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 2013  agosto 22 Giovedì calendario

C’E’ LA CRISI? E I BANCHIERI SPARISCONO DAL MEETING

Corrado Passera ci sarà, oggi alle 19, per parlare di politica ed economia: l’ex ministro e numero uno di In­tesa è alla settima presenza al Meeting di Rimini dal 2005 e nemmeno questa volta si è tira­to indietro. Ma con lui sono pro­prio pochini in questo 2013 gli esponenti di punta dell’econo­mia e della finanza previsti alla kermesse di Cl. Passera stesso ci va da «manager e politico italia­no», come si legge sul program­ma.
In questi giorni si sono visti il presidente del­l’Eni Giusep­pe Recchi, il ca­po delle Fs Mauro Moret­ti, il presiden­te di Autostra­de Fabio Cer­chiai. Pochi al­tri. Un solo banchiere: Fla­vio Valeri, di Deutsche Bank, oltre al direttore gene­rale di Bankita­lia, Salvatore Rossi. Ma in passato era un’altra sto­ria. Questa ul­tima settima­na di agosto, al­meno da una dozzina d’an­ni, costringeva a tornare dalle va­canze perché a Rimini si scrive­va un pezzo dell’agenda autun­nale non solo politica, ma anche economica del Paese. Il Mee­ting era occasione per confron­tare idee tra soggetti solitamen­te non facili da mettere sullo stes­so palco. E i personaggi, tali per fama e carisma, non mancava­no. Per dire, è rimasto nella me­moria dei cronisti economici un pomeriggio agostano del 2003, quando raggiunsero Rimini per parlare di Chi dà il credito alla piccola impresa lo stesso Passe­ra, allora ad di Banca Intesa, con il capo di Unicredit Alessandro Profumo, quello del San Paolo Alfonso Iozzo e il presidente del­la Pop Milano Roberto Mazzot­ta. Il convegno si replicò anche l’anno dopo. Erano i banchieri della metà del decennio scorso, demiurghi del nostro benessere attraverso l’esercizio molto mi­sterioso di un potere enorme: tutto finito in cenere con la crisi iniziata nel 2008, l’ultimo anno di Profumo al meeting ciellino.
Quattro le presenze di Gianni Bazoli, fin dall’87. Una sola per Cesare Geronzi. Il primo, da cat­tolico dossettiano, giocava fuori casa e per questo faceva più noti­zia. Il secondo è sbarcato solo nel 2010, nel suo movimentato anno di presidenza delle Gene­rali, per discutere con Emma Marcegaglia su L’Italia e la crisi . D’altra parte non c’è stato un presidente di Confindustria, al­meno dal 2000, che non sia pas­sato da Cl: D’Amato nel 2003, Montezemolo nel 2006. Mentre l’attuale Giorgio Squinzi non si è ancora visto. A Rimini si andava perché da­va una visibilità speciale, avvol­ta dal cerchio magico delle rela­zioni con Comunione e Libera­zione, la Compagnia delle Ope­re, il mondo cattolico conserva­tore e la sua politica di riferimento. Un grande palcoscenico di contrasti per arrivare a sdogana­re di tutto: dai comunisti, ai ban­chieri, fino ai banchieri comuni­sti. Giuseppe Mussari, ex presidente del Mps oggi in attesa di giudizio frequenta il Meeting dal 2003; duetta con il presiden­te Cariplo Giuseppe Guzzetti nel 2005; con un uomo del mon­do delle coop, il presidente Uni­pol Pierluigi Stefanini, nel 2009; e torna come fresco presidente dell’Abi nel 2010.
Bersani e Colaninno, nel ’99, vengono a celebrare il nuovo ca­pitalismo della razza padana, fresca della conquista di Tele­com. Finita poi male. Colanin­no è tornato poi al Meeting fino al 2006, portandosi successiva­mente in dote la Vespa. Sergio Marchionne ci è venuto in Fiat nel 2010. Quando era ancora so­cialdemocratico.
In realtà a Rimini qualcuno an­dava anche per autocelebrarsi e per legittimare la propria posi­zione di potere. La relazione con quel mondo, con quello che rappresentava, era il motivo principale del presenzialismo della grande economia. Più di quanto si dicesse e si predicas­se. O forse ci sbagliamo. Ma sta di fatto che oggi non viene quasi più nessuno a metterci la faccia. E dire che quel convegno sul cre­dito alle piccole imprese del 2003 sarebbe attuale più che mai. Così come servirebbero ec­come i «capitani coraggiosi». In­vece non ce ne sono più. O, for­se, non ci sono mai stati.