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 2013  agosto 23 Venerdì calendario

MANGIARE CANGURO TORNA DI MODA IN RUSSIA E IN CINA


SIDNEY. È il simbolo dell’Australia, l’animale che tutti i turisti vogliono vedere quando vengono qui. Ma il canguro è anche fonte di guadagni milionari per l’industria locale. Per questo le notizie degli ultimi mesi hanno risollevato il morale dei cacciatori, con le critiche degli animalisti a fare da contraltare. A dicembre la Russia ha annunciato di voler tornare ad importare carne di canguro dall’Australia. Le forniture erano state bloccate nel 2009 per questioni sanitarie: Mosca aveva riscontrato negli animali livelli di contaminazione batterica superiori ai limiti di legge, in particolare quelli relativi al batterio escherichia coli. Fino ad allora la Russia, dove la carne di canguro è considerata pregiata per il basso livello di colesterolo e il sapore di selvaggina, aveva rappresentato il principale acquirente al mondo, con una quota del 70% sulle esportazioni australiane. Un bel problema per le aziende del settore. I consumi locali languono, visto che gli australiani considerano la carne dei marsupiali adatta ad alimentare gli animali domestici più che gli umani. Un sondaggio del 2008 ha rivelato che solo il 14,5% della popolazione locale l’ha mangiata più di quattro volte nella vita.
Quando Mosca ha chiuso i ponti con Canberra, l’Unione europea si è trasformata nel primo acquirente al mondo di carne di canguro, ma le esportazioni verso il Vecchio Continente non sono bastate a bilanciare il buco creato dai russi. All’annuncio di una ripresa dei commerci con Mosca, i cacciatori hanno dunque esultato. «È la migliore notizia degli ultimi quattro anni», dice Ray Borda, direttore generale di Macro Meats, la più grande società australiana del settore. «La messa al bando ci è costata l’equivalente di 2 mila posti di lavoro. Per tornare ai livelli del 2009 ci vorrà tempo: nel frattempo i prezzi della carne di canguro sono calati e molti tiratori professionisti sono andati a lavorare con compagnie minerarie, dove gli stipendi possono arrivare fino a 10 mila dollari al mese per un operaio generico. Nonostante questo, la ripresa delle esportazioni verso la Russia è una grande possibilità per tutto il settore. Se gestita nel modo giusto, porterà ad un aumento dei ricavi annuali del comparto di circa 100 milioni di dollari». Nell’ultimo periodo la popolazione dei canguri è aumentata, dicono le statistiche pubblicate dal Dipartimento federale dell’Ambiente. Se nel 2010 il numero era stimato intorno ai 25 milioni di esemplari, l’anno dopo il pallottoliere era già arrivato a quota 34 milioni. Alle lamentele degli allevatori si sono perciò aggiunte quelle dei proprietari terrieri, spaventati dalla possibilità che un aumento dei grandi marsupiali, liberi di scorrazzare per le praterie australiane, possa ridurre la produttività dei propri raccolti. Poco importa che i canguri potrebbero in realtà rivelarsi una risorsa per l’Australia se è vero che, come sostenuto da diverse ricerche scientifiche, diminuendo il consumo di carne bovina ed ovina a favore di quella di canguro si ridurrebbe la quantità di emissioni inquinanti. Fatto sta che l’azione di lobbying portata avanti da cacciatori e allevatori è diventata pressante, e alla fine il governo di Canberra è riuscito a riaprire il canale commerciale con la Russia. Gli animalisti sostengono che quello dell’aumento della popolazione sia in realtà un falso problema. «Secondo le quote fissate dal governo» fanno notare dalla Coalizione per la protezione del canguro «ogni anno può essere ucciso legalmente il 15 per cento dei canguri grigi e il 20 dei canguri rossi, ma la popolazione cresce ad un tasso annuale rispettivamente del 7,5 per cento e del 7». Insomma, per gli animalisti sono più i canguri uccisi che quelli nati.
L’associazione dei cacciatori, che dice di contare su un fatturato annuale di 270 milioni di dollari e oltre 4mila lavoratori, fa notare però che sono i dati del governo a dire come stanno le cose, e cioè negli ultimi 25 anni il numero di canguri è aumentato. Di certo c’è che le prime navi cariche di canguri macellati sono partite alla volta della Russia. E presto alla lista dei clienti potrebbe aggiungersi la Cina. A fine febbraio alcuni rappresentanti del governo australiano sono stati a Pechino per discutere con le autorità locali la vendita di carne di canguro. Già l’anno scorso, per tentare di ridare fiato al settore, Canberra aveva cercato di convincere la Cina, ma alla fine i colloqui si erano arenati per timore di proteste da parte degli animalisti. Ora le trattative sono riprese. Spiegazione ufficiale? I cacciatori australiani hanno assicurato di voler uccidere solo canguri maschi, mentre finora venivano abbattute anche le femmine, costringendo così i cuccioli a doversela cavare da soli, con morti spesso premature causate dall’incapacità di proteggersi dal freddo, trovare cibo o acqua. Ma gli animalisti non credono a queste promesse. Spiega Ruth Hatten, consigliere legale dell’associazione Voiceless: «Il codice australiano dice che quando un cacciatore uccide il canguro-madre, i cuccioli devono essere ammazzati immediatamente per evitare loro sofferenze inutili al termine delle quali comunque morirebbero. Succede però che molto spesso l’industria del settore non segue la procedura, costringendo i cuccioli ad una lunga agonia. Ora dicono che non uccideranno più femmine. Come possiamo essere certi che questa promessa verrà mantenuta?».