L’Espresso 23/8/2013, 23 agosto 2013
È STATA LA MIA FORTUNA
Corrado Passera, banchiere ed ex ministro dello Sviluppo, si è diplomato
al liceo Volta di Como, un altro classico che fatica ormai ad arrivare alle cento matricole, tanto da rischiare di essere accorpato.
Lei li rifarebbe, oggi, cinque anni a coniugare verbi antichi?
«Il Classico è molto più che coniugare imperfetti e participi. Ed io non solo sono contento di averlo fatto, ma la considero una fortuna. Aver dedicato tempo a materie che creano curiosità, danno un metodo di studio, aprono l’orizzonte mi è poi venuto molto utile nella vita».
Ma a cosa le sono serviti, nella sua carriera, il greco e il latino?
«Greco, latino, letteratura, filosofia, storia: aiutano a sviluppare spirito critico, sempre più necessario vista la quantità enorme di informazioni e posizioni opposte da cui siamo bombardati. Insegnano a gestire la complessità. Le "cose" che si imparano a 15 anni diventano subito obsolete, si dimenticano. Quella che non passa
è la voglia di aggiornarsi».
Lei si è poi iscritto alla Bocconi. Non è stato un po’ complicato, dopo mesi su verbi di Omero, buttarsi nell’economia?
«No, anzi. Certo l’impatto con la statistica o con la matematica avanzata non è indolore, ma il metodo acquisito aiuta. Ed è falso che gli studi umanistici aprano soltanto a università dello stesso segno: ho un’enorme quantità di esempi a riguardo. Poi è ovvio: se uno vuole imparare subito un mestiere il classico non è la scelta giusta».
Bisognerebbe avere quindi scuole
per chi vuole lavorare e altre per i pensatori? Non c’è il rischio di dividere fra serie A e serie B?
«È un errore ragionare in questi termini. Le scuole secondarie che ci sono oggi in Italia danno spazio per seguire percorsi molto diversi. Licei, Tecnici, Professionali: ogni indirizzo ha i suoi vantaggi e i suoi limiti, ma soprattutto la sua dignità. E non abbiamo nulla da invidiare all’estero».