Corrado Poggi, Il Sole 24 Ore 22/8/2013, 22 agosto 2013
TWITTER PREPARA LO SBARCO IN BORSA AFFARE DA 10 MILIARDI
Il primo cinguettio in borsa di Twitter è ormai dietro l’angolo, probabilmente già nei primi mesi del 2014. Dopo mesi di rumors e indiscrezioni, il colosso dei social network ha infatti mosso i primi passi concreti in vista dell’approdo a Wall Street avviando un primo giro di consultazioni con le principali banche interessate a gestire l’operazione. Secondo quanto riportato dal New York Post, la richiesta principale del ceo Dick Costolo e del direttore finanziario Mike Gupta è quella di evitare una debacle clamorosa come quella di cui si è resa protagonista lo scorso anno la grande rivale Facebook.
Il messaggio recapitato ai banchieri è stato dunque quello di pensare a un collocamento in borsa gestito con la massima cautela e senza cercare necessariamente il maggior profitto immediato possibile. La lezione di Facebook è del resto troppo fresca e vivida nella memoria per essere già stata dimenticata. Collocata a 38 dollari ad azione lo scorso maggio - un livello considerato fin da subito eccessivo da diversi analisti - Facebook aveva subito iniziato a perdere rapidamente terreno tanto da arrivare a toccare un minimo di 17,73 dollari ad azione pochi mesi dopo, a settembre. Da allora il titolo ha iniziato una lunga risalita che l’ha riportata proprio in queste settimane a riconquistare quota 38 dollari (ieri sera scambiata a 38,41 dollari) ma la lezione di fondo è che molti piccoli investitori nel processo sono rimasti bruciati e che chi ha tenuto in portafoglio il titolo non ha realizzato alcun guadagno in oltre 15 mesi.
Per evitare questo scenario, i vertici di Twitter hanno spiegato ai rappresentanti del mondo bancario di volere una quotazione che parta da un prezzo iniziale ben calibrato in modo da lasciar spazio al titolo di correre in borsa nelle settimane e nei mesi successivi. Il pricing potrebbe dunque non differire di molto da quello di 20 dollari che le azioni di Twitter hanno ora indicativamente sui mercati privati. Per quanto riguarda la valutazione di fondo del gruppo, fanno testo i documenti fatti circolare nei mesi scorsi in occasione di incontri con investitori privati e che indicavano in 10 miliardi di dollari circa il valore del gruppo di San Francisco.
Prima di arrivare all’Ipo, i vertici di Twitter vogliono tuttavia rafforzare ulteriormente il proprio modello di business affiancando alla raccolta pubblicitaria, che già concorre per oltre il 50% ai ricavi, anche servizi a pagamento come quello di «micro-messaging» che secondo le stime di eMarketer dovrebbe generare entrate per 582,8 milioni di dollari quest’anno e per circa un miliardo nel 2014. Nel frattempo il dossier Twitter rimarrà in bella evidenza sulle scrivanie dei banchieri di Wall Street che ora dovranno iniziare a elaborare le loro strategie di marketing per convincere il social network ad affidare loro la gestione dell’Ipo che si preannuncia come uno degli eventi finanziari più importanti del prossimo anno.