Gianfranco Morra, ItaliaOggi 22/8/2013, 22 agosto 2013
COSI’ GRILLO COPIA DAL COMICO FRANCESE COLUCHE
Sempre intelligente e spiritoso, anche se un po’ noir, il surrealismo di Beppe Grillo. Lo ha mostrato facendosi ghost writer di Berlusconi. Una lettera scritta col «culo». Come sempre. Quella parola, infatti, come hanno calcolato i semiologi, è la più usata dal comico ligure. Tanto che non è più dissacratoria, ma convincente, in quanto espressione di uso comune. A essa la mimica di Grillo attribuisce forte persuasività. Questo abuso della parola è una preziosa eredità assunta dal suo compianto maestro e predecessore: François Coluche.
Quando, in giro per Parigi, passiamo per il periferico «13me arrondissement» (quello dei Gobelins!), vi troviamo una piazza dedicata a questo attore. In Francia la sua memoria è ancora forte. Non solo per l’abilità istrionica di comico irriverente e sprezzante, ma anche per una iniziativa filantropica di straordinaria efficacia: i Ristoranti del cuore («Restos du coeur»), catena ancora attiva e non solo francese di aiuto agli sbandati senza tetto (circa 80 milioni di pasti annui, a 50 centesimi). Quella titolazione è pienamente meritata. Anche se, prima della tragica morte per incidente in moto (nel 1986 a 41 anni), era divenuto un nemico pubblico per l’establishment politico del suo paese.
Nel 1980, periodo difficile per la Francia, minata da inflazione e disoccupazione, Coluche aveva deciso di candidarsi alla presidenza della Repubblica. I sondaggi lo davano al 16 %. Per la prima volta un comico puntava così alto. Con l’appoggio di illustri intellettuali della gauche, come Bordieu e Touraine, Guattari e Deleuze. Ricevette non poche minacce e il suo regista, René Gorlin, fu assassinato (si seppe poi che non era stato per politica, ma per «affaire de femme»). Decise di ritirarsi per appoggiare Mitterand.
Questo maestro dell’antipolitica è stato largamente superato dal suo discepolo. Coluche e Grillo ebbero rapporti brevi ma intensi. Nel 1985 furono entrambi attori nel film di Dino Risi «Scemo di guerra» (tratto dai Diari di Mario Tobino sul conflitto libico). E appaiono in tutta evidenza le somiglianze dei due comici nel progetto politico e nella tecnica persuasiva. Anche se nei trent’anni tra il 1980 e il 2010 la rivoluzione elettronica della comunicazione ha cambiato molte cose.
Ciò che soprattutto unisce François e Beppe è il «culo». L’italiano ha lanciato la «catch phrase» «Vaffanculo», con cui molti della sinistra hanno sostituito lo slogan: «Proletari di tutti i paesi, unitevi». La V, iniziale maiuscola del suddetto termine scatologico, è entrata nel logo del MoVimento Cinque Stelle. Ma la priorità dell’invenzione spetta a Coluche.
Figlio di italiani, i Colucci, emigrati in Francia da Casalvieri (Frosinone), François, nella sua lotta contro il potere dei partiti e in difesa del popolo francese, aveva coniato il suo slogan, nel quale era inevitabile il gioco di parole tra il suo cognome e il deretano: «Tous ensemble pour leur foutre au cul avec Coluche». Arrivò a deridere il tricolore francese, cambiando uno dei colori: «blu, bianco e merda».
«Prima di me la Francia era tagliata in due, dopo di me sarà tagliata in quattro», profetizzava Coluche. Non c’è riuscito. Grillo, invece, ce l’ha fatta. Non l’ha tagliata in quattro, ma in tre, proprio dopo un ventennio in cui sembrava che avesse vinto il due. Il suo successo è stato, insieme con quello di Berlusconi nel 1994, la più grande e inattesa novità della storia elettorale della Repubblica. Ma ora il movimento non può limitarsi a ripetere il V, deve assumere un ruolo positivo e propositivo. Soprattutto perché la possibile uscita del PdL dalla maggioranza richiede, se non si vuole andare a votare col porcellum, un governo di scopo e di limitata durata tra Pd e M5S. Per andare al voto solo dopo aver cambiato la legge elettorale.
È vero che i grillini sinora hanno avuto successo per la sfiducia e anche nausea dell’elettorato rispetto ai vecchi partiti. I quali sinora non hanno fatto molto per riottenerla. Ma ricevere nuovamente la valanga di voti di protesta da cittadini preoccupati per la sorte del paese non appare oggi facile come ieri. Il Movimento deve dunque istituzionalizzarsi, assumere responsabilità di governo mediante alleanze. Far capire all’elettorato che non è solo un movimento protestatario, ma anche una formazione in grado di gestire il potere.
Il Vaffa andrà continuato, come fa ogni giorno il blog di Grillo. Ma il M5S dovrà anche impegnarsi positivamente, perché la sua non rimanga una semplice politica del «culo». Anche perché Giorgio Napolitano è restio a sciogliere le camere. Prima la «festa» al porcellum, poi toccherà agli italiani decidere.