Davide Vannucci, il Venerdì 23/8/2013, 23 agosto 2013
A GAZA I BECCHINI SONO BAMBINI. IN BARBA ALLA LEGGE
Scrutano le tombe, studiano il comportamento delle persone durante il funerale, poi si avvicinano a chi mostra maggiore partecipazione emotiva e offrono di prendersi cura del defunto: pulire la lapide, togliere le erbacce, mettervi di tanto in tanto un mazzo di fiori, annaffiarli regolarmente. Non è un romanzo gotico, ma il lavoro quotidiano di decine di bambini palestinesi della Striscia di Gaza, all’interno del cimitero dedicato allo sceicco Radwan.
Dal punto di vista economico, si tratta di un servizio è decisamente conveniente. I costi per questi bambini sono pari a zero. L’acqua viene presa dalla moschea, rose e crisantemi dalle rimanenze dei fiorai. La paga è buona, in media cinque shekel a defunto, e può crescere un po’ a seconda della classe sociale del caro estinto. Ogni giorno gli improvvisati lavoratori portano a casa almeno 70 shekel, 20 dollari, ma a volte arrivano anche a 200.
Il problema è sociale: a Gaza moltissimi bambini lasciano la scuola per contribuire a un bilancio familiare perennemente in rosso. I loro padri sono morti, o disoccupati, o inabili al lavoro per via della guerra. Spesso sono gli stessi genitori a spingerli. Malgrado una legge del 2000 proibisca di assumere ragazzi sotto i 15 anni, in Palestina sono impiegati 65.000 minorenni, il sei per cento dei bambini dai 5 ai 14 anni. Circa duemila di loro lavorano per gli israeliani, nelle aziende agricole degli insediamenti, sulle rive del Giordano.