere il suo leader attaccò rudemente Nichi Vendola, il quale aveva detto in un’intervista: «Renzi perderà le primarie anche perché ha come modello Tony Blair, la figura più fallimentare della storia della sinistra europea che ha sempre perso e fatto perdere». Non gli era andata giù e prese la tastiera per scrivere su Twitter: «Nichi per usare il tuo linguaggio ma va a elargire prosaicamente il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata». Una tempesta di critiche, le sue scuse e un po’ di purgatorio. Adesso torna in campo, contro i tagli e quelle che lui chiama le «fregature» del governo: amministratori di tutta Italia, uniamoci.