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 2013  agosto 22 Giovedì calendario

USA, DAL GRANDE FRATELLO DELLA NSA PASSA IL 75% DEL TRAFFICO INTERNET

Il grande fratello della National Security Agency ha una portata ben più vasta di quanto ammesso dal governo americano. La rivelazione proviene da fonti vicine all’amministrazione Usa, secondo cui il sistema di sorveglianza messo a punto dall’agenzia allo scopo di intercettare le attività delle intelligence di altri Paesi, è capace di coprire una quota pari al 75% del traffico Internet che si svolge all’interno degli Stati Uniti, compresa una grande quantità di comunicazioni che hanno luogo tra utenti americani e di altri Paesi.
In alcuni casi gli analisti della Nsa filtrano e catalogano gli scambi epistolari che avvengono attraverso le utenze digitali, in altri casi, invece, registrano le conversazioni che si svolgono per mezzo delle tecnologie Internet. Il sistema di sorveglianza portato avanti in collaborazione con le principali compagnie di telefoniche Usa, era stato inizialmente modulato per intercettare comunicazioni che partono o finiscono all’estero, o le cui utenze si trovano tutte al di fuori del territorio nazionale, ma che per qualche motivo transitano per gli Stati Uniti. Tuttavia gli stessi dirigenti hanno ammesso che, nonostante la Nsa abbia poteri limitati in termini di sorveglianza, l’accesso al sistema è tanto ampio da permettere che anche comunicazioni puramente interne siano incidentalmente intercettate e filtrate nella caccia a quelle straniere.
I programmi, i cui nomi in codice spaziano da Blarney a Fairview, passando per Oakstar, Lithium e Stormbrew, si basano sulla connivenza tra intelligence e i vertici delle compagnie di Tlc. Blarney, ad esempio, fu varato in collaborazione con At&t e si basa su un sistema di filtraggio che avviene in oltre una decina di punti nevralgici della rete Internet americana, in particolare in prossimità dei punti di accesso nel Paese dei cavi ottici e tradizionali sottomarini. Verizon, invece, ha dislocato le cellule di sorveglianza nelle principali aree metropolitane nazionali, anche se non è chiaro quale sia la reale quantità di informazioni che la società inoltra alla Nsa.
Si tratta di attività che vanno ad affiancarsi a quelle già descritte nella documentazione divulgata da Edward Snowden, l’ex analista dell’agenzia di intelligence protagonista dello scandalo «Datagate». Da quella fuga pilotata di informazioni sono emersi i primi dettagli sui programmi segreti di sorveglianza, come quello che prevedeva l’acquisto di tabulati telefonici dalle compagnie di Tlc americane, o l’altro conosciuto come «Prism», con cui venivano acquisiti dati sul traffico Internet.
La Nsa, da parte sua, continua a difendere senza riserva queste pratiche definendole «legali» e rispettose del diritto alla privacy dei cittadini americani. Il portavoce dell’agenzia, Vanee Vines, spiega al Wall Street Journal che sebbene le comunicazioni tra cittadini americani siano incidentalmente intercettate durante le «legittime attività di sorveglianza», al contempo vengono osservate da parte dell’agenzia procedure cosiddette di «minimizzazione», approvate dal dipartimento di Giustizia «che hanno l’obiettivo di garantire la privacy degli americani».

Un altro funzionario governativo spiega al quotidiano newyorkese che la Nsa non conduce attività di sorveglianza indiscriminata bensì di «alto livello». Questo sarebbe possibile grazie ad algoritmi sofisticati che vengono posti su flussi di comunicazioni che presentano «punti deboli» o «buchi», da quali è possibile filtrare una porzione limitatadi informazioni. Il punto è che dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, gli esperti dell’agenzia hanno allargato questi «buchi» per aumentare il flusso di informazioni da filtrare, in base all’ampliamento, da parte del governo americano, del controverso criterio di «ragionevole sorveglianza».