Giovanni Sabato, L’Espresso 23/8/2013, 23 agosto 2013
TURISTI IN ORBITA
Chissà se l’anno prossimo Richard Branson festeggerà il suo compleanno nel cosmo. Dopo tanti intoppi e false partenze, per il vulcanico e discusso miliardario britannico sembrerebbe la volta buona. La più visionaria delle sue creazioni, la Virgin Galactic, sembra finalmente pronta a spiccare il volo. E non è una metafora. Dopo le tante iniziative imprenditoriali nel mondo dei media, dell’intrattenimento, dei trasporti, Branson è deciso a vendere per primo l’ebbrezza dello spazio a turisti privati, facoltosi, sì, ma non miliardari come i soli sette che finora sono andati nel cosmo per diletto a proprie spese .
L’annuncio non è nuovo, Branson ne parla da anni, ma ora sono arrivati i fatti. Qualche settimana fa, a 14 mila metri sul deserto californiano del Mojave, la sua navicella SpaceShipTwo si è staccata dall’ aereo che l’aveva innalzata fin lassù. I piloti hanno acceso i motori a razzo, che per sedici secondi l’hanno sospinta oltre il muro del suono fino a 17 mila metri di quota, per poi spegnersi e lasciarla scendere fino alla pista dello spazioporto.
Solo un pugno di secondi, ma decisivi. «È il test più importante mai realizzato, per la prima volta tutti i componenti chiave hanno funzionato insieme in volo», ha gioito Branson. Entro fine anno dovrebbe avvenire il primo lancio oltre i 100 chilometri di quota, dove l’atmosfera è troppo rarefatta per sorreggere un aereo e, tecnicamente, si è nello spazio. Ed entro dodici mesi si conta di iniziare i voli al pubblico. Il primo a lanciarsi sarà Branson stesso, con la famiglia e gli amici.
«La data non l’abbiamo ancora fissata perché ci vorranno vari voli per completare tutte le verifiche. I primi astroturisti decolleranno solo quando saremo certi della sicurezza», assicura Seth Snider, referente in Italia della Virgin Galactic. E a chi ha ancora qualche dubbio arrivano di sostegno le parole del veterano della Nasa Paul Dye: «Ogni volta che sollevi una persona a più di un metro da terra, o che la fai andare più veloce di quando cammina, qualche pericolo c’è. In aviazione un certo rischio è ineliminabile. E in quella sperimentale c’è il guaio aggiuntivo che non puoi quantificarlo con esattezza: l’esperienza ci insegna che per quante prove si facciano, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo», ha spiegato al sito spacesafetymagazine.com.
Due ore fra le stelle
Chi è deciso a lanciarsi, dovrà volare oltre l’Atlantico. I decolli sono previsti solo dallo Spazioporto America, in fase avanzata di costruzione nel New Mexico. Ci sono altri spazioporti potenzialmente adatti, tra cui uno in Svezia, ma per ora non si prevede di usarli.
Lo spazioporto non sarà molto diverso da un normale aeroporto. «Pensiamo che i passeggeri indosseranno una tuta, ma più per il piacere di conservare un ricordo che per necessità», spiega Snider. La navicella ospita sei passeggeri e due piloti. Anche il decollo sarà simile a quello di un aereo: come nel test di prova, la SpaceShipTwo raggiungerà circa 15 chilometri di quota a cavallo di un aeromobile, il "Cavaliere bianco" WhiteKnightTwo. Poi si staccherà e per 70 secondi darà fondo ai suoi motori a razzo per raggiungere la velocità supersonica a cui si spingerà nello spazio. Giunti finalmente all’apice, poco oltre i 100 chilometri di quota, per 5-6 minuti i passeggeri godranno la libertà dell’assenza di gravità: slacciate le cinture potranno fluttuare nell’aria, fare capriole, soffermarsi ai grandi oblò ad ammirare la curvatura della superficie terrestre che si staglia sul nero del cosmo. «La navicella è stata progettata apposta, con altezza, larghezza e profondità ottimali per dare la migliore esperienza possibile», precisa Snider. Il tutto, una volta spentosi il boato dei motori, in un perfetto silenzio. Infine ci sarà il rientro, schiacciati da una forte accelerazione gravitazionale. Il volo durerà poco più di un paio d’ore e sarà la Virgin stessa a preoccuparsi di documentare ogni momento con foto e filmini.
A chi chiede quanto questi sfizi costeranno all’ambiente, la Virgin dà risposte rassicuranti. «La navetta, del tutto riutilizzabile, è studiata apposta per minimizzare l’impatto ambientale. Le emissioni di CO2 sono un quarto rispetto a un volo Londra-Washington», afferma Snider. C’è però chi chiede più trasparenza: «al di là delle rassicurazioni, la Virgin non ha comunicato i numeri esatti sulle emissioni di CO2 né degli altri inquinanti», lamenta l’analista Doug Messier sul suo blog Parabolicart.com.
Prima di partire
Fino a maggio un volo costava 200 mila dollari a persona, ma da giugno, con quasi 600 prenotazioni incassate e la partenza che appare imminente, il prezzo è salito a 250 mila. L’identità di chi ha prenotato è top secret, se non è egli stesso a rivelarlo, ma si parla di almeno quattro imprenditori italiani già in lista.
Chi voglia risparmiare può puntare sulla concorrenza. La XCOR Aerospace (www.xcor.com) propone voli di tre quarti d’ora a soli 95 mila dollari, ma la sua navetta è ancora in fase di sviluppo e nessuno sa quando partirà. La europea SHIPinSPACE, con sede anche a Torino, parla di soli 50 mila dollari e un design ultrasicuro che permette di paracadutarsi fuori in caso di guai, ma sta ancora cercando i fondi per iniziare.
In futuro, con l’infoltirsi delle schiere di astroturisti, i prezzi dovrebbero scendere e c’è chi pronostica un calo fino a 50 mila dollari fra dieci anni, ma per ora sono solo illazioni. È già previsto invece lo sconto comitiva: chi compra tutti e sei i posti di un volo Virgin Galactic ne paga solo cinque. Per prenotare basta contattare l’agenzia di Snider, la Your private Italy di Salerno (www.yourprivateitaly.com; tel. 0892.21615), oppure la Onirikos di Milano (www.onirikos.com; tel. 02.39433915). «Se si cambia idea non c’è problema: chi disdice ottiene il rimborso totale finché non gli comunichiamo la data del volo, presumibilmente sei mesi prima della partenza», assicura Snider. Chi vuole può poi stipulare assicurazioni che coprono rinuncia al viaggio, infortuni e altri imprevisti (quanto meno, non si dovrebbe rischiare di smarrire i bagagli).
Nell’attesa del giorno fatidico, alla comunità dei futuri astronauti che hanno acquistato i biglietti la Virgin Galactic riserva una serie di attività esclusive: raduni, party, conferenze, visite agli stabilimenti che hanno costruito la navetta e allo spazioporto per i lanci di prova. Alcuni gruppi sono stati invitati nelle residenze di Branson in persona. Tutto però a proprie spese, e nulla in Italia.
Non occorrerà, invece, passare ore in palestra per costruirsi un fisico di ferro né sottoporsi a controlli medici minuziosi. «Non sono richiesti particolari requisiti fisici oltre quelli per un volo normale» assicura Snider: «Il corpo non subisce stress pesanti come quelli degli astronauti che restano nello spazio per settimane o mesi. Abbiamo prenotazioni di persone di ogni età, alte e basse, grasse e magre. Nei giorni precedenti il volo si fanno i controlli medici di routine». Nel dubbio, ovviamente, una chiacchierata col proprio medico non farà male.
Anche l’addestramento si fa lì per lì, arrivando sul posto pochi giorni prima del volo per imparare come comportarsi alle forti gravità, come muoversi nella navetta e altri accorgimenti utili, e per fare le prove di evacuazione in caso di incidente.
Le alternative
Per chi non ha 250 mila dollari da consumare in due ore c’è un’alternativa low cost, non purtroppo per il panorama, che da lassù resta ineguagliabile, ma almeno per l’ebbrezza del galleggiare senza gravità: i voli parabolici. Finora erano disponibili solo in Russia e negli Stati Uniti, ma da marzo una sussidiaria dell’agenzia spaziale francese, la Novespace, li offre al pubblico da Parigi e da Bordeaux. Un aereo riadattato, con pochi sedili e un vasto spazio libero in cui fluttuare, esegue una quindicina di saliscendi in cui ogni volta, per 22 secondi, la forza centrifuga compensa quella di gravità, annullando il peso e permettendo di librarsi nell’aria. Il biglietto costa seimila euro, ma i posti sono esauriti fino a fine 2014 (per informazioni e prenotazioni: http://www.airzerog.com).
Chi viceversa non ha davvero problemi di portafoglio, e non si accontenta di affacciarsi per qualche minuto alle soglie dello spazio, può puntare ancora più in alto: sono già disponibili spedizioni e soggiorni turistici sulla Stazione spaziale internazionale (ISS). E chi ancora non si accontenta e vuole la Luna non disperi: dal 1972 nessun umano ci ha più messo piede, ma la Space Adventures e la britannica Excalibur Almaz contano un giorno di arrivare anche lì, a tariffe ancor più esorbitanti. C’è anche chi pensa in grande e vuole costruire alberghi orbitali e chi fantastica di turismo su Marte. Chi vivrà vedrà.